Filomena Terzini, funzionaria regionale indagata dalla procura di Bologna per il caso Terremerse, sentita dalla guardia di finanza a sommarie informazioni nell’aprile dello scorso anno, tira in ballo Bruno Solaroli, ex sindaco di Imola ed ex capo di gabinetto di Vasco Errani, quest’ultimo indagato per falso ideologico.
Il governatore dell’Emilia Romagna scrisse infatti una lettera alla procura, portata sulla scrivania dei magistrati di piazza Trento Trieste da Filomena Terzini e dal collega Valtiero Mazzotti. Una lettera con allegata la relazione sul finanziamento alla coop Terremerse di Giovanni Errani, fratello del presidente, scritta da Terzini e Mazzotti in seguito alla lettura su Il Giornale nell’ottobre 2009 di un articolo che raccontava le opacità di quel finanziamento pubblico da un milione di euro.
La domanda che le fiamme gialle pongono a Terzini riguarda la “variante” di cui si parla nella relazione, cioè la variante al permesso a costruire del 23 maggio 2006, che secondo l’accusa non è una semplice variante, ma un vero e proprio permesso. Fatto che fa supporre l’impossibilità di costruire la cantina di Terremerse entro il termine massimo per avere diritto al finanziamento (il 31 maggio 2006). Sembrerebbe un dettaglio da poco, ma è proprio per aver parlato di variante che Terzini, Errani e Mazzotti sono indagati per falso ideologico. E Terzini risponde che di variante parlò al telefono il Comune di Imola e che “il contatto con il Comune fu l’allora capo di gabinetto, l’onorevole Bruno Solaroli, già sindaco di Imola”. Spiegando agli investigatori che fu sempre Solaroli ad averle detto che “un titolo abilitativo assorbiva l’altro”.
Un fatto quest’ultimo non vero, in quanto il dirigente del settore urbanistica di Imola, Fulvio Bartoli, sentito anche lui dai finanzieri, aveva spiegato che “si trattava di un progetto completamente diverso” da quello previsto dal primo permesso del 2005. Terzini si difende sottolineando che prese per buone le informazioni che le furono date.
Dalle altre domande fatte dai finanzieri emergono poi altre imprecisioni nella relazione, che era anche stata letta nell’aula del Consiglio regionale. Nella relazione infatti si afferma che a causa della pioggia battente fu impedita la costruzione del tetto della cantina per la quale fu chiesta una proroga di un mese, anche se venne appurato che ci fu solo qualche pioggia. E Terzini si difende affermando che non spettava a lei la verifica dei fatti.
Anche Aurelio Selva Casadei, il dipendete regionale accusato di aver scritto il falso sulla data di fine lavori, fu sentito il 14 giugno 2010 come persona informata sui fatti, rispondendo alle domande sulle lacune dei controlli con vaghi “non ho visto” o “non ho potuto verificare”.
Intanto Vasco Errani ha nominato il suo avvocato, Alessandro Gamberini, e ora avrà modo di spiegare le sue ragioni davanti al pm titolare del fascicolo, Antonella Scandellari. Potrebbe anche chiedere di farsi interrogare dai magistrati, scelta già preannunciata da Terzini tramite il suo avvocato Nicola Mazzacuva.
Questo blocco di testimonianze e verbali del caso Terremerse riguarda l’accusa a Errani di falso ideologico in concorso con Valtiero Mazzotti e Filomena Terzini (questi ultimi indagati anche per favoreggiamento personale nei confronti di Giovanni Errani). Secondo l’accusa Vasco Errani e i due funzionari, dopo aver letto l’articolo di giornale in cui si metteva in dubbio la concessione di un milione di euro, avrebbero concordato il contenuto di un documento, che secondo il pm Scandellari avrebbe ridimensionato la posizione di Giovanni Errani e sviato l’attenzione dal focus dell’inchiesta in corso, poi presentato in procura.
L’altro aspetto riguarda, invece, la concessione del finanziamento di un milione di euro, che secondo la procura si basava su un presupposto falso, cioè la fine dell’opera entro il 31 maggio 2006. Per questo motivo, il progettista dello stabilimento di Imola, Gian Paolo Lucchi, il direttore dei lavori e responsabile della sicurezza Alessandro Zanotti e un altro funzionario regionale, Aurelio Selva Casadei, sono indagati per truffa e per aver indotto in errore “con i raggiri e le falsità” la Regione sulla corretta ultimazione della cantina.