Definire “assassino” chi ha ucciso, involontariamente, il proprio figlio non è reato. E nemmeno esprimere il proprio dolore quando si vede quella persona prendere tranquillamente un caffè al bar. Su queste basi il gup di Ferrara Piera Tassoni ha archiviato la querela contro Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, intentata da Paolo Forlani, uno dei quattro agenti condannati in secondo grado per l’omicidio colposo del figlio avvenuto il 25 settembre 2005.
Si conclude così uno dei procedimenti contro la madre coraggio (un altro processo, questa volta nato da una denuncia della pm Mariaemanuela Guerra, è pendente a Mantova) che aveva fatto esplodere a livello nazionale il caso della morte di Federico attraverso un blog. Proprio in quel diario telematico Patrizia Moretti aveva scritto il 27 aprile 2011 il post incriminato.
In quelle frasi la donna raccontava di aver incontrato “uno di quelli che hanno tolto la vita a Federico (la frase originaria, poi sostituita nel giro di qualche ora, era “uno degli assassini di mio figlio”, ndr), tranquillo e allegro con una ragazza” dentro un locale. La madre del 18enne descriveva quindi il suo stato d’animo dicendo che “quando vedo uno di loro mi manca il fiato, come a mio figlio. Mi si ferma il cuore, come a lui. Non riesco più a respirare, non so reagire. Vorrei urlare, picchiare, uccidere, ma non ne sono capace”.
Per quelle parole Forlani la querelò per le diffamazione e istigazione a delinquere. Il pm Ombretta Volta che si occupò del fascicolo aveva già chiesto l’archiviazione, alla quale però si erano opposti gli avvocati del poliziotto. Alla successiva udienza il giudice ha deciso comunque per il non luogo a procedere e ha prosciolto la Moretti. “Credo che il giudice abbia deciso semplicemente secondo giustizia” è il commento della madre di Federico, “scortata” in aula dal suo avvocato, Fabio Anselmo, che si limita a definire la scelta del gup “una decisione scontata e doverosa”.