Villa Tritone a Sorrento

E’ una ragazza russa, per la precisione moscovita, di appena 22 anni. Si chiama Kamilla Dzhanashiya e ha pronti sull’unghia 35 milioni di euro per acquistare dall’armatore 75enne Mariano Pane la bellissima Villa Tritone, l’immobile più prestigioso di Sorrento, un villone di grande fascino che sormonta Marina Grande e sembra dominare dall’alto il Golfo di Napoli. Due piani seminterrati e due piani verso l’alto con terrazzo di copertura e vista da brividi. A cui vanno aggiunti il villino dependance, il locale deposito, il giardino con vasche ornamentali, due discese private a mare, diverse grotte nelle rocce di tufo, il tutto sparpagliato tra 12.000 metri quadrati di proprietà, con annessi resti di villa romana e una collezione di materiali archeologici con 145 reperti “dettagliatamente descritti nell’elenco allegato al decreto emesso dal Ministero per i beni e le attività culturali”, che li ha dichiarati di “eccezionale interesse storico e archeologico”.

L’atto di compravendita è pronto ed è stato redatto da un notaio di Roma. La compratrice russa è stata assistita da un avvocato di Firenze. Manca solo il completamento di una procedura, che richiederà qualche mese: la comunicazione a ministero, Regione, Provincia e Comune che in teoria, essendo il bene vincolato dalla Soprintendenza, potrebbero esercitare il diritto di prelazione. Difficile che ciò avvenga: quale ente pubblico è in grado di accollarsi a cuor leggero in questo periodo una simile spesa? E così i figli della Grande Madre Russia, dopo aver conquistato Forte dei Marmi, stanno per espugnare anche la costiera sorrentina. E stanno per impossessarsi di un bene che è un pezzo di carne e di storia di Sorrento.

Il mito racconta che Villa Tritone ebbe visitatori illustri come Ovidio, la storia certifica che questa fu il luogo dei pellegrinaggi di Torquato Tasso, divenne nel 1888 proprietà del barone calabrese Labonia che la ribattezzò “Aux Roches griges” in omaggio al ceruleo costone di tufo che la sosteneva, poi in piena Belle Epoque fu acquistata dallo stravagante magnate editore inglese William Waldorf Astor, e dal 1943 al 1945 fu la dimora di Benedetto Croce, che ricordò quegli anni di guerra nel diario “Quando l’Italia era tagliata in due”.

Negli anni ’70 Villa Tritone divenne la residenza di Rita e Mariano Pane, famiglia di ricchissimi armatori sorrentini titolari della Globeco spa, specializzati in flotte di ‘spazzamare’, le imbarcazioni attrezzate per la pulizia e il monitoraggio delle acque. I Pane vi hanno animato feste e ricevimenti ai quali partecipava il jet set e alcuni tra i politici più potenti del periodo. Begli anni. Ormai conclusi. Ora i Pane vendono. I russi acquistano. Sorrento e la classe dirigente locale sta a guardare.

La famiglia Russo, possidenti sorrentini del settore alberghiero, in questi anni ha preferito investire in costiera amalfitana, acquistando l’isolotto dei Galli, un tempo di Rudolph Nureyev, e Villa Zeffirelli a Positano, trasformata in un resort extralusso per divi hollywoodiani. Un altro sorrentino eccellente, Gianluigi Aponte, armatore delle navi da crociera Msc, ha da tempo spostato il centro dei suoi interessi altrove. L’ultima speranza è il Comune di Sorrento. La compravendita di Villa Tritone verrà discussa tra il 10 e l’11 febbraio nel consiglio comunale. Che in teoria, ma solo in teoria, potrebbe decidere di subentrare nell’acquisto. Purché sia in grado di spiegare come e dove reperire 35 milioni di euro. Anzi, 35 milioni e 320mila euro, per la precisione. Di cui 2 milioni per le ‘collezioni’ archeologiche, 21.320.000 per il complesso principale, 9 milioni per il parco, 2 milioni per la dependance e il deposito e l’ultimo milione di euro per la porzione di parco non vincolata. Cifre da brivido. Che però una russa di 22 anni può permettersi.

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