La Reggia di Carditello in provincia di Caserta

Una raccolta firme contro la svendita di un prezioso complesso architettonico ai privati. E contro il rischio che finisca nelle mani della camorra. E ancora, un’operazione di mail bombing verso le amministrazioni comunali locali e non, per convincerle a formare una cordata e fare un acquisto collettivo. E’ l’idea lanciata dall’associazione Orange Revolution.

Il bene da salvare è la tenuta di Carditello, quindici ettari di terreno e una Reggia costruita per volere di Ferdinando IV di Borbone dall’architetto Francesco Collecini a San Tammaro, in quell’area della provincia di Caserta che i Romani chiamavano “Campania felix”. All’interno c’erano affreschi del pittore Jacob Philip Hacker, che, raccontano, ospitò Goethe nel suo “Viaggio in Italia”. Il verbo al passato è d’obbligo: buona parte delle decorazioni sono andate perdute, distrutte da anni di incuria e infiltrazioni d’acqua.

Eppure la Reggia è di proprietà del Consorzio di bonifica del bacino inferiore del Volturno, un Ente regionale istituito proprio per governare il deflusso delle acque reflue e piovane. A nulla sono serviti gli anni di commissariamento: il Consorzio affoga ancora nei debiti. Soprattutto nei confronti di Banco San Paolo (oggi Banca Intesa), che per riscuotere il suo credito ha pignorato l’immobile. Risultato: il prossimo 15 marzo il Palazzo di Carditello sarà venduto all’asta. E siccome già due tentativi di vendita, con e senza incanto, sono andati a vuoto, questa volta sarà ceduto con lo sconto: 15 milioni di euro invece dei 20 del suo valore stimato.

“Noi ci sosteniamo per il 60% con finanziamenti della Regione Campania, che però non ha disponibilità economiche, e per il resto con i contributi dei residenti nelle aree interessate dalla bonifica, la metà dei quali, però, non versa quanto dovuto”, spiega Francesco Villano, che dal dicembre scorso è presidente del Consorzio.

Marcello Taglialatela, assessore regionale all’Urbanistica e tutela dei beni paesistici, si difende e chiarisce: “La valorizzazione di Carditello spetta a Sovrintendenza e ministero dei Beni culturali, mentre il Consorzio ha a che vedere con l’assessorato all’Agricoltura”. Peccato che in Campania questo assessorato non esista da due anni: a maggio 2010 il presidente della Regione Stefano Caldoro, dopo le dimissioni dell’allora responsabile Ernesto Sica, aveva nominato Vito Amendolara. Ma il Tar prima e il Consiglio di Stato poi, ne hanno decretato la sospensione: non era rispettato il principio di un’adeguata presenza femminile in giunta. La delega, in attesa della nomina di una donna, è confluita nelle mani del presidente della Regione. Ma a occuparsi delle tematiche legate all’agricoltura è comunque Amendolara, che nel frattempo è tornato a ricoprire il suo precedente incarico, quello di consigliere all’agricoltura di Caldoro.

“Di immobili da comprare ce ne sarebbe più di uno, ma il problema è che non ci sono soldi”, ribadisce Amendolara. Che aggiunge: “L’unica soluzione è che Carditello sia acquistata dai privati”. Proprio quello che teme l’associazione Orange Revolution. “Se anche questa vendita andrà a vuoto, ce ne sarà un’altra il 29 marzo, e la base d’asta scenderà a 10 milioni e mezzo di euro: la Reggia sarà svenduta al 25 per cento del suo valore. E più scende il prezzo, più c’è il rischio che finisca nelle mani sbagliate, quelle della camorra per esempio”, spiega l’architetto Raffaella Forgione, presidente dell’associazione.

Nel giro di un mese la petizione di Orange revolution ha raggiunto le cinquemila firme. Ma è soprattutto nel mail bombing che ripongono speranze: gli enti pubblici hanno infatti diritto di prelazione nell’acquisto dei beni coperti da vincolo architettonico. Da qui l’idea: inviare e-mail alle amministrazioni dei 551 Comuni della Campania e di tutti i capoluoghi di provincia italiani. “Se un solo Comune non ha le forze economiche, più amministrazioni insieme possono farcela. Creare un “Consorzio di Comuni” significa rendersi inattaccabili dalla camorra, che può colpire uno o due enti, ma non intere comunità ”, sostiene Forgione.

Per ora all’appello hanno risposto due Comuni, entrambi nel salernitano: Teggiano, guidato da Michele Di Candia (a capo di una lista civica, ndr), e Cava dei Tirreni, dove ad attivarsi è stato il consigliere Antonio Palumbo (anche lui appartenente  auna lista civica, ndr). “Ho portato la proposta in consiglio e ho incontrato un favore trasversale. Ora c’è bisogno di un vaglio tecnico da parte delle commissioni. Dobbiamo impedire che passi il principio per cui il nostro patrimonio può essere venduto a chiunque abbia soldi a sufficienza. Dobbiamo difenderlo”, dichiara Palumbo. Due città però sono poche per riuscire nell’impresa. Ma quelli di Orange Revolution non demordono: “La Sovrintendenza non ha fatto nulla, la politica è stata a guardare: forse aspettano che la Reggia costi davvero poco, così “qualcuno” potrà acquistarla? Noi no, non stiamo a guardare”, assicura la presidente Forgione.

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