Due turisti italiani rapiti in India. La notizia viene rilanciata dalla stessa tv indiana. Il rapimento, secondo fonti locali, sarebbe stato effettuato da un gruppo di maoisti e sarebbe avvenuto nello stato dell’Orissa. La Farnesina sta verificando la notizia. Secondo la Ndtv, sarebbe stato chiesto un riscatto. Il rilascio degli ostaggi, secondo queste fonti, dipende dalle risposte che si daranno alle richieste dei sequestratori.
La stessa emittente televisiva ha spiegato che “il rilascio dipendedall’accoglimento delle richieste dei loro sequestratori”. I rapitori dei turisti italiani avrebbero infatti avanzato 13 richieste al governo per il loro rilascio.
Sempre stando al sito internet della Ndtv i turisti italiani sarebbero stati rapiti a Kandhmal, in Orissa, mentre facevano foto di donne locali vicino a un fiume. Il gruppo maoista che li avrebbe rapiti, prosegue la tv, avrebbe avanzato tra le richieste per il rilascio, quella del rilascio dei prigionieri politici e lo stop all’operazione Greenhunt, offensiva delle truppe governative contro di loro. E’ la prima volta che i maoisti sequestrano turisti stranieri.
L’Orissa è uno stato federato dell’India orientale, con una popolazione di circa 37 milioni di abitanti. Nello stato indiano sono attivi circa 20mila guerriglieri maoisti, che rappresentano oggi una delle principali sfide per la sicurezza interna dell’India. Occupano un ‘corridoio rosso’ che s’estende dallo Stato meridionale dell’Andhra Pradesh, attraversa il Chattisgarh, fino al West Bengala e al Nepal. Secondo stime del governo, i ribelli comunisti sono presenti in un terzo dei 600 distretti indiani, in prevalenza campagne e foreste popolate da comunità tribali. Nel 2009, l’anno più sanguinoso, i ribelli hanno lanciato oltre mille attacchi contro obiettivi governativi, uccidendo almeno 600 persone. Noti come ‘naxaliti’ dall’insurrezione del 1967 a Naxalbari, Bengala Occidentale, rappresentano un movimento con diverse sfaccettature. L’ideologia marxista comunista a cui si ispirano continua a sedurre le masse agricole e le comunità tribali rimaste escluse dal boom economico. Ma i sanguinosi attentati, le estorsioni e i rapimenti per finanziarsi li hanno confinati dietro un muro di ostilità dell’opinione pubblica. In loro favore si sono tuttavia levate voci di intellettuali di sinistra come la scrittrice pacifista Arundhati Roy, che s’è detta pronta a mediare in un eventuale negoziato di pace coi ribelli. Dietro la guerriglia maoista, secondo alcuni analisti, ci sarebbero i finanziamenti e le armi di Pechino.
Sono nove gli italiani ancora ostaggio di bande armate in tutto il mondo. Tra loro c’è Rossella Urru, la cooperante rapita nel sud dell’Algeria in ottobre e scomparsa tra le dune del Sahara: nei giorni scorsi si era diffusa la notizia, poi smentita, di una sua liberazione. Della giovane donna, però, si sono perse al momento le tracce.
Nella stessa zona del sequestro Urru, è stata catturata a febbraio 2011 anche la turista fiorentina Maria Sandra Mariani, 53 anni. E’ l’ostaggio da più tempo nelle mani dei rapitori. I sequestratori fanno capo probabilmente ad Al Qaida per il Maghreb islamico, la rete integralista che controlla l’immensa fascia desertica che va dall’Algeria alla Mauritania, dal Mali al Niger, al Ciad fino al Sudan. Lo scorso 19 gennaio il cooperante siciliano Giovanni Lo Porto viene catturato con un collega tedesco in Pakistan. Sarebbe nelle mani del gruppo talebano Tehrik-e-Taliban. Sono sempre prigionieri dei pirati poi, i sei italiani della nave ‘Enrico Ievoli’ sequestrata il 27 dicembre scorso al largo delle coste dell’Oman e che sarebbe alla fonda al largo delle coste somale. Di recente si è concluso in maniera tragica il sequestro di Franco Lamolinara, ingegnere di 48 anni originario di Gattinara (Vercelli), rapito il 12 maggio scorso nel nord della Nigeria, al confine con il Niger e poi ucciso il giorno del blitz, il 9 marzo scorso.