Mario Monti, fresco uomo di copertina del Time, è a prima vista il pacioso vecchietto della porta accanto. Eppure è da questo pacioso vecchietto, fresco di tourpromozionale americano, che dipendono i destini dell’Eurozona tutta. Da lui e da un rilassamento della sempre tesissima politica dell’inflessibilità tedesca, opinano anche al Sole24Ore sulla scia di questo misurato articolo di Zeit.
Una simile politica di “rigore, rigore e ancora rigore con l’accetta” potrebbe “prima o poi provocare una violenta reazione di rigetto.” Non c’è dubbio. “I morti non pagano i debiti,” ha ricordato tempo addietro la presidentessa di una nazione dieci anni fa in ginocchio, l’Argentina. “Per onorarli è necessario prima crescere.”
E’ bene tuttavia che Monti si mostri più tedesco in patria di quanto non dia l’impressione di essere in Europa, maneggiando con più perizia la teutonica ascia da battaglia contro evasori, delinquenti e corrotti. Il compito di Monti, in Italia, è quello di riallacciare lo sfilacciato tessuto sociale e unire la popolazione in un’unica grande Teutoburgo contro i veri nemici della crescita.
Errori di strategia (anche comunicativa) come le crociate contro articolo 18 e bamboccioni non fanno altro che vanificare ’azione di governo nella coscienza collettiva, vilificandone la portata. Non serve disotterrare l’ascia contro il mammone 30enne senza lavoro nè pensione: lui la faccia schiacciata sul cippo ce l’ha già da un pezzo, e di certo non si mette a leggere Time Magazine per tirarsi su di morale. E’ troppo impegnato a non pensare alla scure gelida che preme sul suo volto mentre suda freddo.
Tedeschi, rilassatevi!
L’Italia del dopo Berlusconi ne ha abbastanza delle ramanzine di Berlino.
Testata: Die Zeit
Data di pubblicazione: 22 gennaio 2012
Articolo originale di: Birgit Schönau
Traduzione di Claudia Marruccelli e Pamir per italiadallestero.info
Lunedì pomeriggio, aeroporto Leonardo da Vinci a Roma. Al cancello d’imbarco la coda al check-in si allunga sempre più. Due tedeschi perdono la pazienza e iniziano ad inveire. Uno dei due urla in un italiano storpiato: “Solo in Italia c’è questo casino!”. Allora un italiano si gira verso il brontolone e visibilmente irritato gli dice: “Germans never change”, “I tedeschi non cambiano mai” scandendo in inglese ogni singola parola, “Voi credete di saper sempre tutto, ci guardate sempre dall’alto in basso”. I due tedeschi ammutoliscono imbarazzati e l’italiano allora li lascia perdere. Entrambi viaggiano verso destinazioni diverse quindi nessuno di loro può sentire il capitano dell’aereo della Lufthansa diretto a Düsseldorf che al microfono, per salutare i passeggeri, dice: “Tra mezz’ora dovremmo decollare. Ma con gli italiani non si sa mai”.
L’episodio risale al periodo in cui il governo Berlusconi era in agonia. Allora l’Europa rideva dell’Italia e la Germania forse rideva un po’ di più. La terza potenza economica d’Europa era nota soprattutto per i retroscena del Bunga Bunga, certo non senza colpe, e quindi da molto tempo non veniva più presa sul serio. Un paese da barzelletta. Una volta la Merkel e Nicolas Sarkozy hanno addirittura preso in giro in pubblico il loro partner europeo. A fine ottobre, in occasione di una conferenza stampa nell’ambito di un vertice europeo a Bruxelles, fu chiesto ai due cosa pensassero del programma di riforme di Berlusconi. Il francese e la tedesca offrirono ai giornalisti una scenetta da cabaret assolutamente spontanea. Si sono scambiati sguardi eloquenti, hanno fatto delle smorfie e sorriso ironicamente. Ciò che a Bruxelles è stato interpretato come un intermezzo goliardico in Italia è stato considerato come un’offesa alla nazione, come “un oltraggio e un’ingiustificata umiliazione”, secondo quanto dichiarato dall’ex presidente del Consiglio Romano Prodi.
La cancelliera non ha mai criticato apertamente Berlusconi, ma ha continuato a ignorare lui e l’Italia. I rapporti bilaterali tra le due nazioni sono stati gelidi esattamente come i rapporti personali tra la figlia del pastore evangelico della Germania orientale e il triviale battutaro lombardo. Quindi, per tutti gli italiani governati da Berlusconi, i tedeschi sono la personificazone di quelle virtù che indubbiamente mancano alla casta politica romana: senso dello Stato e del bene comune, riservatezza, integrità morale.
