“No ai diktat della Bce e del governo Monti-Napolitano”. E’ stato il messaggio della manifestazione di “Occupyamo Piazza Affari” che oggi ha attraversato il centro di Milano. Alla manifestazione hanno partecipato migliaia di persone (alcune migliaia per la questura, 25mila per gli organizzatori). In testa al corteo molte figure della sinistra extraparlamentare, dei sindacati, ma anche movimenti, associazioni, centri sociali. Tante bandiere di sindacati, partiti e dei movimenti No-Tav. Le principali anime dei manifestanti sono sintetizzate dagli striscioni e dai cori. Un corteo centrato sulla ideale “occupazione” di piazza Affari “come simbolo del potere della finanza”. All’apertura del corteo, comunque, non sono comunque mancati slogan per i “popoli della Valsusa”. Alla protesta hanno preso parte anche studenti, pensionati, militanti dei centri sociali e alcuni genitori con i bambini al seguito.

In un corteo che, a parte qualche azione “sanzionatoria” contro le banche, è stato sostanzialmente pacifico, gli animi si sono accesi per qualche minuto dopo l’arrivo di un drappello di carabinieri in tenuta antisommossa davanti alla Unicredit di piazza Cordusio. Dopo pochi minuti, l’arretramento dei militari in via Tommaso Grossi, lontano dai manifestanti, ha riportato la calma. Poco prima un gruppo di ragazzi aveva steso macerie davanti all’ingresso dell’istituto di credito (a rappresentare le macerie lasciate dalla crisi finanziaria) e attaccato banconote giganti con l’effige di Mario Draghi, dal simbolico valore di 1.935.800 milioni di euro, ovvero l’entità del debito italiano.

Migliaia in corteo (video di Franz Baraggino)

Altri blitz da parte dei manifestanti sono stati messi in atto lungo gran parte del tragitto del corteo: pannelli di compensato attaccati con schiuma sigillante sui bancomat e gli ingressi di alcune banche (come la Cariparma di via Molino delle Armi) e striscioni calati dall’alto delle impalcature di una palazzina di via De Amicis (“Siamo il 99% e siamo in credito”) e da un grande pannello pubblicitario in via Torino (“Voi il debito, noi la rivolta”). Infine innumerevoli le scritte e tag lasciate sui muri degli edifici che hanno costeggiato l’itinerario da piazza Medaglie d’Oro a piazza Affari.

In largo Crocetta, in precedenza, si era sviluppato un piccolo incendio alla porta d’ingresso di una filiale Unicredit: a prendere fuoco era stata della colla utilizzata per attaccare delle tavole di legno sulla porta: “Abbiamo chiuso simbolicamente questa banca” hanno detto i dimostranti. In corso di Porta Romana a Milano quattro giovani hanno simbolicamente murato l’ingresso della Bnl con cazzuole, mattoni e cemento. Un’operazione eseguita in pochi minuti con una ventina di mattoni. Nel frattempo in via Molino delle Armi i commercianti hanno abbassato le saracinesche per timore di eventuali disordini nella manifestazione.

Prima dell’inizio della manifestazione invece due autobus, provenienti da Napoli, i cui passeggeri erano diretti al corteo, sono stati fermati al casello di Melegnano dalla polizia che, dopo un controllo, ha sequestrato delle mazze di cui una custodita nel vano bagagli. Una persona è stata denunciata.

Ferrero: “Monti a casa”. “Siamo qui per mandare a casa il governo Monti e chiediamo al Pd di staccare la spina – dichiara il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero –  Il Pd continua a lamentarsi della politica del governo Monti e poi lo sostiene, è un comportamento schizofrenico che io non capisco”. Così rilancia un’alleanza dei partiti a sinistra dei democratici: “Siamo per un soggetto di sinistra – ha aggiunto – che preveda un ampio schieramento con l’Idv, Sel, Sinistra critica, No-Tav contro Monti per dire no a una politica liberista. Siamo e saremo con la Cgil”.

“Non si tratta – ha spiegato Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della Confederazione di base – di discutere verso quale sistema di capitalismo andare, ma al contrario di discutere del superamento di un sistema fondato sull’interesse del capitale. Bisogna subito attivare una politica economica fondata sui beni comuni che eviti di far pagare la crisi ai lavoratori e ai pensionati”. Al corteo partecipa anche il presidente del comitato centrale della Fiom Giorgio Cremaschi: “Il licenziamento economico scardina l’articolo 18 ed è ridicolo dire che la reintegrazione impedisce gli abusi. L’articolo 18 va lasciato così com’è, così come è sbagliata l’intera riforma Monti”. Come mai la Cgil non c’è? “Questa è una manifestazione specificamente contro il governo Monti mentre la Cgil ha deciso una politica di iniziative sindacali. Invece qui si vuole costruire un’opposizione più ampia e trasversale alle politiche del governo e che raccolga l’opposizione sociale e anche la No Tav. Come è noto non condivido la posizione della Cgil sulla reintegra nel licenziamento economico perchè ritengo che l’articolo 18 sia intoccabile. Altrimenti i licenziamenti proprio in questa situazione di crisi saranno migliaia e non sarà possibile tutelare i lavoratori”.

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