La paura non sono le mareggiate né le operazioni di svuotamento dei serbatoi. Il problema è quello che si era già profilato nei primissimi giorni: la nave appoggia su due punti soltanto, non è completamente adagiata sul fondo, e questo potrebbe portare a un collasso. Che tradotto dal termine tecnico significa: pericolo che il relitto si spezzi.
Lo ha spiegato bene a ilfattoquotidiano.it Corrado Neri, titolare dell’azienda che, insieme all’olandese Smit, è incaricata di svuotare la Costa Concordia dal carburante. “È un problema con cui combattiamo sin dai primi momenti del naufragio. Lo sanno bene i soccorritori, la protezione civile, la capitaneria di porto. Il fondale sul quale la Concordia è adagiata non è un piano, forma una conca, dunque il peso è concentrato a metà dello scafo. Questo può far cedere la struttura in qualsiasi momento. Senza neppure troppo preavviso”.
Un particolare che oggi riporta anche Il Tirreno, sulle pagine del suo sito internet, senza citare la fonte delle indiscrezioni: “Ad aumentare i timori degli addetti ai lavori ci sono i risultati di un ulteriore sopralluogo sullo scafo compiuto da tecnici e scienziati nella giornata di sabato. La nave della Costa crociere, con le sue 140mila tonnellate di stazza – si legge nell’articolo – sarebbe ormai poggiata con il fianco su due soli spuntoni di roccia che la sostengono a poppa e a prua. E nello scoglio di granito che la vincola a poppa si sarebbe aperta una lunga crepa all’altezza della base”.
Anche il quotidiano toscano riporta testimonianze di tecnici: “Sono segnali inequivocabili di un collasso delle strutture”, commenta uno degli ingegneri navali al lavoro sull’isola, spiegando, sotto il vincolo dell’anonimato, che “le deformazioni dello scafo sono dovute non alle mareggiate e al maltempo, ma alle forze gravitazionali cui è sottoposta la nave in quella posizione innaturale”.
Sull’isola del Giglio, dove è tornato il beltempo, a un mese dal disastro le operazioni di svuotamento del carburante vanno avanti coi primi risultati concreti. Ieri si è concluso il lavoro sul primo dei sei serbatoi di prua, un contenitore da 130 metri cubi. I sei serbatoi contengono quasi il 70% del temuto carburante della nave. Altri due più grandi del primo vengono liberati in queste ore.
Intanto Greenpeace ha lanciato oggi un allarme su tutte le sostanze tossiche che potrebbero essersi già riversate in mare dopo il naufragio della crociera. Della cosa aveva parlato anche il commissario per l’emergenza Franco Gabrielli che le aveva anche elencate. Sulla nave c’erano 1.351 metri cubi di acque grigie e nere; 3.504 metri cubi di acqua di mare nelle casse zavorra; circa 41 metri cubi di oli lubrificanti; 10 bombole per un totale di 400 litri di ossigeno; 7 bombole per un totale di 280 litri di acetilene; 128 bombole per un totale di 5.120 litri di azoto; 104 bombole per un totale di 3.929 litri di anidride carbonica; 600 chili di grassi per apparati meccanici; 354 chili di smalti densi; 855 litri di smalto liquido; 293 litri di pittura; 50 litri di insetticida liquido e 1,8 chili di insetticida gel; 123 litri di induritore; 45 chili di mastice; 10 chili di impregnante; 1 tonnellata di ipoclorito di sodio; una stima di 2.040 metri cubi di fuel; una stima di 203 metri cubi di gasolio. Insomma, una bomba ecologica.
