Ore otto di lunedì mattina. Ci troviamo in un tabacchi-bar a Casal dei pazzi, nel quartiere periferico di Roma. Mentre una lunga fila di gente attende al bancone, per comprare le sigarette o pagare il caffè con cui far fronte alla giornata, un tintinnio accompagna questa routine quotidiana. Sono i jingle delle slot machines già operativi. Ci sono quattro postazioni, tutte occupate. Sono soprattutto uomini, età media 40 anni. E la stessa scena la rivedi in altri bar e altri quartieri. Negli schermi televisivi invece passa la réclame della Sisal: “Gioca il giusto, gioca responsabile”. Come se fosse facile, con i tempi che corrono. In Italia la Commissione Antimafia, nella sua ultima relazione, calcola nel nostro paese un milione di dipendenti dal gioco, 300 mila persone in più rispetto ai dati del 2007. I più colpiti dalla mania e dall’illusione delle vincite facili, secondo una ricerca dell’Eurispes, sono soprattutto giovani, disoccupati, anziani e i ceti medio-bassi. “Un fenomeno sociale”,dunque, “acuito dalla crisi economica che stiamo vivendo” secondo il Ministro per la cooperazione sociale Andrea Riccardi, sentito al telefono dal Fattoquotidiano.it.
Altro aspetto preoccupante registrato dall’istituto di ricerca, presieduto di Gian Maria Fara, è quello dei “teen-player”, ragazzi dai 13 e i 17 anni che iniziano a giocare e scommettere in età precoce. Su circa 3 milioni di giocatori calcolati dall’indagine, il 38% sono minorenni, un milione e 130mila in termini assoluti.
E nel mentre crescono i ludopatici e gli appassionati del gioco aumentano anche le entrate erariali dello Stato. Nel 2011 si registra un più 10%, con 13, 5 miliardi racimolati dalle concessionarie legate ai Monopoli di stato. Come coniugare allora l’aspetto sociale con la questione finanziaria? E’ questa la scommessa lanciata dal ministro Riccardi che la scorsa settimana ha avviato il dibattito in Parlamento. Il ministro della salute Riccardo Balduzzi ha ripreso il tema, in un’intervista rilasciata ad Avvenire, nella quale assicura che “la ludopatia sarà presto, anzi prestissimo, considerata a tutti gli effetti una malattia, come negli Stati Uniti , dove da trent’anni il gioco d’azzardo è inserito nell’elenco delle patologie”.
I tecnici di palazzo Chigi lavorano, però, anche su un altro fronte: quello della regolamentazione degli spot sul gioco d’azzardo che ultimamente impazzano su internet e nei media tradizionali.“Il gioco d’azzardo come il fumo”, è questa la proposta del ministro Riccardi che pensa di bandire o almeno di stabilire regole più ferree sulla pubblicità, alla pari di prodotti ormai considerati nocivi come le sigarette e l’alcool. “Ho pensato ai giovani, alle difficoltà che hanno nell’inserirsi nel mercato del lavoro. Ai pensionati che vedono ridursi i mezzi di sussistenza. E mi sono domandato se non fosse il caso di regolamentare gli spot che possono favorire dipendenze, soprattutto in tempi difficili come questi”, dice il titolare della Cooperazione al Fattoquotidiano.it. “Lo Stato ha delle responsabilità sulle persone e deve fare qualcosa” ha aggiunto il ministro, secondo il quale c’è anche un problema culturale alla base: “In tempi stretti, quando non si hanno possibilità, si gioca per il miracolo, per la magia, ma il messaggio educativo per i giovani deve essere diverso. Deve essere quello che la vita è pazienza, lavoro, costruzione che la vita non si guadagna con una puntata d’azzardo. Inoltre spesso per continuare a giocare si fanno debiti, abbiamo storie impressionanti in questo senso, storie che scivolano nell’usura. Il fatto che lo Stato si renda conto di questo problema enorme e grave è già, secondo me, un fatto positivo.”
Dello stesso parere anche Alfio Lucchini, il presidente nazionale di Federserd, la federazione italiana che aggrega tutti i dipartimenti e i Sert che si occupano di dipendenze, che ha salutato con favore sia le parole del ministro Balduzzi che quelle di Riccardi. “Finalmente siamo arrivati a parlare di patologia, il nodo della questione”, afferma Lucchini che aggiunge: “Solo così infatti si potrà avviare un programma di assistenza e cura delle persone, un sistema di prevenzione che finora sul territorio non esiste, eccetto in qualche realtà come il Piemonte, il Veneto e parzialmente l’Emilia Romagna dove ci sono state proposte di legge e fondi stanziati per le ludopatie”.
I centralisti di “Help line”, la linea (800 921 121) della federazione attiva in tutto il territorio nazionale, raccolgono ogni giorno le “storie impressionanti” di cui parla il ministro Riccardi, l’appello e le richieste d’aiuto di amici e familiari che sanno cosa vuol dire avere accanto un dipendente dal gioco d’azzardo. “C’è il marito che nonostante abbia un reddito, spende tutto il suo salario mensile, perché non può fare a meno di giocare. E c’è chi sperpera addirittura il patrimonio di famiglia, senza curarsi del futuro dei propri figli – racconta Lucchini – Poi ci sono gli anziani, i disoccupati, e soprattutto tanti giovani, che giocano per cercare di cambiare la loro vita”. Molte anche le famiglie indigenti con difficoltà finanziarie che non hanno nulla da perdere. Per questo secondo Lucchini siamo di fronte non tanto ad un problema di dipendenza che è reale e deve essere affrontato, ma “a un problema di povertà che aumenta.“ Non puoi reclamare gioca il giusto, sii responsabile: è una contraddizione in termini in una società in difficoltà”, sostiene il presidente di Federserd secondo cui il governo è di fronte a un bivio e deve affrontare una fase cruciale, così come accadde quando venne interdetta buona parte della pubblicità sugli alcolici o sulle sigarette. “Penso che il ministro Riccardi non voglia avviare una fase proibizionista – conclude Lucchini – ma soltanto accrescere la tutela dei consumatori e far si che il governo, di fronte alla miseria dilagante, non rimanga inerte ma assuma, questo sì “giusto” e dovuto, ruolo che è appunto quello dello Stato”.