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No Tav, le minacce non sono libertà di pensiero

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Ha ragione Gian Carlo Caselli. Chi gli dà del “boia” è un antidemocratico. Un antidemocratico che, ovviamente, ha tutti i diritti democratici di manifestare pacificamente le proprie opinioni. Figuriamoci. Però antidemocratico rimane. Ma c’è di più. E forse di peggio. Tutto il movimento No-tav è inconsciamente (ma profondamente) antidemocratico: perché vuole imporre i suoi “no” come assoluti; perché spaccia una minoranza per maggioranza; perché cavalca interessi particolari come se fossero generali. Quante sostanziali affinità con l’approccio psico-politico di Silvio Berlusconi…

Intendiamoci, tutto legittimo. E, paradossalmente, molto positivo per un sistema democratico che si deve abituare a dar voce a chiunque, senza limiti, senza vincoli. Però – forse è il caso di cominciarlo a dirlo chiaramente – non è possibile che quel chiunque continui a spacciarsi per quel che non è. Non è sopportabile che si continui a spacciare, con fare orwelliano, la violenza per non-violenza, le minacce (“Caselli boia speriamo che tu muoia”) per libertà di pensiero, il ricatto per dibattito democratico, la bugia per la verità, la guerra per la pace. È il caso di dirlo. Ed è il caso che il “movimento” non si incazzi come se qualcuno stesse davvero ledendo la libertà di dire qualsiasi cosa.

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