“La ‘ndrangheta è fortemente presente in Lombardia. Ha il monopolio del movimento terra ed è coinvolta nelle grandi bonifiche e nel trattamento dei rifiuti”. A lanciare l’allarme questa volta è Gaetano Pecorella. Il deputato del Pdl è presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, per due giorni in trasferta alla prefettura di Milano per svolgere audizioni sul tema delle ecomafie. Aggiunge Alessandro Bratti, capogruppo del Pd in commissione, che i reati ambientali “sono spesso legati a reati di corruzione della pubblica amministrazione”. Parole che risuonano in una regione rappresentata da un consiglio e da una giunta con diversi indagati. Tra loro pure due ex assessori all’Ambiente, Massimo Ponzoni e Franco Nicoli Cristiani.

Mafia e corruzione. Due piaghe anche in Lombardia. Dice Pecorella: “Non possiamo più illuderci che questa regione sia immune dalla criminalità organizzata di stampo mafioso”. La ‘ndrangheta c’è, nessuno più lo nega. “E’ fortemente presente – continua il deputato del Pdl – con nuove strutture e con le ‘ndrine, cioè le filiali delle storiche famiglie calabresi. E ha il sostanziale monopolio del movimento terra”, l’attività di base di ogni cantiere, dalla costruzione di una villetta alle grandi infrastrutture. Qui Pecorella cita uno dei casi analizzati in questi giorni: quello di un appalto in cui 17 delle 19 imprese intervenute avevano legami con la ‘ndrangheta.

Le mafie sono assai attive anche nel settore delle grandi bonifiche. Che in Lombardia vogliono dire soprattutto il quartiere milanese di Santa Giulia, l’ex Sisas di Pioltello-Rodano e il polo chimico di Mantova. Aree dove persistono situazioni non ancora risolte e che preoccupano, dice Pecorella.

C’è poi il ciclo dei rifiuti. Infiltrazioni della criminalità organizzata, ma anche attività illecite da parte di aziende non riconducibili alla ‘ndrangheta, come la Locatelli di Grumello Monte (Bergamo): finita nel 2009 nelle carte di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano per aver subappaltato lavori nei cantieri Tav ad aziende del clan Paparo, il suo nome ha riempito le pagine di cronaca quattro mesi fa, dopo l’arresto del presidente Pierluca Locatelli. Accusato, tra l’altro, di avere interrato sotto il cantiere della Brebemi rifiuti illeciti e di avere pagato tangenti a Franco Nicoli Cristiani. Corruzione, appunto. Con questa accusa è stato arrestato l’ex vice presidente della consiglio regionale della Lombardia, che è stato anche assessore all’Ambiente, come Massimo Ponzoni, in manette per lo stesso reato e per il fallimento della società immobiliare Pellicano.

Rappresentanti delle istituzioni i cui nomi finiscono nelle carte delle inchieste giudiziarie. Ulteriore fattore di rischio per la Lombardia? Risponde Pecorella: “Non è un fenomeno soltanto lombardo, non vedo un collegamento automatico. Ci sono amministratori che possono approfittare delle situazioni in cui è richiesto il loro intervento per consentire certe attività o controllarle”. Sui casi di Nicoli Cristiani, Ponzoni e degli altri indagati del consiglio regionale bisogna vedere che cosa verrà davvero trovato a loro carico. Ma una questione di moralità della classe politica esiste, ammette Pecorella.

Più duro il giudizio di Bratti: “In una regione dove uno stesso sistema è rimasto al potere per anni – dice il deputato del Pd – è evidente che si possano creare situazioni degenerative. In Lombardia gli operatori che fanno bonifiche sono quasi sempre gli stessi”.

Ora la sfida lombarda si chiama Expo 2015. Evidente il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, vista la mole cospicua di lavori previsti. Uno strumento utile, dice Pecorella, potrà essere il protocollo per la legalità nato su iniziativa del comune di Milano e del prefetto. “Prevede che se le società fanno scelte sbagliate, cedendo subappalti a imprese legate alla ‘ndrangheta, ci sia la possibilità della revoca dell’appalto stesso, che è un fatto estremamente grave per l’azienda. Se diventasse norma di carattere nazionale sarebbe un altro strumento di lotta alla criminalità organizzata”.

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