La notte in cui Ruby si trovava in Questura a Milano ci furono pressioni perché fosse rilasciata il prima possibile. E la ragazza marocchina, che da minorenne aveva partecipato alle serate organizzate da Berlusconi ad Arcore, lasciò gli uffici di via Fatebenefratelli prima che fossero recuperati i suoi documenti, al contrario di quanto disposto dal magistrato minorile Annamaria Fiorillo. Lo ha affermato in aula al processo milanese contro l’ex premier Silvio Berlusconi, accusato di concussione e prostituzione minorile, l’agente di polizia Marco Landolfi, in servizio nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2011, sentito come testimone.
Il capo di gabinetto Pietro Ostuni “chiedeva di accelerare le pratiche per il rilascio” di Karima al Marough detta Ruby, ha raccontato Landolfi. Il commissario capo Giorgia Iafrate lo chiamò per dirgli che la ragazza non doveva “essere fotosegnalata” ma bensì “lasciata andare”. E questo perché Iafrate aveva ricevuto una telefonata di Ostuni che a sua volta era stato contattato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, che indicava la ragazza come la nipote dell’allora presidente egiziano Mubarak.
Il pm Fiorillo aveva disposto che Ruby dovesse essere fotosegnalata e collocata in una comunità o altrimenti trattenuta in questura, ma “la dottoressa Iafrate riceveva in continuazione telefonate da Ostuni che chiedeva di accelerare le pratiche del rilascio poiché alla Presidenza del Consiglio aveva già detto che era stata rilasciata”. La dottoressa Iafrate, ha proseguito Landolfi, “era molto agitata. Andava avanti e indietro, si alzava per andare verso la ragazza… Il questore non fu avvisato di quanto stava accadendo”.
Così Ruby, arrivata in Questura in seguito a una denuncia per furto, venne affidata a Nicole Minetti – altra protagonista delle notti di Arcore che si era qualificata come “consigliere ministeriale regionale presso la presidenza del consiglio dei ministri” – prima che fosse recuperata, come aveva disposto il pm Fiorillo, una copia dei suoi documenti di identità. Come risulta dalle carte ed è stato riaffermato in aula, il verbale di affidamento alla consigliera regionale, imputata in un altro processo, è stato stilato alle due di notte, mentre i documenti di identità sono arrivati il giorno dopo. Rispondendo al pm Antonio Sangermano che gli chiedeva se non gli fosse venuto qualche dubbio sulla parentela della marocchina con l’ex presidente egiziano, Landolfi ha risposto: “Ho dato per certo che i superiori o la dottoressa Iafrate avessero accertato l’effettiva parentela con Mubarak”.
Di importanza strategica anche la testimonianza di Gigliola Graziani, ex titolare della comunità di Genova che a partire dal 30 giugno 2010 ha ospitato la ragazza fino a quando è diventata maggiorenne. La donna ha raccontato delle molte ‘fughe’ di Ruby dalla struttura e che “quando tornava aveva tanti soldi. L’ho saputo dalle ragazze perché si faceva bella mostrando loro il denaro. Una volta è stata fermata dalla polizia e le avevano trovato addosso 5 mila euro”. Gigliola Graziani ha poi ribadito che la giovane aveva “tantissimi vestiti griffati e tanti gioielli”. Gioielli che sono stati poi ‘inventariati’ anche dai carabinieri, come ad esempio “una collana con perle molto grosse che, come aveva detto Ruby, le aveva regalato Berlusconi, che chiamava ‘papi‘. Lei credeva che le perle fossero vere ma invece era tutta paccottaglia. Una volta, inoltre, Ruby mi disse che Silvio Berlusconi l’aveva aiutata dandole dei soldi perchè non sapeva più come andare avanti”.
Intanto resterà a Milano l’altro processo sulle notti di Arcore, che vede imputati per favoreggiamento della prostituzione la stessa Minetti, Emilio Fede e Lele Mora. Lo hanno deciso i giudici, che hanno respinto le eccezioni di competenza territoriale delle difese che volevano spostare il procedimento a Messina (dove è avvenuto il primo incontro tra Fede e Ruby) o a Monza (competente per territorio su Arcore). Intanto accusa e difese si sono dette contrarie alle riprese televisive in aula, questione sulla quale i giudici si pronunceranno il 2 marzo.
