In Italia è necessario lavorare di più e più a lungo. Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, aprendo i lavori del convegno “Le donne e l’economia italiana”, ha precisato che non si tratta di “uno slogan”, ma di “un percorso inevitabile, da affrontare con determinazione, anche se con la gradualità necessaria”. E che ormai non può più essere rinviato.
“L’Italia ha molti divari da recuperare – ha spiegato Visco – deve affrontare e rimuovere ostacoli importanti per assicurare una crescita con quelle caratteristiche. E’ innanzitutto un paese anziano. Questo rende la sfida della crescita economica non solo più difficile ma anche decisiva”. Secondo il governatore della Banca d’Italia “il mantenimento stesso del livello di vita raggiunto nel nostro paese richiede che si innalzi l’intensità del capitale umano e riprenda a crescere la produttività totale di fattori; non può non richiedere, come ho osservato in altre occasioni che si lavori di più, ‘in più e più a lungo'”. E da quanto emerge dal libro bianco della Commissione Europea, nel 2020 l’Italia avrà l’età di pensionamento più alta d’Europa con 66 anni e 11 mesi, a fronte dei 65 anni e 9 mesi della virtuosa Germania e dei 66 della Danimarca.
Inoltre il “migliore funzionamento del mercato del lavoro” si consegue “accompagnando” e non “resistendo” al cambiamento. Che “nelle tecnologie, nelle produzioni, nell’apertura dei mercati, nell’organizzazione delle imprese, va di pari passo con mutamenti profondi nella struttura produttiva, dalla dimensione delle imprese manifatturiere alla concorrenza e all’efficienza dei servizi, dalla gestione aziendale, all’apertura, all’innovazione e alla ricerca, dall’investimento in infrastrutture, in gran parte immateriali come la scuola e la giustizia, alla costituzione di un ambiente complessivo favorevole allo sviluppo economico e all’affermazione di valori fondamentali sul piano del senso civico e del rispetto delle regole”.
Secondo Visco, inoltre, è necessario rimuovere i fattori alla base di una bassa occupazione anche se questo comporta andare contro “rendite di posizione o interessi particolari”. I fattori alla base di una partecipazione al mercato del lavoro così strutturalmente bassa, ha osservato, “sono oggetto di molte analisi, spesso condivise. Bisogna operare per rimuoverli anche se in qualche caso – ha concluso – ciò significa contrastare rendite di posizione o interessi particolari”. Per il governatore della Banca d’Italia “bisogna avere la consapevolezza però, che ne va del nostro futuro”.