Quando una persona viene ricoverata per patologie acute (siano esse mediche o chirurgiche), la regione paga, alla struttura sanitaria pubblica o privata accreditata, quanto previsto dallo specifico DRG. Per i ricoveri in riabilitazione specialistica (codice 560), la degenza viene pagata a giornata e la tariffa è in funzione della patologia (più “grave” è la patologia, maggiore è il valore giornaliero).
Se un paziente, all’interno dello stesso ospedale, passa da una patologia acuta in riabilitazione, si chiude una cartella (ad esempio per intervento di protesi d’anca), percependone il DRG pieno, e si apre la cartella di riabilitazione (codice 560, come detto). Questo secondo ricovero sarà invece pagato a giornata di degenza.
È evidente che, in genere, le strutture hanno interesse a “dimettere” velocemente dal reparto per acuti (tanto il DRG è lo stesso) per iniziare una riabilitazione (più giornate, più rimborsi ottenuti). Il fatto che lo stesso paziente, generalmente, non cambi letto e sia seguito sempre dagli stessi medici, non sembra interessare nessuno.
Con questo forse si spiega il motivo per cui, negli ultimi anni, c’è stata la “corsa alla riabilitazione”. Credo occorra, oltre che controllare, correggere queste incongruenze sia cliniche che economiche.
Non pensa, sig. ministro della Salute, di dover intervenire o basta aumentare i ticket per equilibrare?