Cronaca
Costa Concordia, “ora il relitto rischia
il collasso in qualsiasi momento”
Secondo i tecnici, lo scafo della nave sarebbe adagiato solo su due speroni di roccia, a prua e poppa, e il peso dell'acqua sul fondo starebbe deformando la struttura al punto da rendere possibile un cedimento
Lo ha spiegato bene a ilfattoquotidiano.it Corrado Neri, titolare dell’azienda che, insieme all’olandese Smit, è incaricata di svuotare la Costa Concordia dal carburante. “È un problema con cui combattiamo sin dai primi momenti del naufragio. Lo sanno bene i soccorritori, la protezione civile, la capitaneria di porto. Il fondale sul quale la Concordia è adagiata non è un piano, forma una conca, dunque il peso è concentrato a metà dello scafo. Questo può far cedere la struttura in qualsiasi momento. Senza neppure troppo preavviso”.
Un particolare che oggi riporta anche Il Tirreno, sulle pagine del suo sito internet, senza citare la fonte delle indiscrezioni: “Ad aumentare i timori degli addetti ai lavori ci sono i risultati di un ulteriore sopralluogo sullo scafo compiuto da tecnici e scienziati nella giornata di sabato. La nave della Costa crociere, con le sue 140mila tonnellate di stazza – si legge nell’articolo – sarebbe ormai poggiata con il fianco su due soli spuntoni di roccia che la sostengono a poppa e a prua. E nello scoglio di granito che la vincola a poppa si sarebbe aperta una lunga crepa all’altezza della base”.
Anche il quotidiano toscano riporta testimonianze di tecnici: “Sono segnali inequivocabili di un collasso delle strutture”, commenta uno degli ingegneri navali al lavoro sull’isola, spiegando, sotto il vincolo dell’anonimato, che “le deformazioni dello scafo sono dovute non alle mareggiate e al maltempo, ma alle forze gravitazionali cui è sottoposta la nave in quella posizione innaturale”.
Sull’isola del Giglio, dove è tornato il beltempo, a un mese dal disastro le operazioni di svuotamento del carburante vanno avanti coi primi risultati concreti. Ieri si è concluso il lavoro sul primo dei sei serbatoi di prua, un contenitore da 130 metri cubi. I sei serbatoi contengono quasi il 70% del temuto carburante della nave. Altri due più grandi del primo vengono liberati in queste ore.
Intanto Greenpeace ha lanciato oggi un allarme su tutte le sostanze tossiche che potrebbero essersi già riversate in mare dopo il naufragio della crociera. Della cosa aveva parlato anche il commissario per l’emergenza Franco Gabrielli che le aveva anche elencate. Sulla nave c’erano 1.351 metri cubi di acque grigie e nere; 3.504 metri cubi di acqua di mare nelle casse zavorra; circa 41 metri cubi di oli lubrificanti; 10 bombole per un totale di 400 litri di ossigeno; 7 bombole per un totale di 280 litri di acetilene; 128 bombole per un totale di 5.120 litri di azoto; 104 bombole per un totale di 3.929 litri di anidride carbonica; 600 chili di grassi per apparati meccanici; 354 chili di smalti densi; 855 litri di smalto liquido; 293 litri di pittura; 50 litri di insetticida liquido e 1,8 chili di insetticida gel; 123 litri di induritore; 45 chili di mastice; 10 chili di impregnante; 1 tonnellata di ipoclorito di sodio; una stima di 2.040 metri cubi di fuel; una stima di 203 metri cubi di gasolio. Insomma, una bomba ecologica.
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Damasco, 15 mar. (Adnkronos) - L'esplosione avvenuta nella città costiera siriana di Latakia ha ucciso almeno otto persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale Sana, secondo cui, tra le vittime della detonazione di un ordigno inesploso, avvenuta in un negozio all'interno di un edificio di quattro piani, ci sono tre bambini e una donna. "Quattordici civili sono rimasti feriti, tra cui quattro bambini", ha aggiunto l'agenzia.
