Se un candidato viene eletto consigliere regionale nell’Italia dei Valori, ma non completa nello stesso partito la legislatura per espulsione o dimissione passando a un altro gruppo, deve pagare una penale da 100 mila euro. È l’effetto di un “impegno” che, ad accettazione della candidatura, viene firmato per concorrere a un seggio e al conto finale per l’addio, valido anche per i parlamentari, si deve aggiungere una quota di 1.500 euro al mese che deve essere devoluta al partito di Antonio Di Pietro.
È il caso di Matteo Riva, consigliere comunale di Reggio Emilia e dal 2010 esponente dell’assemblea regionale che, dopo il “divorzio” post elettorale dall’Idv e l’adesione al gruppo misto in Regione Emilia Romagna, si è visto notificare un’ingiunzione di pagamento da 130 mila euro più interessi: 100 mila per la “penale” e i restanti 30 mila euro per le quote mensili non pagate al partito dal momento in cui è uscito fino alla fine della legislatura. Sulla vicenda emiliana, adesso, dovrà essere il tribunale di Reggio a pronunciarsi e lo farà il prossimo 12 luglio, quando verrà discussione l’opposizione con cui Riva risponde alla richiesta economica dell’Idv.
Ma Silvana Mura, parlamentare dell’Idv e rappresentante legale del partito, dice che non è l’unico caso: è già accaduto in Puglia e una situazione analoga si è creata, senza ancora giungere a conclusione, anche in Sardegna. “È un impegno che tutti noi eletti per l’Italia dei Valori compriamo”, afferma la deputata. “Si tratta di un meccanismo studiato in base alla legge elettorale regionale. Nel caso dell’Emilia Romagna, sono 9 le province che hanno concorso all’elezione di Matteo Riva e tutto il partito ha collaborato a quel risultato. Dunque, se anche adesso fa parte del gruppo misto, deve comunque onorare l’impegno di un gruppo di lavoro, non di un singolo”.
Andando a guardare le carte del caso che sta facendo emergere l’“impegno”, viene raccontata una vicenda che inizia il 3 gennaio scorso, quando viene depositata un’ingiunzione di pagamento per conto dell’Italia dei Valori. A redarre il decreto è l’avvocato Sergio Scicchitano del foro di Roma che, a Reggio Emilia, viene rappresentato dal collega Luca Nasciuti, entrambi con incarichi pregressi per conto del partito (Nasciuti è anche assessore nella giunta di Quattro Castella). E nell’atto si parla di una “promessa di pagamento […] condizionata all’avvenuta elezione del signor Riva al consiglio regionale dell’Emilia Romagna” nella tornata del 28 e 29 maggio 2010.
Inoltre, nella sua “promessa”, il consigliere si sarebbe impegnato a versare 3.500 euro al mese “per rimborsare il partito delle ingenti spese sostenute a favore di tutti i candidati […] per la campagna elettorale”, importo scontato a 1.500 euro, sempre mensili, se l’eletto si fosse iscritto al partito e al gruppo consiliare. Ma è soprattutto il punto contrassegnato dal numero 6 ad attirare l’attenzione. Si tratta di “una clausola penale” in cui il consigliere, “in caso di inadempimento delle obbligazioni assunte, avrebbe dovuto pagare la somma complessiva di 100 mila euro”.
Tradotto in altri termini, si risponde con uno scotto economico se si rompe con il partito. Ed è quello che accade nel luglio 2011 quando Matteo Riva denuncia quella che oggi, raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it, chiama una “gestione interna discutibile”, compresa la questione della raccolta di firme che lo hanno tagliato fuori dalla corsa per l’incarico di coordinatore provinciale dell’Idv, ricoperto da Liana Barbati. È l’episodio che segna il “fine corsa” del politico reggiano all’interno del partito di Antonio Di Pietro. “A quel punto”, aggiunge in proposito, “sono stato messo alla porta”.
In seguito Riva – classe 1969, dal 2008 al 2011 nell’Idv dopo esperienze in formazioni cattoliche e comuniste e con una breve collaborazione pregressa con Isiamed Roma – continua con il suo impegno in Comune a Reggio, dove l’Idv non ha più rappresentanti, e in Regione. Ma per l’Italia dei Valori la questione non è chiusa. Lo sarà solo quando lo sarà anche il fronte economico.
