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No Tav? La violenza è figlia dell’impotenza

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Mettere un lavoratore contro l’altro, è questo il gioco. Non è nuovo. Si chiama “divide et impera”. La Sitaf che gestisce l’autostrada Torino-Bardonecchia, mette 150 dipendenti in cassa integrazione. E dà la colpa alle manifestazioni dei No Tav. Il turismo da neve in Val di Susa è in calo, e la Federalberghi se la prende con le manifestazioni dei No Tav: gli italiani guardano i tafferugli in tv e rinunciano ad andare a sciare.

E se invece si trattasse del prezzo della benzina, del costo delle autostrade, della scomparsa dei risparmi, della paura di spendere? Macché. Sono stati i No Tav. Quella banda di poveri illusi che, da anni, chiedono di essere ascoltati. Perché, guardi, signora mia, il ministro Cancellieri adora l’idea del dialogo, ce l’ha proprio nel dna, ma la decisione è di “non rinunciare al Tav”. Ed è già stata presa.

C’è da stupirsi se la comunità dei cittadini, che quella linea ferroviaria non la vuole, né nel suo “backgarden” né, in assoluto, nel Paese, tira due sassi, reagisce alla presenza massiccia della polizia, blocca un’autostrada? La violenza, da tutti ordinatamente esecrata a parole, come in un mantra, è quasi sempre figlia dell’impotenza. È quando nessuno ti ascolta, che alzi la voce.

Il Fatto Quotidiano, 2 Marzo 2012

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