Avere rapporti “privilegiati” con Pierangelo Daccò era conveniente perché l’uomo d’affari aveva forti legami con il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni e con il settore della sanità. Lo ha affermato il direttore in un interrogatorio ai pm di Milano Costantino Passerino, direttore amministrativo della Fondazione Maugeri di Pavia, al centro di una nuova inchiesta sulla sanità lombarda che oggi ha portato all’arresto di sei persone, compreso lo stesso Daccò, già detenuto per il crac del San Raffaele.
Dalle casse della Fondazione Maugeri, secondo l’accusa, sono stati sottratti 56 milioni di euro. Tra gli arrestati figura l’ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Antonio Simone (con la Dc nei primi anni novanta). Simone è stato assessore delle giunte lombarde tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta ed è uno storico esponente di Comunione e Liberazione ed il suo nome era comparso nell’inchiesta sul crac del San Raffaele.
Gli ordini di custodia cautelare hanno colpito anche diversi dirigenti della Fondazione, tra cui lo stesso Passerino, e per Daccò, protagonista dell’inchiesta sul crac del San Raffaele, per la quale proprio oggi sono stati chiesti sette rinvii a giudizio. Proprio Daccò rappresenta il collegamento tra le due indagini. Le altre persone colpite dal provvedimento del gip Vincenzo Tutinelli, chiesto dai pm Luigi Orsi, Laura Pedio, Antonio Pastore e Gaetano Ruta, sono il consulente Gianfranco Mozzali, il commercialista Claudio Massimo. Per Umberto Maugeri, presidente dell’omonima fondazione che gestisce alcune cliniche in Lombardia, sono stati disposti gli arresti domiciliari, ma l’interessato risulta irreperibile, perché si troverebbe all’estero. Gli investigatori ritengono tuttavia che Maugeri farà presto rientro in Italia. Per lui il gip ha disposto una misura cautelare più lieve in ragione della sua età (il presidente della fondazione è infatti ultrassettantenne).
Le accuse sono, a vario titolo, associazione a delinquere aggravata dal carattere transazionale e finalizzata al riciclaggio, appropriazioni indebite pluriaggravate, frode fiscale ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Gli arresti sono stati eseguiti da finanzieri e poliziotti della polizia giudiziaria di Milano, guidati dal maggiore delle Fiamme gialle Ernesto Carile e dal vicequestore della Ps Marco Ciacci.
I fatti contestati sono relativi a un periodo che va dal 2004 al 2011. A tutti è contestata l’associazione a delinquere transnazionale finalizzata al riciclaggio, appropriazioni indebite, frodi e emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il solo Daccò deve rispondere alcune attribuzioni fittizie di beni (tra Milano, Lussemburgo, Lugano, Vienna). La stessa ipotesi di reato è stata attribuita a Passerino, Mozzali, Massimo e Maugeri tra il 2006 e lo scorso anno. Per Simone l’accusa è riciclaggio (dal 2004 al 2011), mentre il solo Massimo è anche accusato di emissione di false fatture.