“A tutt’oggi”, si legge infatti nell’ingiunzione, “il partito […] è creditore […] della somma di 30 mila euro di mancato pagamento delle rate mensili […] di maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre 2010 e per i mesi da gennaio a dicembre 2011 nonché della somma di euro 100 mila a titolo di penale”. A fine febbraio arriva la risposta legale di Riva che, avvalendosi dell’avvocato Paola Soragni, presenta opposizione al decreto.
I motivi parlano di “contratto” per la candidatura “imposto” e non “sottoposto”, di una campagna elettorale a cui “Riva provvedeva personalmente, senza ricevere alcuna contribuzione dal partito” e senza nemmeno vedersi riconoscere fondi “pur ricevendo il partito i rimborsi elettorali previsti dalla legge”. Inoltre – si aggiunge – il consigliere ex Idv, finché ha militato nella fila del partito, avrebbe versato “direttamente in contanti” 17.500 euro e all’opposizione vengono allegate le ricevute di prelievo.
Su questo aspetto ha qualcosa da dire Silvana Mura, che afferma: “Se ha pagato in contanti, dovrebbe avere delle ricevute firmate. Oppure le distinte di bonifici, non dei semplici documenti che attestano i prelievi”. Ma anche a fronte di quest’affermazione, l’avvocato di Riva, con la sua opposizione, chiede la “nullità del contratto per illeicità della causa”. Fuori dal linguaggio legalese, Matteo Riva afferma che “non si può obbligare nessuno alla militanza in un partito. Quando ho deciso di candidarmi, mi sono stati sottoposti i documenti da firmare. Saranno stati un centinaio e li ho sottoscritti in fiducia, senza leggerli tutti, perché non pensavo che contenessero una ‘promessa di pagamento’, nessuno me l’aveva spiegato”.
Infine solidarietà al consigliere è giunta da due ex compagni di partito. Si tratta di Claudio Zoboli, assessore a Luzzara e capogruppo Idv nella circoscrizione sud del Comune di Reggio Emilia, e Salvatore Di Gregorio, esponente della giunta di Rubiera. In una nota congiunta, scrivono a proposito dell’iniziativa dell’Italia dei Valori: “La condanniamo fortemente. Una cosa è il dibattito, pur aspro, politico. Altra cosa è il tribunale. Non si può obbligare nessuno a militare in un partito e non si può costringere alcun eletto, dalla più piccola circoscrizione al parlamento, ad avere un vincolo di mandato”.
Emilia Romagna
Uscire dall’Italia dei Valori costa caro: penale di 100 mila euro agli eletti che lasciano
“È un impegno che tutti noi eletti per l'Italia dei Valori compriamo”, spiega il rappresentante legale del partito, Silvana Mura, che è anche parlamentare. Così è finita in tribunale la guerra con Matteo Riva che dal partito è stato espulso e si è visto recapitare un decreto ingiuntivo di 130.000 euro
È il caso di Matteo Riva, consigliere comunale di Reggio Emilia e dal 2010 esponente dell’assemblea regionale che, dopo il “divorzio” post elettorale dall’Idv e l’adesione al gruppo misto in Regione Emilia Romagna, si è visto notificare un’ingiunzione di pagamento da 130 mila euro più interessi: 100 mila per la “penale” e i restanti 30 mila euro per le quote mensili non pagate al partito dal momento in cui è uscito fino alla fine della legislatura. Sulla vicenda emiliana, adesso, dovrà essere il tribunale di Reggio a pronunciarsi e lo farà il prossimo 12 luglio, quando verrà discussione l’opposizione con cui Riva risponde alla richiesta economica dell’Idv.
Ma Silvana Mura, parlamentare dell’Idv e rappresentante legale del partito, dice che non è l’unico caso: è già accaduto in Puglia e una situazione analoga si è creata, senza ancora giungere a conclusione, anche in Sardegna. “È un impegno che tutti noi eletti per l’Italia dei Valori compriamo”, afferma la deputata. “Si tratta di un meccanismo studiato in base alla legge elettorale regionale. Nel caso dell’Emilia Romagna, sono 9 le province che hanno concorso all’elezione di Matteo Riva e tutto il partito ha collaborato a quel risultato. Dunque, se anche adesso fa parte del gruppo misto, deve comunque onorare l’impegno di un gruppo di lavoro, non di un singolo”.
