Il cartello esposto dal Comitato 3X32

La versione dei fatti non è cambiata da quel sabato, dieci giorni fa: una ragazza di vent’anni, studentessa universitaria all’Aquila, viene trovata nel parcheggio della discoteca di un paese vicino, dal buttafuori. È svestita, sanguinante, incosciente, distesa per terra, c’è la neve e la temperatura è sottozero. Il buttafuori ferma un ragazzo, è con altri che stanno salendo in auto per andarsene: ha le mani e i pantaloni sporchi di sangue, le analisi confermeranno che è della ragazza. Finiscono indagati in quattro, tre soldati in servizio all’Aquila e una ragazza che quella sera era con loro.

“Chiediamo al 33° Reggimento Artiglieria Acqui e alle istituzioni competenti che i tre caporali indagati per il violentissimo stupro a Pizzoli vengano immediatamente sospesi dal servizio in via precauzionale e che questo venga reso noto pubblicamente”: il Comitato 3e32 dell’Aquila oggi è andato a protestare in piazza, dove ha appeso dei cartelli. Ha scoperto che a dieci giorni dai fatti non solo i tre militari sono liberi e in servizio, ma militano pure nel battaglione al quale da ieri è affidata l’Operazione Strade Sicure, che dai giorni del terremoto porta i soldati per le strade, per la sicurezza di luoghi e cittadini, con status di pubblico ufficiale.

La ragazza è ancora in ospedale. Dove è arrivata mezza assiderata (“Se non l’avessi soccorsa sarebbe morta 5 minuti dopo” ha testimoniato il buttafuori) e con delle gran brutte ferite. Gli inquirenti da subito, con la stampa, hanno parlato di «aggressione sessuale selvaggia». I punti di sutura sono stati tanti, ora c’è la convalescenza, con il sostegno di professionisti del dolore, non solo quello fisico. Di lei si dice che non ricordi nulla, che non parli, che abbia detto solo, alla madre: “Quelli volevano ammazzarmi”.

Il soldato fermato dal buttafuori e poi dai carabinieri ha inizialmente dichiarato di non saperne nulla, poi di aver voluto soccorrere la ragazza. Nella discoteca c’era una festa con un centinaio di persone, non moltissime, era stato visto parlare con lei. Ha quindi ammesso di averla baciata. Poi di avere avuto un rapporto, ma consenziente. Nelle cronache locali sono apparse anche delle testimonianze di ragazzi che erano alla festa e qualcosa hanno visto: “C’era sangue dappertutto, sui pantaloni e sugli slip della ragazza. Quando ho cercato di capire cosa stesse succedendo ho visto che il buttafuori stava tirando su gli slip della ragazza e la stava praticamente rivestendo».

“Ci troviamo in una fase abbastanza avanzata, acquisito elementi utili per fare chiarezza su un episodio i cui contorni giudico gravi”, sono parole di Alfredo Rossini, procuratore capo dell’Aquila (il pm titolare dell’inchiesta è David Mancini). L’indagine, per qualche motivo, è secretata. Dell’iscrizione al registro degli indagati dei quattro si è saputo solo giorni dopo. Da subito sono stati tutti liberi, e in servizio. Anzi, in licenza: a riposo per aver spalato la neve nei giorni precedenti, in caserma ci sono tornati ieri.

Nei casi di stupro si procede non d’ufficio ma per querela della vittima, e gli inquirenti, secondo quanto riportano le agenzie dei giorni immediatamente successivi, affermavano non ci fosse. Alla fine l’ha fatta la madre della ragazza, arrivata all’Aquila, la famiglia è di un comune fuori Roma. Ma anche Enrico Maria Gallinaro, l’avvocato che la affianca, pur con tutte le cautele ha finito per affermare che “non va tralasciata la presenza di eventuali esigenze cautelari, ma questa è una competenza stretta della Procura”. In caso di violenza efferata, e qui l’indagine è aperta anche per lesioni gravi e gravissime, di solito si procede d’ufficio.

E ora è arrivata anche questa notizia: il battaglione dove prestano servizio sarà di pattuglia per le Strade Pulite dell’Aquila. Troppo per il Comitato 3×32, troppo anche per tutte le persone che stanno alimentando un onda di indignazione che attraversa Twitter (dove anche Fiorella Mannoia ha fatto circolare l’appello) e Facebook chiedendosi perché i tre militari, dei quali uno trovato con le mani lorde di sangue a pochi metri da una ragazza abbandonata svenuta e sanguinante e mezza nuda nel ghiaccio delle 4 di mattina nel parcheggio di una discoteca, siano ancora liberi e in servizio, come se nulla fosse successo.

In ospedale hanno dovuto montare una guardia: troppi giornalisti e telecamere e curiosi, c’è persino chi è riuscito a intrufolarsi nella stanza dove è ricoverata la ragazza. Il suo avvocato ha chiesto che venga lasciata in pace. Ora finalmente l’attenzione si è spostata: da chi il reato l’ha subito, a chi potrebbe averlo commesso.

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