Il numero due della Regione Lombardia, il vicepresidente Andrea Gibelli, della Lega, è sotto processo a Lodi con l’accusa di minacce e percosse alla moglie, l’architetto Maria Giovanna Venturini. Dunque non sono 10, come si pensava finora, ma 11 i consiglieri al Pirellone con guai giudiziari. Quattro i leghisti: Davide Boni, accusato di corruzione, Monica Rizzi, assessore allo Sport, accusata a Brescia di aver fabbricato falsi dossier contro i nemici di Renzo Bossi, detto il Trota; Daniele Belotti, indagato a Bergamo per le violenze degli ultras dell’Atalanta, e Gibelli, appunto, che è anche assessore all’Industria.
Il vice di Roberto Formigoni è stato denunciato nell’ottobre 2009. Ancora adesso, però, il processo penale, davanti al giudice di Pace, è alle eccezioni preliminari: non è stato possibile notificargli gli atti. Spediti all’indirizzo indicato dal vicepresidente (la sua casa di Lodi), tornano al mittente perché il destinatario è “irreperibile”. Singolare, se si pensa che l’esponente leghista è stato deputato e dal 2010 è vicepresidente di una regione. La moglie si è rivolta alla procura di Lodi il 27 ottobre 2009.
Nella denuncia-querela, che Il Fatto ha potuto leggere, la signora Venturini racconta che il 15 ottobre il marito, da cui è separata di fatto dal marzo 2009, arriva a casa sua, intorno alle 18, insieme alle due figlie: “Ferma sull’uscio della porta… consegnavo allo stesso una busta contenente le fotocopie delle fatture relative alle spese straordinarie effettuate per le bambine e l’abitazione famigliare di cui chiedevo il pagamento… Il signor Gibelli si metteva a urlare… il tono della voce era talmente elevato da attirare l’attenzione della vicina di casa… Spaventata dal comportamento di mio marito chiedevo di andarsene… Provavo a chiudere la porta senza riuscirvi… Alla presenza delle nostre figlie minori riusciva a entrare in casa, mi spingeva per terra e mi faceva cadere all’indietro. Io riuscivo a rialzarmi e, disperata, gli chiedevo di uscire… Lui, grazie alla differente forza fisica, spingeva con violenza la porta verso di me, mi schiacciava tra la porta e il muro per ben tre volte, tanto che la porta mi colpiva alla spalla, al braccio e al costato. Altresì sulla faccia. Il giorno dopo presentavo ematomi”.
DUE FOTO ritraggono la signora con ecchimosi sugli zigomi. Gibelli, sempre secondo il racconto della moglie, è andato via solo quando lei ha chiesto alla vicina di chiamare i carabinieri. Non prima, però, di averle urlato “Giuro che te ne pentirai”. Quella frase, la signora Venturini-Gibelli l’ha vissuta come una minaccia: “Mi ha letteralmente terrorizzata dato il “potere” che mio marito è in grado di gestire attesa la sua importanza nel panorama politico nazionale”.
La moglie del vicepresidente della Regione Lombardia quel pomeriggio del 15 ottobre 2009 è finita al pronto soccorso di Lodi dove i medici le hanno dato una prognosi di 15 giorni per “contusione all’avambraccio-omero sx e arcata costa-le dx”. Nel referto non sono indicati gli ematomi sul viso perché sono apparsi diverse ore più tardi. A novembre 2011, rappresentata dall’avvocato Franz Sarno, si è costituita parte civile contro il vicepresidente lombardo “per avere con più azioni consecutive di un medesimo disegno criminoso minacciato di un male ingiusto” la moglie, pronunciando la frase “Giuro che te ne pentirai e per averla schiacciata tra la porta e il muro procurandole lesioni personali”.
Anche l’ultima udienza del processo, a gennaio, è andata a vuoto per l’impossibilità di inviare gli atti a Gibelli. L’avvocato Sarno ha chiesto al giudice di Pace di provvedere alla notifica presso la Regione Lombardia dove Gibelli “ricopre la carica di vicepresidente”. Intanto, l’esponente leghista ha già guadagnato 3 anni in vista della prescrizione che, a bocce ferme, scatta nell’autunno 2015.