Giustizia & Impunità
Ruby, un agente in aula: “Rilasciata senza documenti per le pressioni di Palazzo Chigi”
Mario Landolfi, poliziotto in servizio in Questura la notte del 27 maggio 2011, testimonia al processo contro Silvio Berlusconi. E conferma che le disposizioni del pm minorile Fiorillo furono disattese per le telefonate della Presidenza del consiglio. Resta a Milano il dibattimento contro Minetti, Fede e Mora
Il capo di gabinetto Pietro Ostuni “chiedeva di accelerare le pratiche per il rilascio” di Karima al Marough detta Ruby, ha raccontato Landolfi. Il commissario capo Giorgia Iafrate lo chiamò per dirgli che la ragazza non doveva “essere fotosegnalata” ma bensì “lasciata andare”. E questo perché Iafrate aveva ricevuto una telefonata di Ostuni che a sua volta era stato contattato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, che indicava la ragazza come la nipote dell’allora presidente egiziano Mubarak.
Il pm Fiorillo aveva disposto che Ruby dovesse essere fotosegnalata e collocata in una comunità o altrimenti trattenuta in questura, ma “la dottoressa Iafrate riceveva in continuazione telefonate da Ostuni che chiedeva di accelerare le pratiche del rilascio poiché alla Presidenza del Consiglio aveva già detto che era stata rilasciata”. La dottoressa Iafrate, ha proseguito Landolfi, “era molto agitata. Andava avanti e indietro, si alzava per andare verso la ragazza… Il questore non fu avvisato di quanto stava accadendo”.
Così Ruby, arrivata in Questura in seguito a una denuncia per furto, venne affidata a Nicole Minetti – altra protagonista delle notti di Arcore che si era qualificata come “consigliere ministeriale regionale presso la presidenza del consiglio dei ministri” – prima che fosse recuperata, come aveva disposto il pm Fiorillo, una copia dei suoi documenti di identità. Come risulta dalle carte ed è stato riaffermato in aula, il verbale di affidamento alla consigliera regionale, imputata in un altro processo, è stato stilato alle due di notte, mentre i documenti di identità sono arrivati il giorno dopo. Rispondendo al pm Antonio Sangermano che gli chiedeva se non gli fosse venuto qualche dubbio sulla parentela della marocchina con l’ex presidente egiziano, Landolfi ha risposto: “Ho dato per certo che i superiori o la dottoressa Iafrate avessero accertato l’effettiva parentela con Mubarak”.
Di importanza strategica anche la testimonianza di Gigliola Graziani, ex titolare della comunità di Genova che a partire dal 30 giugno 2010 ha ospitato la ragazza fino a quando è diventata maggiorenne. La donna ha raccontato delle molte ‘fughe’ di Ruby dalla struttura e che “quando tornava aveva tanti soldi. L’ho saputo dalle ragazze perché si faceva bella mostrando loro il denaro. Una volta è stata fermata dalla polizia e le avevano trovato addosso 5 mila euro”. Gigliola Graziani ha poi ribadito che la giovane aveva “tantissimi vestiti griffati e tanti gioielli”. Gioielli che sono stati poi ‘inventariati’ anche dai carabinieri, come ad esempio “una collana con perle molto grosse che, come aveva detto Ruby, le aveva regalato Berlusconi, che chiamava ‘papi‘. Lei credeva che le perle fossero vere ma invece era tutta paccottaglia. Una volta, inoltre, Ruby mi disse che Silvio Berlusconi l’aveva aiutata dandole dei soldi perchè non sapeva più come andare avanti”.
Intanto resterà a Milano l’altro processo sulle notti di Arcore, che vede imputati per favoreggiamento della prostituzione la stessa Minetti, Emilio Fede e Lele Mora. Lo hanno deciso i giudici, che hanno respinto le eccezioni di competenza territoriale delle difese che volevano spostare il procedimento a Messina (dove è avvenuto il primo incontro tra Fede e Ruby) o a Monza (competente per territorio su Arcore). Intanto accusa e difese si sono dette contrarie alle riprese televisive in aula, questione sulla quale i giudici si pronunceranno il 2 marzo.
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(Adnkronos) - "Il nostro governo - ha detto Meloni - sta lavorando instancabilmente per ripristinare il legittimo posto dell'Italia sulla scena internazionale. Stiamo riformando, modernizzando e rivendicando il nostro ruolo di leader globale".
"Puntiamo a costruire un'Italia che stupisca ancora una volta il mondo. Lasciate che ve lo dica, lo stiamo dimostrando. La macchina della propaganda mainstream prevedeva che un governo conservatore avrebbe isolato l'Italia, cancellandola dalla mappa del mondo, allontanando gli investitori e sopprimendo le libertà fondamentali. Si sbagliavano", ha rivendicato ancora la premier.
