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Coppie gay, i nuovi diritti dei milanesi

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“La peggiore ingiustizia, lo insegnava anche don Lorenzo Milani, è trattare in maniera uguale situazioni differenti”. Così ‘Avvenire’ saluta la decisione della giunta Pisapia di assegnare anche alle coppie gay i fondi anticrisi, in tutto oltre 4 milioni di euro. Per accedere agli assegni messi a disposizione da Palazzo Marino bisogna: avere un Isee inferiore a 25 mila euro, avere meno di 40 anni, essere sposati o, appunto, “coabitanti nello stato di famiglia per sussistenza di vincolo affettivo al primo gennaio 2012”. Apriti cielo.

Perfino Cgil e Pd hanno avuto da ridire: il sindacato per non essere stato coinvolto nella decisione su come spartire i fondi, il Partito democratico perché alcuni suoi esponenti han giudicato la decisione inopportuna (“una fuga in avanti”). Tutto nella settimana in cui si ritorna a parlare del libretto di Altan, la favola del piccolo uovo per cui si sono addirittura evocati i roghi di piazza. Vabbè, la sparata è di Forza Nuova, gruppuscolo che si attacca ormai a qualunque cosa pur di far parlare di sé. Meglio sarebbe consegnarlo al meritato oblio.

Piccolo Uovo – proprio un ovetto nel senso di un gamete femminile – incontra nel fumetto diverse famiglie: quella etero dei conigli, quella gay dei pinguini, un ippopotamo single con figlio, una mista con un cane nero e una cagnolina bianca. Una favola sulla diversità di cui si discuterà il 9 febbraio in consiglio comunale perché la giunta vorrebbe distribuirlo – oibò – negli asili.

A proposito di asili, questa settimana la giunta di Milano ha preso un’altra decisione che ha fatto rumore: gli istituti comunali saranno aperti anche ai figli di immigrati senza permesso di soggiorno. O meglio, a tutti quelli che “sono presenti abitualmente nel Comune di Milano e privi di una residenza anagrafica”. La dicitura in realtà era già presente nella delibera della precedente giunta: decisione della signora Moratti? Non proprio. Era intervenuto il Tribunale, statuendo che è necessario accogliere anche i figli di clandestini. Il Comune di Milano era stato anche condannato a una multa per aver discriminato un bimbo: “il diritto all’educazione, di cui il minore è titolare, rientra nei diritti fondamentali della Costituzione”. Insorge la Lega (che noia): “La clandestinità è un reato” – tuona Matteo Salvini. “E non è giusto agevolare chi vive in una situazione di reato. I bambini non si toccano, è il principio che contestiamo”. I bambini non si toccano? Basta guardare la squallida vicenda di Adro per capire quanto valga quest’affermazione.

Bene ha fatto Pisapia a rivendicare, con orgoglio, la distanza dal Carroccio. “Noi aiutiamo tutti quelli che sono in stato di necessità, che si tratti di senzatetto o di asili”, ha dichiarato il sindaco. I diritti sono un valore. Però non è sufficiente che restino slogan da comizio elettorale. Le cose non basta saperle: a volte bisogna vederle, bisogna vedere che qualcuno le mette in atto. E’ il valore dell’esempio. Qualcuno pensa che queste dimostrazioni di civiltà non siano necessarie: finché qualcuno metterà in circolazione il veleno della discriminazione, ci sarà bisogno di antidoti. Del resto siamo un paese dove si è arrivati – com’è accaduto ad Adro – a togliere il pane di bocca ai bambini. Gli animali con i loro cuccioli sono meno bestiali.

Il Fatto Quotidiano, 5 gennaio 2012

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