Ora da due mesi l’Italia è governata da un uomo che, oltre a queste caratteristiche, possiede anche anche altre qualità che alla Merkel mancano. Una certa elasticità, per esempio, profonde conoscenze specifiche in campo economico e la determinatezza decisionale che ne deriva. Gli italiani trovano divertente che i media tedeschi classifichino Mario Monti e il nuovo capo della Bce Mario Draghi come “italiani di Prussia”: le virtù prussiane come la disciplina e la forza di carattere erano decantate già al tempo dei romani 1.700 anni fa. Monti si era appena insediato a Palazzo Chigi, che l’immagine da leader irreprensibile di Angela Merkel cominciava a sgretolarsi. Da faro nella nebbia si trasforma in una maestrina che bacchetta sulle dita i disubbidienti della classe e non si accorge per nulla che qualche volta proprio loro hanno le idee migliori.
Quando Berlusconi con sollievo di tutti si è dimesso, a Roma si è indicata immediatamente la Germania come principale problema per l’Europa. In Germania si fa politica “con il barometro dei voti” ha dichiarato Giovanni Moro, figlio di Aldo Moro, lo statista democristiano assassinato [nel 1978]. “La Germania della Merkel compromette con il suo rigido dogmatismo non solo l’euro, ma l’intera Unione Europea” scrive una giornalista vicina a Monti. “L’immagine della Germania come nazione leader è compromessa: Berlino comanda ma non dirige”.
A Roma si diffonde la sensazione che in Italia si sia capaci di fare altro, in Germania no. Sin dalle sue prime interviste pubblicate sui giornali stranieri, Mario Monti si è dichiarato entusiasta della Scandinavia. I meriti dei paesi nordici sarebbero stati presi troppo poco in considerazione finora. “Inoltre osserviamo che laggiù ci sono un sistema sociale che funziona e un mercato di gran lunga più forte e competitivo dell’eurozona”. L’Europa non deve necessariamente guarire alla maniera tedesca, questo era il messaggio che si voleva trasmettere. Ci sono anche altri modelli.
Con Monti l’Italia ha riacquistato sicurezza. Nel giro di pochissimo tempo sono stati varati riforme e un pacchetto di misure di austerità decisivi, tagliati i privilegi e perseguiti gli evasori fiscali. Sembra che il berlusconismo sia lontano anni luce. Il programma di austerità è in pieno svolgimento. Per i protestanti del nord, che come è noto devono portarsi dietro i propri peccati fino al giudizio universale, tutto questo è troppo veloce. Ma l’Italia è già oltre. E mentre si poteva ignorare senza problemi il pagliaccio Berlusconi, Monti si sta dimostrando una persona seria e un critico da non sottovalutare.
La settimana scorsa, in occasione del suo primo incontro ufficiale con la Merkel a Berlino, Monti ha fatto qualcosa che Berlusconi non avrebbe mai osato fare: ha fatto delle precise richieste alla collega tedesca. Ha chiesto che la Germania e la Francia non si comportino più in maniera “troppo autoritaria”. Ha ricordato a entrambi i potenti partner i loro errori nella politica europea e ha avvisato la Merkel di un possibile malcontento ostile ai tedeschi in Italia, nel caso in cui Berlino non riconosca gli sforzi del suo governo. In Italia la Germania è vista come “leader dell’intolleranza interna all’Ue”, ha spiegato Monti, aggiungendo abilmente che lui lavora per un’ Italia che dovrebbe assomigliare alla Germania, poichè “io ho una sensibilità molto tedesca”. Le lodi della Merkel per la politica di riforme di Mario Monti sono state accolte con sollievo a Roma, anche se con un po’ di fastidio per il fatto che queste lodi arrivano sempre guardando dall’alto in basso. In questa settimana perciò Monti è stato un po’ più chiaro: “La cultura della stabilità portata avanti dalla Germania è degna di stima” ha detto al Financial Times, “ma quanto più i paesi indebitati dimostrano di aver compreso la legge della disciplina, tanto più i tedeschi dovrebbero rilassarsi.”
I tedeschi hanno dovuto mandar giù l’amichevole lavata di capo degli italiani. Viceversa questa consuetudine era già nota da tempo. Il nazionalismo tedesco a differenza di quello italiano è ben consolidato. La vittoria dell’ esercito germanico sulle legioni romane nella foresta di Teutoburgo è un episodio fondamentale per la propaganda del patriottismo storicizzante tedesco del 19° secolo; in seguito i nazisti elessero Arminio, condottiero della tribù dei Germani Cherusci, cresciuto in realtà con un’educazione romana, a eroe simbolo della nazione tedesca. Per molto tempo essere tedesco voleva dire soprattutto non essere italiano. Come Martin Lutero fuggì da Roma peccatrice, così secoli dopo gli apostoli moralizzatori dei media tedeschi abbandonarono Berlusconia.
Invece lo stile di vita italiano è stato imitato diligentemente dai tedeschi. Pasta, aceto balsamico e olio d’oliva sono molto apprezzati sia a nord che a sud delle Alpi e in Germania si vendono più macchine per il caffè espresso di quante non se ne vendano in Italia. A volte sembra che i tedeschi siano più italiani degli italiani. Cosa succederà ora che d’improvviso gli italiani vogliono diventare più tedeschi dei tedeschi? Entrambe le cose non possono che giovare all’Europa.