"La loro narrazione era falsa. La realtà è che l'Italia sta prosperando. L'occupazione è a livelli record, la nostra economia sta crescendo, la nostra politica fiscale è tornata in carreggiata e il flusso di immigrazione illegale è diminuito del 60% nell'ultimo anno. E, cosa più importante, stiamo espandendo la libertà in ogni aspetto della vita degli italiani", ha concluso.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - L'Italia è "una nazione con un legame profondo e indistruttibile con gli Stati Uniti. E questo legame è forgiato dalla storia e dai principi condivisi. Ed è incarnato dagli innumerevoli americani di discendenza italiana che per generazioni hanno contribuito alla prosperità dell'America". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac a Washington. "Quindi, a loro, permettimi di dire grazie. Grazie per essere stati ambasciatori eccezionali della passione, della creatività e del genio italiani".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Standing ovation dalla platea della convention Cpac a Washington al termine dell'intervento video della premier Giorgia Meloni. Un intervento nel quale la presidente del Consiglio ha richiamato valori e temi che uniscono conservatori europei e americani, a partire dalla difesa dei confini, ribadendo la solidità del legame tra Usa e Ue. "I nostri avversari - ha detto Meloni- sperano che il presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano nelle divisioni si smentiranno".
"So che alcuni di voi potrebbero vedere l'Europa come lontana o addirittura lontana o addirittura perduta. Vi dico che non lo è. Sì, sono stati commessi degli errori. Le priorità sono state mal riposte, soprattutto a causa delle classi dominanti e dei media mainstream che hanno importato e replicato nel Vecchio Continente", ha affermato la premier.
La presidente Meloni ha fatto un passaggio sull'Ucraina ribadendo "la brutale aggressione" subito dal popolo ucraino e confidando nella collaborazione con gli Usa per raggiungere una "pace giusta e duratura" che, ha sottolineato, "può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Le "elite di sinistra" si sono "recentemente indignate per il discorso di JD Vance a Monaco in cui il vicepresidente ha giustamente affermato che prima di discutere di sicurezza, dobbiamo sapere cosa stiamo difendendo. Non stava parlando di tariffe o bilance commerciali su cui ognuno difenderà i propri interessi preservando la nostra amicizia". Mo ha sottolineato la premier Giorgia Meloni nel suo intervento al Cpac.
"Il vicepresidente Vance stava discutendo di identità, democrazia, libertà di parola. In breve, il ruolo storico e la missione dell'Europa. Molti hanno finto di essere indignati, invocando l'orgoglio europeo contro un americano che osa farci la predica. Ma lasciate che ve lo dica io, da persona orgogliosa di essere europea - ha detto ancora - Innanzitutto, se coloro che si sono indignati avessero mostrato lo stesso orgoglio quando l'Europa ha perso la sua autonomia strategica, legando la sua economia a regimi autocratici, o quando i confini europei e il nostro stile di vita sono stati minacciati dall'immigrazione illegale di massa, ora vivremmo in un'Europa più forte".
(Adnkronos) - "I nostri avversari - ha detto Meloni- sperano che il presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano nelle divisioni si smentiranno. So che alcuni di voi potrebbero vedere l'Europa come lontana o addirittura lontana o addirittura perduta".
"Vi dico che non lo è. Sì, sono stati commessi degli errori. Le priorità sono state mal riposte, soprattutto a causa delle classi dominanti e dei media mainstream che hanno importato e replicato nel Vecchio Continente".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "So che con Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, non vedremo mai più il disastro che abbiamo visto in Afghanistan quattro anni fa. Quindi sicurezza delle frontiere, sicurezza delle frontiere, sicurezza energetica, sicurezza economica, sicurezza alimentare, difesa e sicurezza nazionale per una semplice ragione. Se non sei sicuro, non sei libero". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "C'è una crescente consapevolezza. C'è una crescente consapevolezza in Europa che la sicurezza è ora la massima priorità. Non puoi difendere la tua libertà se non hai i mezzi o il coraggio per farlo. La felicità dipende dalla libertà e la libertà dipende dal coraggio. Lo abbiamo dimostrato quando abbiamo fermato le invasioni, conquistato le nostre indipendenze e rovesciato i dittatori". Così la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
"E lo abbiamo fatto insieme negli ultimi tre anni in Ucraina, dove un popolo orgoglioso combatte per la propria libertà contro un'aggressione brutale. E dobbiamo continuare oggi a lavorare insieme per una pace giusta e duratura. Una pace che può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".