Non si placano le proteste in Afghanistan a seguito della notizia dei marines che ieri hanno dato fuoco ad alcune copie del Corano nella base di Bagram. Per questo l’ambasciata Usa a Kabul è stata chiusa. L’annuncio è stato dato via twitter.
Lo staff è rimasto bloccato al suo interno e la sede diplomatica ha invitato tutti quelli che si trovano al di fuori a mettersi al sicuro, mentre chi è sceso in strada a manifestare scandisce slogan durissimi contro gli Stati Uniti, tra cui “morte all’America”.
Gli scontri sono stati violenti e hanno causato la morte di otto persone oltre a una ventina di feriti. Stando alla portavoce del governatorato della provincia di Parwan (dove si trova la base Usa di Bagram), solo nel distretto di Shinwari almeno in sei sono rimasti uccisi e 13 feriti. “I manifestanti hanno tentato di assaltare il quartier generale dell’amministrazione del distretto e hanno iniziato ad attaccare la polizia”, ha spiegato la portavoce Roshana Khalid all’agenzia di stampa Dpa, denunciando atti vandalici contro mezzi privati e della polizia. Un’altra persona, secondo alla Bbc, è rimasta uccisa alla periferia di Kabul e un’altra a Jalalabad, nell’Afghanistan orientale. Nelle due città si registrano rispettivamente una decina di feriti.
Sassi e pietre sono stati lanciati contro Camp Phoenix, la principale base americana alla periferia di Kabul. I dimostranti hanno anche bloccato la strada che dalla capitale porta a Jalalabad. I manifestanti cheprotestano contro i corani bruciati in una base Usa hanno dato fuoco ad un compound riservato a contractor stranieri a Kabul. Secondo un testimone le fiamme hanno danneggiato parte della guesthouse nel complesso del Green Village, dove vivono e lavorano 1.500 contractors stranieri.
E la protesta arriva anche a Herat, nella parte occidentale del paese, città dove sono dispiegati la maggior parte dei militari italiani in Afghanistan nell’ambito della missione della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf). Tutti gli aggiornamenti dell’ambasciata Usa saranno pubblicati sul sito istituzionale.