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Imprenditori uccisi dalla crisi: una fiaccolata per ricordarli a Milano, Torino e Firenze

I cortei organizzati venerdì 9 marzo per non dimenticare i duemila titolari di pmi morti suicidi dal 2008, soffocati dai debiti e dai crediti che non riuscivano più a riscuotere
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Il sito del Comitato Piccoli Imprenditori Invisibili

Una fiaccolata per ricordare i duemila imprenditori italiani morti suicidi a causa della crisi. Dal 2008 centinaia di titolari di aziende italiane, specialmente a gestione famigliare, si sono tolti la vita, sopraffatti dai debiti verso i fornitori e dai pagamenti di clienti e pubbliche amministrazioni che non arrivavano.

Per ricordarli il Comitato piccoli imprenditori Invisibili (Co.p.i.i.), fondato dall’imprenditrice Giuseppina Virgili che nel 2009 aveva messo in vendita i reni e il cuore per tentare di salvare la sua azienda dal fallimento, ha organizzato in tre città italiane una fiaccolata. L’appuntamento è fissato per la sera di venerdì 9 marzo, dove a Milano, Torino e Firenze i cittadini scenderanno in strada per ricordare le vittime della crisi nelle pmi italiane. I dettagli sulle tappe e i programmi di ogni corteo sono pubblicati sul sito.

Chiunque desideri partecipare dovrà portare la sua fiaccola (“una candela e della carta stagnola intorno alla fiamma sono più che sufficienti”, scrive online il comitato). E chi vuole potrà scrivere il nome di un imprenditore suicida su un cartello da portare in corteo.

“Nonostante la crisi economica sia esplosa quasi quattro anni fa, gli imprenditori continuano a togliersi la vita – spiega Virgili –, e sono stati cinquanta solo negli ultimi due mesi. Ricordiamo che parliamo di cifre dichiarate e che tanti altri muoiono nel silenzio. E spesso anche le loro famiglie si vergognano del baratro economico”. Dopo la fiaccolata il Co.p.i.i. intende dialogare con le istituzioni anche se, aggiunge la fondatrice, “non vogliamo dare alcun colore politico all’associazione”. Una battaglia che è appena all’inizio, anche se le difficoltà economiche sono iniziate già alcuni anni fa. Ma che vale la pena combattere “perché non è giusto che continuiamo a morire per la crisi, senza alcun supporto morale e materiale”.

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