Una riunione intergovernativa di tre ore per dire che “è ovvio che la realizzazione dell’alta velocità Torino-Lione vada avanti”. Rientrato da Bruxelles, il premier Mario Monti ha affrontato in un vertice convocato ieri d’urgenza il nodo Tav insieme ai ministri dell’Interno, Anna Maria Cancellieri; al ministro dello Sviluppo economico, trasporti e infrastrutture, Corrado Passera; al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà e al commissario straordinario di governo, Mario Virano. Conclusione: l’alta velocità si deve fare. E a dirlo è lo stesso presidente del Consiglio che si rivolge direttamente ai militanti: “Dico loro che non possiamo staccarci dall’Europa” (leggi il comunicato ufficiale). Monti parla per qualche minuto, ma affronta uno a uno tutti i temi caldi dell’alta velocità. Innanzitutto la “compatibilità ambientale” che, secondo il premier, non presenta punti critici. Anzi, ”il progetto iniziale è stato profondamente e radicalmente cambiato per tenere conto della fase di ascolto”. In secondo luogo, “l’analisi costi-benefici”, sulla quale, promette Monti, è stata fatta un’analisi che “verrà resa pubblica presto” anche se “i benefici economici sono rilevanti” perché “si genera occupazione e lavoro direttamente sul territorio e non solo”. Infine l’utilità del progetto che secondo il premier è “evidente” visto che “si dimezzano, ad esempio, i tempi di percorrenza da Torino a Chambery, da 152 a 62 minuti, da Parigi a Milano da 7 a 4 ore”. Immediata la risposta dei militanti No Tav riuniti in assemblea a Bussoleno: “Monti ha detto un sacco di cose roboanti e ha mostrato i muscoli. Gli vogliamo bene. Ma eviti le prove di forza con noi. Non servono. E si sprecano soldi, ha premesso il leader Alberto Perino prima di rivolgersi direttamente a Monti: “Pensaci bene prima di buttare soldi dalla finestra per il Tav. Se vuoi farci fare ginnastica su e giù per la Valle noi siamo pronti”. Infine la promessa: “Se volete andare avanti, fate in modo di arrestarci tutti perché noi non molleremo mai”.


video di Manolo Lanaro


video di Cosimo Caridi

Ma per il presidente del Consiglio, il Tav è “un impegno preso con l’Europa” e, se anche le decisioni sono state prese in “totale autonomia”, quel progetto rappresenta una possibilità di “riscatto”. “Il nostro Paese avverte un crescente disagio sociale nei giovani e ciò è il risultato di un Paese che si stava progressivamente staccando dall’Europa con una decrescente competitività e difficoltà sempre maggiore di creare buoni posti di lavoro. Vogliamo – chiede Monti rivolgendosi idealmente ai militanti No Tav – lasciare andare dolcemente alla deriva staccandosi dall’Europa questa nostra penisola rendendo così sempre più difficile per l’economia italiana risalire, essere competitiva e creare posti di lavoro, conseguendo maggiore equità e benessere? Non credo che lo vogliamo”. Ferma la linea del governo sul fronte degli scontri: “La libertà di pensiero – ha premesso Monti – è un bene fondamentale, ma – ha subito aggiunto – non saranno consentite forme di illegalità e sarà contrastata ogni forma di violenza”.

Del resto, da quando lunedì sono cominciati i lavori di allargamento del cantiere a Chiomonte, gli esponenti del governo hanno sempre ripetuto lo stesso concetto. Prima il ministro dello Sviluppo Passera – “l’opera deve andare avanti” – poi quello dell’Interno Cancellieri – “Il progetto è imprescindibile per lo sviluppo del Paese” – fino al ministro dell’Ambiente Corrado Clini che oggi ha ripetuto: “Nel rispetto delle normative l’opera deve proseguire”. Intanto, alla fine dell’assemblea a Bussoleno, i militanti hanno tratteggiato le iniziative del weekend. ‘L’ipotesi di tornare alla Baita Clarea è stata una delle proposte più applaudite, anche se, precisano gli attivisti, “dovrà essere ancora discussa ed elaborata” in vista di una manifestazione da tenersi probabilmente domenica prossima. La Valle Clarea è la zona inglobata lunedì scorso dall’ allargamento dell’area del futuro cantiere del Tav. Ed è proprio per protestare contro quell’operazione che Luca Abbà è salito su un traliccio dell’alta tensione ed è precipitato dopo aver preso una scossa, ferendosi gravemente. “Siamo partiti dalla Clarea – ha detto il portavoce del Comitato – e lì dobbiamo ritornare per dimostrare che non abbiamo paura. Dobbiamo riprenderci la nostra Clarea, anche se ci vorranno anni”.

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video di Manolo Lanaro

L’appello della società civile: “Il governo incontri i sindaci della Valsusa”. Un appello al governo da esponenti della società civile, della cultura e della politica per la riapertura di un dialogo in Valsusa. Nel documento chiedono “con forza che il governo italiano risponda positivamente alla richiesta d’incontro da parte dei sindaci della Valsusa affinché si possa svolgere un confronto democratico con i territori direttamente interessati dall’opera”. Ritengono necessario, inoltre, che si apra “un confronto tecnico sul merito dell’opera”. Tra i firmatari don Ciotti, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, di Bari Michele Emiliano, Livio Pepino (giurista, già componente Consiglio superiore magistratura), Michele Curto (capogruppo Sinistra, ecologia e libertà, Comune Torino), Giorgio Airaudo (responsabile nazionale auto della Fiom) docenti universitari tra cui lo storico Marco Revelli, Monica Frassoni (presidente Verdi europei), Paolo Beni (presidente nazionale Arci), Giovanni Palombarini (giurista, già Procuratore aggiunto Cassazione).

