Corrado Formigli e Rai condannati a pagare 5 milioni di euro alla Fiat, più due milioni di euro per pagare la pubblicazione della sentenza su quattro giornali. Assolto Michele Santoro. È il risarcimento stabilito dal giudice del Tribunale di Torino Maura Sabbione al termine del processo per diffamazione intentato dal Lingotto contro conduttore, giornalista e azienda dopo il servizio di “Annozero” del 2 dicembre 2010 “Forse Italia”. L’informazione, ha scritto il magistrato – “era incompleta e parziale e, come tale, atta a indurre nel telespettatore medio una percezione errata del confronto tra le autovetture” e procurare un danno al “sub-brand” MiTo, l’autovettura al centro dell’inchiesta dell’ex inviato di Annozero.
Si tratta di una sentenza che si basa su un principio usato di rado: la Rai come persona giuridica è responsabile del danno morale del suo dipendente. Una colpa che non ricade su Santoro, però: secondo il giudice, la Fiat “non ha fornito la piena prova di un illecito a carattere diffamatorio”, né può essere mosso contro il presentatore “alcun serio e specifico addebito”.
Nel servizio Formigli faceva una comparazione delle performance dell’Alfa MiTo e altre auto della stessa categoria, una Mini Cooper e una Citroen Ds. Secondo gli avvocati Michele Briamonte e Marco Carbonaro, dello studio Grande Stevens che assiste il Lingotto, in quella puntata (seguita da più di cinque milioni di persone) il conduttore e l’inviato omettevano di “riferire tutti i dati significativi dei tre veicoli in gara” e poi “maliziosamente, si limitavano a ‘rappresentare’ l’unico dato sfavorevole alla Alfa Mito, relativo alla velocità massima delle singole automobili, in una ottica di discredito della vettura Mito Alfa Romeo e della intera Fiat Group”. La difesa (rappresentata dagli avvocati Natalia Ferro e Anna Maria Simonotti) chiedeva invece di rigettare il ricorso perché “la condotta dei convenuti” era “inidonea a causare danni risarcibili siccome non lesiva, né diffamatoria e, comunque, scriminata dal legittimo esercizio del diritto di critica”.
La perizia dei consulenti tecnici del tribunale, redatta dall’allora rettore del Politecnico di Torino Francesco Profumo insieme ai professori Federico Cheli e Salvatore Vicari, stabiliva non solo che la le informazioni del servizio fossero parziali, ma tali anche a provocare un danno d’immagine “manifestato in un cambiamento nella percezione dei clienti, pari all’1,2% dei telespettatori, coerente con una discontinuità di risultati in termini di minori immatricolazioni”. Per il calo di vendite i periti avevano quantificavano il danno in 1,8 milioni di euro.
Dopo aver ricevuto le conclusioni di parte nei giorni scorsi il giudice Sabbione ha verificato invece l’esistenza di un danno al marchio MiTo, ma ha precisato anche che non ci sono state ripercussioni sul gruppo Fiat e sul marchio Alfa Romeo. Tramite le perizie di parte e quelle stabilite dal tribunale si è verificato che il test di “Annozero” tra la Mito QV, la Mini Cooper e una Citroen DS, “nel quale la vettura, Alfa Mito veniva presentata come ‘perdente’” non era “tecnicamente valido”, ed era diverso da quello effettuato da Quattroruote, presentato invece da Formigli come “sovrapponibile”.
Il risarcimento è stato ottenuto sommando “danno patrimoniale e non patrimoniale, complessivamente quantificabile in sette milioni di euro ottenuti dalla somma dei valori capitali di € 1.750.000 (per danno patrimoniale) e di € 5.250.000 (per danno non patrimoniale), oltre accessori”, si legge nella sentenza. Due milioni serviranno a pagare il costo della pubblicazione di un estratto della sentenza su “La Stampa”, “La Repubblica”, “Il Corriere della Sera” e su “Quattroruote”. Inoltre la Rai dovrà cancellare dal sito internet di Annozero la puntata del 2 dicembre 2010. “Sono soddisfatto che il tribunale abbia ammesso come risarcibile dei valori, l’eccellenza e la qualità dei suoi prodotti, su cui la Fiat punta molto”, ha dichiara l’avvocato Briamonte.