Sana'a, 15 mar. (Adnkronos) - Almeno nove civili sono stati uccisi e nove feriti negli attacchi statunitensi su Sanaa, nello Yemen. Lo ha dichiarato un portavoce del ministero della Salute guidato dagli Houthi su X.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Sono lieto di informarvi che il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale in Ucraina. Il generale Kellogg, un esperto militare molto stimato, tratterà direttamente con il presidente Zelensky e la leadership ucraina. Li conosce bene e hanno un ottimo rapporto di lavoro. Congratulazioni al generale Kellogg!". Lo ha annunciato su Truth il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - "Oggi ho ordinato all'esercito degli Stati Uniti di lanciare un'azione militare decisa e potente contro i terroristi Houthi nello Yemen. Hanno condotto una campagna implacabile di pirateria, violenza e terrorismo contro navi, aerei e droni americani e di altri paesi". Lo ha annunciato il presidente americano Donald Trump su Truth. Senza risparmiare una stoccata all'ex inquilino della Casa Bianca, il tycoon aggiunge nel suo post che "la risposta di Joe Biden è stata pateticamente debole, quindi gli Houthi sfrenati hanno continuato ad andare avanti".
"È passato più di un anno - prosegue Trump - da quando una nave commerciale battente bandiera statunitense ha navigato in sicurezza attraverso il Canale di Suez, il Mar Rosso o il Golfo di Aden. L'ultima nave da guerra americana ad attraversare il Mar Rosso, quattro mesi fa, è stata attaccata dagli Houthi più di una decina di volte. Finanziati dall'Iran, i criminali Houthi hanno lanciato missili contro gli aerei statunitensi e hanno preso di mira le nostre truppe e i nostri alleati. Questi assalti implacabili sono costati agli Stati Uniti e all'economia mondiale molti miliardi di dollari, mettendo allo stesso tempo a rischio vite innocenti".
"L'attacco degli Houthi alle navi americane non sarà tollerato - conclude Trump - Utilizzeremo una forza letale schiacciante finché non avremo raggiunto il nostro obiettivo. Gli Houthi hanno soffocato le spedizioni in una delle più importanti vie marittime del mondo, bloccando vaste fasce del commercio globale e attaccando il principio fondamentale della libertà di navigazione da cui dipendono il commercio e gli scambi internazionali. I nostri coraggiosi Warfighters stanno in questo momento portando avanti attacchi aerei contro le basi, i leader e le difese missilistiche dei terroristi per proteggere le risorse navali, aeree e di spedizione americane e per ripristinare la libertà di navigazione. Nessuna forza terroristica impedirà alle navi commerciali e navali americane di navigare liberamente sulle vie d'acqua del mondo".
Whasington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno affermato che gli attacchi aerei contro l'arsenale degli Houthi, gran parte del quale è sepolto in profondità nel sottosuolo, potrebbero durare diversi giorni, intensificandosi in portata e scala a seconda della reazione dei militanti. Lo scrive il New York Times. Le agenzie di intelligence statunitensi hanno lottato in passato per identificare e localizzare i sistemi d'arma degli Houthi, che i ribelli producono in fabbriche sotterranee e contrabbandano dall'Iran.
Washington, 15 mar. (Adnkronos) - Funzionari statunitensi hanno detto al New York Times che il bombardamento su larga scala contro decine di obiettivi nello Yemen controllato dagli Houthi - l'azione militare più significativa del secondo mandato di Donald Trump - ha anche lo scopo di inviare un segnale di avvertimento all'Iran. Il presidente americano - scrive il quotidiano Usa- vuole mediare un accordo con Teheran per impedirgli di acquisire un'arma nucleare, ma ha lasciato aperta la possibilità di un'azione militare se gli iraniani respingono i negoziati.
(Adnkronos) - Gli attacchi - ordinati secondo quanto riferito dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump - hanno colpito radar, difese aeree e sistemi missilistici e di droni. Secondo il Times, l'obiettivo è riaprire le rotte di navigazione nel Mar Rosso che sono state minacciate dagli attacchi degli Houthi alle navi israeliane.