Ryanair non hai mai versato allo Stato Italiano i contributi previdenziali e assistenziali per il personale italiano, che lavora in pianta stabile nel nostro Paese. Questa la denuncia dei sindacati Anpav (Associazione Nazionale Professionale Assistenti di Volo) USB e Cisl che arriva all’indomani del trionfale annuncio della compagnia aerea di Michael O’Leary: “Siamo i primi per numero di passeggeri trasportati con voli dall’Italia”. In realtà già “da anni chiediamo alle diverse procure – si legge in una nota dell’USB – di accertare le operazioni che Ryanair svolge, senza rispettare in alcun modo le normative vigenti”. Quattro in tutto gli esposti presentati nelle procure delle città, in cui sono presenti le principali basi di cui dispone la compagnia irlandese: Bergamo, Pisa, Roma e Velletri (le ultime due per l’aeroporto di Ciampino). Ma vi sono basi anche a Trieste, Bari, Trapani e Pescara.
Un anno fa era stata la Direzione Provinciale del Lavoro di Pisa a chiedere al vettore irlandese di risarcire l’Inps per 1,2 milioni di euro. Più ingente la cifra contestata, di recente, dalla Dpl di Bergamo: qui i contributi evasi ammonterebbero a 11 milioni 860mila euro. Al personale Ryanair che opera nello scalo orobico, così come al “Galileo Galilei” di Pisa (e in tutti gli altri scali italiani), secondo gli ispettori del lavoro, non può essere applicato un contratto firmato a Dublino. Piloti e assistenti di volo, assegnati dalla compagnia di Michael O’Leary ad una base italiana, cioè la cui sede di lavoro, da contratto, risulta essere un aeroporto italiano (il personale ha l’obbligo di vivere a un’ora di distanza dall’aeroporto a cui è assegnato), devono essere dunque assoggettati ai contributi previdenziali italiani. Questo in soldoni quanto prevedono i due enti del Ministero del Lavoro.
“Fino ad ora però – ricorda il presidente dell’Anpav Massimo Muccioli – nessun’altra autorità è intervenuta per far cessare quelle che consideriamo a tutti gli effetti delle violazioni”: il cosiddetto dumping fiscale dell’Irlanda (dove la tassazione per gli stipendi fino a 32mila euro è attorno al 10%) permette alla più famosa compagnia low cost “una concorrenza sleale”. Le altre compagnie estere che, come Ryanair, operano in Italia (EasyJet e AirAlps) seguono la normativa italiana e pagano quindi i contributi nel nostro Paese.
“L’altra anomalia poi – fa notare Francesco Staccioli dell’USB – è data dal fatto che il rapporto di lavoro non viene gestito direttamente dalla compagnia, ma da agenzie interinali (Cavok, Dalmac, Crewlink) e che ai sindacati non è mai stato permesso entrare. I sindacati in Ryanair non esistono”.
“A quel provocatorio comunicato, in cui la società Ryanair si autocelebra” i sindacati dunque non ci stanno. Insomma, è troppo facile – lasciano intendere – vendere biglietti a prezzi stracciati e diventare la prima compagnia per passeggeri trasportati, a queste condizioni.
In più Ryanair “beneficia di notevoli sovvenzioni da parte dei gestori aeroportuali – finanziati a loro volta dallo Stato”. Adesso l’Anpav chiede l’intervento diretto del ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera. “Questi comportamenti disinvolti – si legge nella lettera inviata al ministro – iniziano a fare proseliti”.
Secondo l’associazione degli assistenti di volo, in Italia starebbe per sbarcare un’altra compagnia (la spagnola Volotea), intenzionata ad avvalersi degli stessi “benefit” di Ryanair. E allora “Ministeri e autorità agiscano quanto prima per ripristinare condizioni di corretta concorrenza ed equità di trattamenti – conclude l’Anpav – come ha fatto la Francia”. Qualche anno fa, con un decreto sul lavoro, l’Eliseo ha imposto alla low cost di uniformarsi alla legislazione sul lavoro in vigore oltralpe. Denunciata dai sindacati locali, Ryanair è stata poi rinviata a giudizio per impiego illecito di personale navigante. Conclusione: il processo va avanti e la compagnia, pur di non assoggettare alla normativa francese il proprio personale, ha chiuso la base di Marsiglia.
Insomma, se venissero ascoltati anche i sindacati italiani, presto ciò che l’a.d. Michael Cawley ha definito il fiore all’occhiello della Ryanair – l’Italia è uno dei mercati più importanti per il marchio – potrebbe appassire.