A un anno esatto dalla tragedia giapponese e per la prima volta dal 1978, negli Stati Uniti è stato dato il via libera alla costruzione di due nuovi reattori nucleari. Si tratta dei numeri 3 e 4 della centrale di Vogtle, in Georgia. Un investimento da oltre 22 miliardi di dollari, deciso nonostante le forti opposizioni del presidente della Commissione per la sicurezza nucleare americana (Nrc), Gregory Jaczko. Che, davanti al sì pronunciato dagli altri quattro membri dell’agenzia governativa, ha spiegato la sua posizione: “Non posso approvare questa autorizzazione come se Fukushima non fosse mai accaduto” ha detto.
Il potere di Gregory Jaczko non è stato sufficiente. I reattori AP1000 di terza generazione ad acqua pressurizzata della giapponese Toshiba e la sua affiliata statunitense Westinghouse si faranno. Il presidente della Nrc è stato l’unico, durante la votazione, a legare la concessione dell’autorizzazione ad “impegni irrevocabili”, come il completamento di alcuni miglioramenti nella sicurezza della centrale. Ma la sua presa di posizione è stata da più parti considerata inopportuna, se non addirittura “abusiva”, come affermato da un membro del Partito Democratico.
Il dissenso del presidente della Nrc è stato visto come “un altro segno delle disfunzioni” ai vertici della Nuclear Regulatory Commission. “Questo non è il modo per creare fiducia nell’americano medio, né di gestire le regolamentazioni nucleari”, accusa ad esempio Ed Batts, partner della multinazionale DLA Piper.
Anche per Kristine Sviniki, uno dei componenti del comitato che hanno approvato l’ampliamento dell’impianto di Vogtle, Jaczko si sbaglia, perché “non c’é nessuna amnesia individuale o collettiva” di quanto accaduto esattamente un anno fa in Giappone. Non solo, per Sviniki il presidente della Commissione sembra dimenticare che questo progetto permetterà la creazione di “4 o 5mila posti di lavoro nel momento di picco di attività nel cantiere”.
Non tutti, però, sono contro Jaczko. Per il democratico Edward Markey, membro del Congresso Usa, non è infatti lui ad avere sbagliato, ma è l’Agenzia che presiede ad avere “abdicato il suo dovere di proteggere la salute e la sicurezza pubbliche, solo per permettere un rilancio dell’industria nucleare più economico e più veloce”. Era dal traumatico incidente del 1979 a Three Mile Island, durante cui si verificò la parziale fusione del nocciolo, che ogni progetto di questo tipo veniva bloccato sul nascere. Solo fra il 2007 e il 2009 non hanno avuto il permesso i progetti di 13 compagnie, per la costruzione di ben 25 reattori. Ma oggi, proprio durante la ricorrenza della tragedia giapponese di Fukushima Daiichi, il rilancio dell’industria nucleare americana è finalmente sancito.
Una rinascita possibile anche grazie all’Energy Policy Act, con cui il 16 febbraio 2010 l’amministrazione Obama ha approvato la richiesta di prestito agevolato della Southern Company, società costruttrice degli impianti di Vogtle: 8,3 miliardi di dollari, che unendosi ai 14 già preventivati dalla compagnia permetteranno il completamento dell’opera entro i prossimi 5 anni. Il reattore 3 entrerà infatti in servizio nel 2016, il 4 l’anno successivo.