Caselli: “La procura ha agito bene, rifarei quello che ho fatto”. “Sono convinto che la procura abbia fatto il suo dovere quindi dal punto di vista investigativo-giudiziario rifarei quello che ho fatto”.Così il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli interpellato sui fatti di questi giorni sulla Tav.”Sulla questione non posso esprimermi – ha detto Caselli – perché non è mio compito. Ho fatto quello che dovevo fare e lo rifarei tale e quale ma non posso commentare adesso”. “Il perimetro mio giudica i fatti del passato – ha concluso – il resto spetta alla cultura,alla politica non a me”.

Di Pietro: “Sospendere i lavori per verificare con Ue il progetto”. ”Chiediamo al governo di costituire con la Ue un tavolo tecnico per valutare l’opportunità del progetto Tav in Val di Susa visto che è vecchio di oltre 20 anni. E nell’attesa sospendere i lavori”, ha chiesto il leader Idv, Antonio Di Pietro, al termine dell’esecutivo nazionale del partito.  ”Non c’è poi nessuna possibilità di dialogo – aggiunge Di Pietro – con chi strumentalizza la protesta degli abitanti della Val di Susa destabilizzando l’ordine pubblico e ricorrendo alla violenza”. “Auspichiamo – conclude – che gli abitanti di questa valle allontanino ogni provocatore”.

Fuori pericolo Luca Abbà. E’ riuscito l’intervento chirurgico, durato circa tre ore, sulle parti del corpo di Luca Abbà rimaste ustionate toccando i fili dell’alta tensione, lunedì scorso durante una protesta no Tav. I medici del reparto di Rianimazione, dove è ricoverato, lo hanno dichiarato fuori pericolo, ma resta sedato, ventilato e in prognosi riservata. L’intervento è stato effettuato dal’equipe dei chirurghi plastici del Centro grandi ustionati dell’ospedale Cto di Torino,diretto dal Maurizio Stella. I medici – come informa l’ospedale – hanno proceduto a una pulizia chirurgica delle parti ustionate: spalla e braccio destro, ginocchio destro, spalla e braccio sinistro e caviglia sinistra con asportazione delle parti muscolari necrotiche e con innesti di cute. Sul ginocchio destro, ascella destra e caviglia sinistra è stato asportato un marchio elettrico. L’intervento è stato molto pesante con un sanguinamento abbondante, ma è tecnicamente riuscito. Il paziente ha retto bene – si legge nell’aggiornamento delle sue condizioni cliniche diramato dall’azienda ospedaliera – e il pomeriggio e la notte serviranno per stabilizzarlo.

Altre aggressioni ai giornalisti, ma i No Tav si scusano. ”Abbiamo mille ragioni per essere arrabbiati con certi giornalisti e siamo per non fare sconti a nessuno, ma non possiamo commettere errori come quello di ieri”, ha detto uno speaker, all’assemblea che si è tenuta in nottata a Bussoleno, riferendosi all’aggressione al videoreporter della Rai Stefano Rogliatti. E’ stata lanciata una sottoscrizione per ricomperare l’ attrezzatura danneggiata; l’operatore, applaudito dai presenti, è stato descritto come un professionista “amico dei valsusini” che svolge con correttezza il suo lavoro. Applausi sono stati tributati anche a Michele Santoro per la trasmissione di giovedì sera dedicata all’alta velocità (riguarda tutti i video). Lo speaker ha affermato che dai giornali arrivano spesso “ricostruzioni parziali e analisi sbagliate e provocatorie” e ha riferito che mesi addietro dal server del quotidiano ‘La Stampa’ sono partite “email civetta per provocarci”, un caso su cui – ha concluso – da tempo “stiamo cercando di fare luce”.  Del resto, la possibilità di un “silenzio mediatico” su quello che accade in Valle è un’opzione che spaventa gli attivisti, consapevoli del fatto che le “luci” dell’iinformazione tengono viva l’attenzione del Paese sul tema dell’alta velocità. A chiedere il silenzio stampa “sui violenti”, è stato nel pomeriggio il sindacato di Polizia (Sap): “C’è un brutto clima a causa dei professionisti del disordine e della violenza organizzata – ha detto Massimo Montebove, consigliere nazionale per il Piemonte del Sap – e per tale motivo voglio fare un appello pure ai giornalisti, ai quali va la mia totale solidarietà, che come i magistrati e gli operatori delle forze dell’ordine sono sempre più minacciati da alcuni ‘democratici’ No Tav che non accettano pareri e opinioni diverse dalle loro: smettiamo di dare spazio a questi personaggi, non stiamo più al loro gioco, facciamo scendere su di loro una coltre di silenzio e di indifferenza anche mediatica fino a che non ci sarà un rifiuto totale, senza se e senza ma, di qualsiasi forma di violenza e di illegalità”.

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