Ha detto di avere sparato per legittima difesa. Ma qualcosa non torna nella versione di Alessandro Amigoni, il vigile di Milano che ieri ha ucciso un uomo cileno di 28 anni al termine di un inseguimento (leggi la cronaca di ieri). Così, dopo un lungo interrogatorio in procura durato fino a tarda ora la scorsa notte, il pm Roberto Pellicano ha deciso di indagarlo per omicidio volontario. Intanto emergono nuovi particolari sulla dinamica dei fatti: la pattuglia della polizia locale che ha intercettato la Seat Cordoba blu in contromano era composta da quattro agenti in borghese e non due, come ricostruito all’inizio.
Sulla modifica dell’iniziale ipotesi di reato di “eccesso colposo di legittima difesa” avrebbero pesato anche le testimonianze dei tre colleghi di Amigoni, sentiti in serata in questura. Nel primo pomeriggio di ieri l’auto d’istituto dei vigili stava intervenendo dopo la segnalazione di una rissa in via Orbetello, quando ha incrociato la Seat. E’ iniziato l’inseguimento, fino all’ingresso del parco Lambro. La vettura della polizia locale ha tamponato l’auto in fuga e a quel punto le due persone a bordo della Cordoba sono scappate a piedi. Gli agenti sono andati loro dietro di corsa. Poi Amigoni ha estratto la pistola di ordinanza e ha fatto fuoco, colpendo a morte Marcelo Valentino Gomez Cortes.
Gomez era disarmato, ma secondo Amigoni il suo complice ha estratto un’arma e gliel’ha puntata contro. Versione che ora gli inquirenti stanno verificando. Le indagini sono state affidate alla squadra mobile, che è alla ricerca di testimoni e sta valutando le immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona. Particolari importanti verranno forniti dall’autopsia, che forse verrà eseguita domani: sul torace di Gomez sono stati trovati due fori, ma non è chiaro quale sia quello di uscita del proiettile e quale quello di entrata. Come non è chiaro se il ragazzo cileno fosse di spalle quando è stato colpito. Gomez è deceduto dopo il trasporto all’ospedale San Raffaele. Con qualche precedente per reati contro il patrimonio, era finito in carcere almeno una volta. Già destinatario di un decreto di espulsione e senza un lavoro fisso, lascia una compagna e due figli di 5 e 7 anni, che non vivevano con lui.
Ieri il comandante dei vigili Tullio Mastrangelo ha detto che Amigoni aveva mirato all’uomo armato e a quel punto Gomez “si è inserito nella traiettoria del proiettile”. Il complice al momento non è stato rintracciato e gli inquirenti cercano di capire se davvero avesse impugnato una pistola, visto che sul luogo dell’accaduto l’arma non è stata trovata, né ci sono segni di altri spari. Resta anche da chiarire perché i due siano fuggiti, visto che sulla Seat non è stato trovato nulla di compromettente. Mentre dai primi accertamenti pare che non ci sia alcun legame con la rissa per cui era intervenuta la polizia locale. Amigoni, 36 anni, ieri era a capo della pattuglia che al momento della segnalazione era impiegata in servizio anti abusivismo. Robusto e deciso, secondo chi lo conosce ha la passione per le armi e le squadre speciali della polizia.