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La Lega e la marcia sull’odio

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Lo abbiamo sempre saputo. Ma ora ad ammetterlo è Roberto Maroni in persona. Sulla xenofobia – ha detto ieri l’ex ministro dell’interno all’Università di Varese – “a volte la Lega Nord ci ha marciato”, con l’obiettivo di “raggiungere consensi”. “Il mio obiettivo – ha aggiunto – è quello di correggere i pregiudizi nei confronti della Lega, perchè difendere la propria identità territoriale non significa essere razzisti

Visto com’è facile? Dopo anni di odio, basta una scrollata di spalle e la giostra si rimette in moto. Ci abbiamo marciato, dice. Sì è cosi, ce n’eravamo accorti. E sappiamo bene cos’è la Lega.

E’ quella di Bossi che nel 99 contro la legge sull’immigrazione Turco-Napolitano se ne uscì con un ragionamento del tipo: “Il progetto mondialista americano è chiaro: vogliono importare in Europa 20 milioni di extracomunitari” il tutto “per i propri interessi” da perpetrare “attraverso l’economia mondialista dei banchieri ebrei e attraverso la società multirazziale”. (Piero Citati ci sentì “echi da Mein Kampf”).

E’ quella di Salvini che nel 2009 propose di “pensare a posti o vagoni sui tram riservati ai milanesi” per “proteggere” quelle donne “che non possono sentirsi sicure per l’invadenza e la maleducazioni di molti extracomunitari”.

La Lega è quella di Borghezio certo, dei treni disinfettati dalla prostitute.
É quella di Calderoli, e della passeggiata con un maiale al guinzaglio sul terreno dove doveva nascere una moschea.
E quella del vice-sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini che si distinse in un comizio urlando: “Gli immigrati andrebbero vestiti da leprotti per fare pim pim pim col fucile. Io li schederei a uno a uno. Purtroppo la legge non lo consente. Errore: portano ogni tipo di malattia: Tbc, Aids, scabbia, epatite…”.

La Lega, soprattutto, è quella di Maroni che da titolare del Viminale diceva: “Per contrastare l’immigrazione clandestina non bisogna essere buonisti ma cattivi”, lo stesso che si spese per le ridicole “ronde”. Maroni è quello che si ha ideato e messo la propria faccia sui respingimenti indiscriminati in mare dei profughi preveniente dal Nord Africa – per i quali l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea per i diritti umani. Respingimenti che, come scrive oggi Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera (raccontando il film in uscita, Mare Chiuso, dedicato a questa pagina buia della nostra storia), portavano profughi e clandestini a “essere accalappiati come cani” dopo essere stati respinti in Africa, per poi essere “abbandonati a migliaia in mezzo al deserto del Sahara”. “Non possiamo tollerare che le persone rischino la vita siano torturate, e che l’85 per cento delle donne che arrivano a Lampedusa siano state violentate” faceva sapere il servizio informazione della Chiesa Cattolica.

Tutto ciò cosa è stato allora? Un modo “di marciare” per “guadagnare consensi” spiega  Maroni. Semplice no? Cosa importa poi la vita di persone in carne e ossa; l’esistenza e la pelle di uomini e donne arrivate o nate in Italia? Meglio lo spaccio intensivo di odio che, di certo, ha dato i suoi frutti: qualche assessore, qualche sindaco, carriere in parlamento e posti di responsabilità per smerciare affari – come suggeriscono le indagini su Boni in Lombardia.

Come poi, Maroni e compagni, possano guardarsi allo specchio la mattina, o guardare in faccia i loro figli dopo aver “marciato” su tutto questo dolore, questo rimane un mistero.

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