Andando a guardare le carte del caso che sta facendo emergere l’“impegno”, viene raccontata una vicenda che inizia il 3 gennaio scorso, quando viene depositata un’ingiunzione di pagamento per conto dell’Italia dei Valori. A redarre il decreto è l’avvocato Sergio Scicchitano del foro di Roma che, a Reggio Emilia, viene rappresentato dal collega Luca Nasciuti, entrambi con incarichi pregressi per conto del partito (Nasciuti è anche assessore nella giunta di Quattro Castella). E nell’atto si parla di una “promessa di pagamento […] condizionata all’avvenuta elezione del signor Riva al consiglio regionale dell’Emilia Romagna” nella tornata del 28 e 29 maggio 2010.
Inoltre, nella sua “promessa”, il consigliere si sarebbe impegnato a versare 3.500 euro al mese “per rimborsare il partito delle ingenti spese sostenute a favore di tutti i candidati […] per la campagna elettorale”, importo scontato a 1.500 euro, sempre mensili, se l’eletto si fosse iscritto al partito e al gruppo consiliare. Ma è soprattutto il punto contrassegnato dal numero 6 ad attirare l’attenzione. Si tratta di “una clausola penale” in cui il consigliere, “in caso di inadempimento delle obbligazioni assunte, avrebbe dovuto pagare la somma complessiva di 100 mila euro”.
Tradotto in altri termini, si risponde con uno scotto economico se si rompe con il partito. Ed è quello che accade nel luglio 2011 quando Matteo Riva denuncia quella che oggi, raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it, chiama una “gestione interna discutibile”, compresa la questione della raccolta di firme che lo hanno tagliato fuori dalla corsa per l’incarico di coordinatore provinciale dell’Idv, ricoperto da Liana Barbati. È l’episodio che segna il “fine corsa” del politico reggiano all’interno del partito di Antonio Di Pietro. “A quel punto”, aggiunge in proposito, “sono stato messo alla porta”.
In seguito Riva – classe 1969, dal 2008 al 2011 nell’Idv dopo esperienze in formazioni cattoliche e comuniste e con una breve collaborazione pregressa con Isiamed Roma – continua con il suo impegno in Comune a Reggio, dove l’Idv non ha più rappresentanti, e in Regione. Ma per l’Italia dei Valori la questione non è chiusa. Lo sarà solo quando lo sarà anche il fronte economico.
“A tutt’oggi”, si legge infatti nell’ingiunzione, “il partito […] è creditore […] della somma di 30 mila euro di mancato pagamento delle rate mensili […] di maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre 2010 e per i mesi da gennaio a dicembre 2011 nonché della somma di euro 100 mila a titolo di penale”. A fine febbraio arriva la risposta legale di Riva che, avvalendosi dell’avvocato Paola Soragni, presenta opposizione al decreto.
I motivi parlano di “contratto” per la candidatura “imposto” e non “sottoposto”, di una campagna elettorale a cui “Riva provvedeva personalmente, senza ricevere alcuna contribuzione dal partito” e senza nemmeno vedersi riconoscere fondi “pur ricevendo il partito i rimborsi elettorali previsti dalla legge”. Inoltre – si aggiunge – il consigliere ex Idv, finché ha militato nella fila del partito, avrebbe versato “direttamente in contanti” 17.500 euro e all’opposizione vengono allegate le ricevute di prelievo.
Su questo aspetto ha qualcosa da dire Silvana Mura, che afferma: “Se ha pagato in contanti, dovrebbe avere delle ricevute firmate. Oppure le distinte di bonifici, non dei semplici documenti che attestano i prelievi”. Ma anche a fronte di quest’affermazione, l’avvocato di Riva, con la sua opposizione, chiede la “nullità del contratto per illeicità della causa”. Fuori dal linguaggio legalese, Matteo Riva afferma che “non si può obbligare nessuno alla militanza in un partito. Quando ho deciso di candidarmi, mi sono stati sottoposti i documenti da firmare. Saranno stati un centinaio e li ho sottoscritti in fiducia, senza leggerli tutti, perché non pensavo che contenessero una ‘promessa di pagamento’, nessuno me l’aveva spiegato”.
Infine solidarietà al consigliere è giunta da due ex compagni di partito. Si tratta di Claudio Zoboli, assessore a Luzzara e capogruppo Idv nella circoscrizione sud del Comune di Reggio Emilia, e Salvatore Di Gregorio, esponente della giunta di Rubiera. In una nota congiunta, scrivono a proposito dell’iniziativa dell’Italia dei Valori: “La condanniamo fortemente. Una cosa è il dibattito, pur aspro, politico. Altra cosa è il tribunale. Non si può obbligare nessuno a militare in un partito e non si può costringere alcun eletto, dalla più piccola circoscrizione al parlamento, ad avere un vincolo di mandato”.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.