Intitolare una via di Firenze a Bettino Craxi. Era questa la proposta, a firma del capogruppo del Pdl Marco Stella, sulla quale avrebbe dovuto pronunciarsi Palazzo Vecchio.Una questione delicata, che ha già sollevato critiche e spaccature nelle stanze della politica fiorentina. E le voci contrarie si sono fatte sentire anche fuori dall’aula del Consiglio comunale, con l’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili pronta a dare battaglia. Perché sono anni che la presidente Giovanna Maggiani Chelli chiede, sempre senza risultati, l’intitolazione di una strada al magistrato fiorentino Gabriele Chelazzi che a lungo indagò sui mandanti esterni delle stragi di mafia. Il sostituto procuratore, fianco a fianco con Pier Luigi Vigna, ha portato avanti le inchieste e i processi per l’autobomba di via dei Georgofili. Lo ricorda la presidente Maggiani Chelli: “Chelazzi ha lasciato a tutti noi materiale importantissimo per affidare ai posteri l’arresto dei concorrenti in strage per i massacri del 1993”. E lo ha ribadito il procuratore capo Quattrocchi, pochi minuti dopo la sentenza sulle stragi che ha visto condannare i maggiori nomi di Cosa Nostra, ammettendo che “la Procura di Firenze non smette di indagare sull’accaduto”.

La decisione di Palazzo Vecchio, però, non sarà più necessaria perché il punto fissato all’ordine del giorno è stato ritirato e slitterà a una nuova seduta. La proposta, inevitabilmente, ha fatto discutere. Perfino nel centrodestra, con gli ex An decisi a uscire in blocco dall’aula o addirittura a votare contro. “Non si è mai voluto prendere in considerazione il nostro suggerimento (di intitolare una strada a Chelazzi, ndr) e crediamo che sia dovuto al fatto che i fiorentini non hanno ancora capito l’importanza del magistrato non solo per la città ma per l’Italia intera” spiega Giovanna Maggiani Chelli. “Intitolare a Firenze una strada a Bettino Craxi – continua – supera per noi ogni immaginazione”. Per questo “auspichiamo che voto segreto o no, in consiglio comunale prevalga il senso di verità per le tragedie di questo Paese che così fortemente hanno travolto anche le nostre famiglie”.

La sinistra, per una volta, è sembrata unita nel non voler accogliere la “provocazione”.  Nella rosa dei nomi da valutare Chelazzi ancora una volta non c’è. Il suo nome non ha mai varcato la soglia del Palazzo. Ma ci sono il padre di Valdo Spini, Giorgio Spini, e Oriana Fallaci. Anche per questo il consigliere Spini si chiama fuori: “C’è anche mio padre nella rosa, forse è più corretto se non partecipo” ha detto ai giornalisti che gli hanno chiesto quali fossero le sue intenzioni. Chi invece dovrà dire la sua e non può esimersi dal farlo è Matteo Renzi. Trattandosi di toponomastica spetta a lui, infatti, l’ultima parola sulla questione.

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