Saranno pure d’accordo a cambiare la legge elettorale, ma sul come e con quale sistema brancolano nel buio. Così, l’entusiastica condivisione d’intenti, annunciata in mattinata addirittura con un comunicato congiunto Pd-Pdl, è durata poche ore. E’ bastato che Ignazio La Russa comunicasse l’intesa raggiunta con la Lega di “correggere i limiti individuati del Porcellum” a scatenare la presa di distanza del Partito Democratico, che una legge la vuole nuova. E manca ancora l’incontro con il Terzo Polo e Pierferdinando Casini, fermamente contrario a ciò che il Pdl ritiene invece indispensabile: il bipolarismo. In serata di certo rimane solamente un dato: la volontà di tornare a un sistema che permetta ai cittadini la scelta diretta dei loro rappresentanti. Insomma, è tutto fuorché risolto. “Ognuno parla in libertà”, dice Roberto Calderoli. Che dopo il monito si spinge a porre come condizione “la riduzione del numero dei parlamentari prima di mettere mano alla riforma elettorale”. Mentre il Pd si affida al tecnico Gianclaudio Bressa, capogruppo in commissione affari Costituzionali, per indicare chiaramente la posizione del partito: “Quando noi diciamo di esserecontrari alle preferenze intendiamo dire che preferiamo i collegi uninominali, non che non vogliamo garantire ai cittadini il diritto di scegliersi i propri rappresentanti”. Precisazione necessaria, nella convulsa giornata scandita da una scarica infinita di dichiarazioni. Ma certo ora si apre anche un fronte interno al partito di Pierluigi Bersani, perché Luciano Violante si è detto contrario al ritorno delle preferenze. Eppure al mattino erano tutti d’accordo.
”Per quanto attiene alla legge elettorale si è convenuto sulla necessità di cambiare l’attuale sistema restituendo ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti”, recitava il comunicato diffuso al termine dell’incontro tra la delegazione del Pdl e quella del Pd sulla riforma della legge elettorale. Quest’ultima, secondo quanto scritto nella nota, ”dovrà evitare la frantumazione della rappresentanza parlamentare e mantenere un impianto tendenziale bipolare”. Il Pd e il Pdl, quindi, sono d’accordo: “Le delegazioni hanno innanzitutto convenuto sulla necessità di utilizzare quest’ultima parte della legislatura – si legge nella nota – per procedere rapidamente a riforme idonee a dare credibilità e forza al sistema politico e istituzionale”.
Insomma: evitare la frantumazione della rappresentanza parlamentare e mantenere un impianto tendenzialmente bipolare. Sono questi i punti fissi attorno ai quali costruire una nuova legge elettorale. A metà giornata. Nella riunione, durata un’ora e mezza, si sono affrontati i temi della riforma istituzionale e della riforma elettorale ribadendo la necessità di collegare i due aspetti e di operare affinché entrambe le riforme possano ottenere il più ampio consenso parlamentare. Affrontata anche la possibilità di avviare il superamento del bicameralismo perfetto, di ridurre il numero dei parlamentari, di rafforzare la stabilità di governo e il ruolo dell’esecutivo in coerenza con i principi del sistema parlamentare.
Per quanto attiene alla legge elettorale, si è convenuto sulla necessità di cambiare l’attuale sistema elettorale restituendo ai cittadini il diritto di eleggere i propri rappresentanti. Si è convenuto, inoltre, sull’opportunità di procedere rapidamente e concordemente tra camera e Senato alla riforma dei regolamenti parlamentari, favorendo soprattutto la celerità e la trasparenza del procedimento legislativo. All’incontro, che si è tenuto negli uffici del Pd, hanno partecipato Luciano Violante, Luigi Zanda e Gianclaudio Bressa per i democratici; Ignazio La Russa, Donato Bruno e Gaetano Quagliariello per il Pdl.
Secondo quest’ultimo, c’è “la necessità innanzitutto di ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i loro rappresentanti. Su questa necessità – ha garantito Quagliariello – sono d’accordo con noi sia il Pd che la Lega. Alla fine di questo percorso di incontri bisogna fare in fretta per arrivare a delle soluzioni”. Soluzioni che certamente non passano da incontri di questo tipo, almeno a sentire Antonio Di Pietro. “Riteniamo pericolosi e oscuri per la democrazia questi incontri da sottoscala fatti non alla luce del sole” ha detto il leader dell’Idv per annunciare che non parteciperà alle consultazioni promosse dal Pdl sulla riforma elettorale, mentre invece una delegazione dell’Idv incontrerà il Pd.
E mentre la polemica divampa, sono emersi altri particolari sull’incontro di oggi. Il Pd, ad esempio, ha chiesto al Pdl che l’iter delle due riforme sia diviso tra Camera e Senato. Il Pdl non ha posto veti, purché “ci sia un’intesa non marginale sulle riforme costituzionali, altrimenti poiché i tempi per fare queste riforme sono più lunghi, sarebbe una presa in giro”. Neanche il tempo di uscire dall’incontro ed ecco i primi distinguo, che lasciano presagire come l’accordo tra Pd e Pdl sia tutto in definire e non solido come riferito dalla nota comune. “Siamo assolutamente contrari al ritorno delle preferenze che aumentano i costi della politica, premiano chi ha clientele e non sempre il merito” ha detto Luciano Violante, il quale ha precisato che “con il Pdl abbiamo un accordo di fondo su una legge che riduca la frammentazione parlamentare. Abbiamo parlato anche di riforme costituzionali, in particolare della riduzione del numero dei parlamentari e del superamento del bicameralismo paritario”. Violante poi ha risposto a Di Pietro, che ha accusato Pd e Pdl di fare incontri “poco chiari” e da “sottoscala”. “Non c’è nessun ‘sottoscala’, si tratta di incontri normalissimi” ha detto l’esponente del Pd, secondo cui “è dovere nostro ascoltare tutte le forze politiche, così come stiamo facendo, senza particolare chiasso e con la riservatezza che dovrebbe accompagnare questo tipo di incontri”.
Il padre del Porcellum, Roberto Calderoli, ha espresso invece la posizione della Lega, che non vuole spostare l’attenzione dal tema della diminuzione del numero dei parlamentari. “Si sentono troppe chiacchiere in libertà sulla legge elettorale, per cui è bene fare chiarezza – ha detto l’ex ministro – La Lega è categorica in proposito nel ribadire che prima si riduce il numero dei parlamentari e poi si affronta la materia elettorale. Non vorrei dover pensare che il dibattito sulla legge elettorale serva soltanto ad evitare la riduzione del numero dei parlamentari”. A Calderoli ha risposto indirettamente Ignazio La Russa, che rimanda al mittente le accuse dell’esponente del Carroccio. “Non c’è nulla di discusso sinora che possa far temere qualcosa di negativo alla Lega e al Terzo Polo. Quello che stiamo facendo con queste riunioni – ha detto l’ex ministro della Difesa – non è un’ammuina, ma il tentativo del Pdl, che è il primo partito di maggioranza relativa, di accelerare al massimo le cose sulla strada delle riforme. Né vogliamo essere quelli che danno le carte”.