Fabrice Muamba

Si è accasciato al suolo ed è morto all’improvviso D. Venkatesh, centrocampista indiano di 27 anni del Bangalore Mars. E’ successo martedì, durante una partita di campionato: Venkatesh è entrato in campo nella ripresa e pochi minuti dopo è collassato a terra. I media locali hanno riportato che, non essendoci ambulanze disponibili, il giocatore è stato trasportato con un rudimentale risciò all’Hosmat Hospital, dove è giunto morto. Il dottor Ajith Benedict Royan attribuisce le cause del decesso, avvenuto per arresto cardiaco, alla sindrome da morte improvvisa. E spiega che, se al giocatore fosse stato somministrato immediatamente dell’ossigeno, forse avrebbe potuto salvarsi. Come Fabrice Muamba, il centrocampista del Bolton collassato sabato scorso a causa di un infarto durante una partita di FA Cup contro il Tottenham. Il pronto intervento dei medici e l’immediato uso del defibrillatore gli hanno salvato la vita.

Muamba è ancora ricoverato al London Chest Hospital ma è considerato fuori pericolo ed è già in grado di parlare e di riconoscere le persone a lui care. Il 23enne congolese naturalizzato britannico può dirsi miracolato visto che, spiegano i dottori, il suo cuore si è fermato per 78 interminabili minuti, nei quali era tecnicamente morto. Anche per lui si era parlato in un primo momento di sindrome della morte improvvisa: un fenomeno che colpisce persone sane e rimane inspiegabile anche dopo gli esami post-mortem, stimato essere meno dello 0,1 per cento del totale dei decessi. Ma ultimamente le morti improvvise per arresto cardiaco di calciatori professionisti sui campi di calcio si susseguono con preoccupante continuità.

In tal senso, il 2011 è stato un anno terribile. Ad aprile è morto per infarto Lokissimbaye Loko, centrocampista della nazionale del Ciad e della squadra francese del FC Beaumontois. Ad agosto l’ex nazionale giapponese Naoki Matsuda è collassato durante un allenamento con il Matsumoto Yamaga F.C. ed è deceduto due giorni dopo in ospedale. A novembre il difensore nigeriano Bobsam Elejiko è morto in campo durante una partita di coppa in Belgio. Il 2010 se possibile è stato ancor ancora più tragico, con ben cinque calciatori morti all’improvviso sul campo per problemi cardiaci. Ma tutto il nuovo millennio è stato costellato di morti sul campo, anche eccellenti: calciatori di primissima fascia collassati sul prato verde per arresto cardiaco e mai più rialzatisi.

Valgano gli esempi dello spagnolo Daniel Jarque, capitano dell’Epanyol morto a 26 anni durante un ritiro estivo a Coverciano nell’agosto del 2009. O il caso del connazionale Antonio Puerta, terzino di 22 anni del Siviglia deceduto in ospedale tre giorni dopo una serie ripetuta di arresti cardiaci avvenuta durante la partita il Getafe, prima giornata della Liga del 2007. Lo stesso anno di Phil O’Donnell, centrocampista 35enne del Motherwell, il cui cuore si è fermato durante una partita di campionato contro il Dundee United. O le tragiche morti in diretta televisiva dell’ungherese Miklos Feher, attaccante 24enne del Benfica deceduto durante una partita di campionato col Vitoria de Guimaraes nel 2004, e del centrocampista del Manchester City e della nazionale camerunense Marc Vivienne Foé, stramazzato al suolo al minuto 72 della semifinale di Confederation Cup contro la Colombia nel 2003.

Giovani, forti, atletici e nel fiore degli anni. Escluso Venkatesh, negli altri casi si tratta di calciatori professionisti che militavano nei massimi campionati europei: costantemente monitorati nella salute, continuamente obbligati a esami medici, ben al di là di quelli a cui sono sottoposte le persone normali. Eppure non ce l’hanno fatta, nessuno di loro è stato fortunato come Fabrice Muamba. O come Antonio Cassano del Milan, trasportato d’urgenza a gennaio dall’Aeroporto di Malpensa al Policlinico di Milano, dove gli è stata diagnosticata un’ischemia ed è stato immediatamente operato al cuore. O come Eric Abidal, difensore del Barcellona in attesa di sottoporsi a un trapianto di fegato lunedì prossimo, dopo che ad aprile era già stato operato d’urgenza a causa di un carcinoma epatico. Com’è possibile un tale scempio per quella che dovrebbe rappresentare la meglio gioventù atletica? Una domanda che fa scaturire troppi interrogativi e altrettante ombre.

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