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La sanità pubblica e
il modello Veronesi

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I dati che negli ultimi giorni ha licenziato il Censis dovrebbero indurci ad alcune considerazioni in merito alla salute pubblica e al sistema sanitario. Viene evidenziato come la spesa privata da parte degli italiani per le cure sia in progressivo aumento. Da una parte, probabilmente, cala la fiducia nei confronti della sanità e dall’altra le riduzioni della spesa sanitaria abbassano costantemente la qualità e l’adeguatezza delle cure.

La settimana scorsa il prof. Umberto Veronesi ha rilanciato la questione che, alla luce dei conti pubblici, pare ineludibile. Sostiene Veronesi che, tramontata l’idea di una sanità gratuita per tutti, è necessario provvedere affinché coloro che hanno redditi alti provvedano ad assicurarsi togliendosi dal sistema sanitario nazionale.

Questo libererebbe risorse e possibilità di tornare a cure migliori per coloro che hanno redditi poco coniugabili con ulteriori esborsi per settori della salute (vedi, ad esempio, la riabilitazione, la psichiatria e l’odontoiatria ). Veronesi pone, quindi una questione essenziale, che vede nel rischio di un decadimento progressivo delle offerte sanitarie e socio sanitarie, un coltello puntato solo alla gola di chi ha di meno dal momento che chi ha di più, se non trova quello che cerca nella sanità pubblica, la cerca nel privato.

Un privato bizzarro per altro, che massimamente succhia risorse al pubblico dal momento che le cliniche da noi sono solite convenzionarsi, accreditando prestazioni e strutture, e quindi godendo dei privilegi del settore pubblico senza appesantirsi degli oneri di questo settore.

Inoltre le assicurazioni, operando in conflitto di interessi con le cliniche in merito alla appropriatezza di una cura, sarebbero ben meno permeabili come controlli e rigore della politica nostrana.

Capire quale è la soglia di reddito sopra la quale ci si deve assicurare è compito della politica. Comprendere che attualmente il dettato costituzionale che la salute è un diritto sempre più sulla carta e sempre meno nella sostanza, è compito di ogni cittadino.

Compito dei tecnici è indicare quale possibili soluzioni possano essere adottate non limitandosi a dire che ci vogliono maggiori risorse, ma individuando modelli alternativi al sistema attuale che, a macchia di leopardo, è capace di offrire accanto alla prestazione ottima anche quella pessima.

Chiaramente, lo dico a scanso di equivoci, mantenendo inalterate le poste di bilancio dedicate alla sanità. Altrimenti la deriva statunitense con sanità diverse a seconda del censo e del quattrino, sarebbe assicurata

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