Difesa, nonostante la crisi il governo trova 132 milioni per la Marina militare
Contratti d'oro per Finmeccanica, Aermacchi, Agusta Westland, aziende di armamento finite al centro delle indagini di diverse procure. Secondo gli inquirenti di Napoli avrebbero avuto un ruolo anche nello scandalo che ha travolto la Lega
Ma più che le ombre e le carte coperte da segreto istruttorio a sollevare un caso, stavolta, è una scelta compiuta alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti: l’acquisto di 132,6 milioni di armi e dispositivi per la Marina Militare. Gli importi più impegnativi sono relativi alle fusoliere per i veivoli P72A. Costeranno 19 milioni e mezzo di euro in otto anni. L’aggiornamento degli elicotteri Agusta Westland con nuovi apparati di comunicazione è stato aggiudicato alla stessa impresa per 35,5 milioni e mezzo di euro. E ancora 3 milioni milioni in razzi per l’Esercito e apparati radio che consentano il controllo satellitare a bordo degli aerei (2,3 milioni). Seguono per svariati milioni mitragliatrici, munizioni, pezzi di ricambio, programmi di manutenzione. Chiudono il cerchio uno studio per l’impatto acustico nei siti militari del nuovo caccia F-35 e per “l’eliminazione di patologie alla cervicale tramite bilanciamento ergonomico dei caschi pilota di elicottero”.
Ma il problema non sono solo i costi, in evidente contrasto con la situazione del Paese. L’ennesima shopping list militare è destinata a far riesplodere la polemica in Parlamento martedì prossimo, durante la Commissione Difesa alla Camera dove sarà ascoltato proprio il direttore generale Michele Esposito, ultimo firmatario degli atti di aggiudicazione delle gare. “Dirò che non erano questi i patti e chiederò spiegazioni in merito”, attacca l’onorevole Audusto Di Stanislao (Idv) che ha fatto battaglie memorabili (quanto poco ascoltate) sul tema del disarmo: “Quei 132 milioni sono l’enneisma dimostrazione che la commissione è commissariata. Dovrebbe essere l’organo politico di indirizzo in materia di difesa e invece ogni volta scopriamo che le scelte vengono fatte altrove, a totale discrezionalità delle singole direzioni e senza alcuna garanzia che siano state prese per fare gli interessi del Paese e non quello dell’industria degli armamenti”. Al centro della discussione proprio Finmeccanica e la sua galassia di aziende pubbliche. “Per capire cos’altro scopriremo domani leggendo i giornali abbiamo chiesto in un’audizione dei vertici il piano industriale di Finmeccanica e non è mai pervenuto. Martedì ribadirò che non possono fare i comodi loro, non possono comportarsi da impresa privata quando vogliono e da azienda pubblica quando fa comodo”.
Meno tranciante il giudizio di Guido Crosetto (Pdl) che è stato sottosegretario alla Difesa e ne conosce bene i meccanismi. “Certo quegli acquisti destano un certo imbarazzo vista l’aria che tira nel Paese. Ma stiamo parlando di aziende che se non compra il Paese difficilmente hanno un fatturato. Che facciamo, chiudiamo l’industria bellica e mettendo a rischio 100mila posti di lavoro? E’ una scelta rilevante ma non possiamo farla con demagogia. Sappiamo tutti che la galassia di Finmeccanica è un carrozzone della Prima Repubblica usato come serbatoio di consenso per collocamenti e operazioni imposti dalla politica. Quelle aziende non devono morire ma essere riconvertite dalla loro mission originaria allo sviluppo tecnologico ad uso civile. Certo, vanno rivoltate come un calzino perché tornino ad essere normali, moderne e in grado di competere nel mondo. E’ un tassello importante delle scelte di poitica industriale di cui il Paese ha profondamente bisogno”.
Martedì si tornerà dunque a parlare dei tentativi di frenare la spesa militare. Dei caccia F35 ridotti di numero (da 131 a 90) ma confermati dal governo (nonostante gli stessi americani lo abbiano ridotto e diversi paesi si siano sfilati senza penali) e del piano di riduzione di spesa del ministro GiampaoloDi Paola approvato il 6 aprile scorso con il taglio di 50mila unità dall’organico. E non mancheranno le polemiche sugli sprechi anche sul fronte delle risorse umane. Grazie a un’interrogazione del radicale Maurizio Turco, ad esempio, si è appreso che a libro paga dell’esercito ci sono anche 176 cappellani, 5 vicari episcopali, il provicario generale e l’arcivescono ordinario militare e quasi altrettanti loro colleghi in pensione (pensioni da 43mila euro lordi/anno). Alla fine dei conti solo la cura delle anime dei militari italiani nel 2012 costerà allo Stato 15 milioni di euro.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
La Paz, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - Almeno 30 persone sono morte a causa di un incidente che ha coinvolto un autobus passeggeri, precipitato in un burrone profondo 800 metri nella città di Yocalla, nel sud della Bolivia. Lo ha riferito la polizia locale.
Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
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Politica
Difesa, nonostante la crisi il governo trova 132 milioni per la Marina militare
Contratti d'oro per Finmeccanica, Aermacchi, Agusta Westland, aziende di armamento finite al centro delle indagini di diverse procure. Secondo gli inquirenti di Napoli avrebbero avuto un ruolo anche nello scandalo che ha travolto la Lega
Per esodati, pensionati e disoccupati i soldi non ci sono mai. Per i militari, invece, pare si trovino sempre. Mentre i conti del paese arrancano infatti, il governo decide di spendere 132 milioni di euro per la nostra Marina. Una notizia nascosta tra le pieghe dell’attualità e contenuta in un estratto di aggiudicazione di gara pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in cui si legge, a caratteri ridotti, “ai sensi dell’art. 66 del Dgls n. 163/2006” per forniture e servizi militari. Segue un lungo elenco di sigle, numeri e importi. Di che si tratta? Sono una trentina di contratti d’oro che vanno a Finmeccanica, Aermacchi, Agusta Westland le aziende di armamento finite al centro delle indagini di diverse procure. Secondo gli inquirenti di Napoli avrebbero avuto un ruolo anche nello scandalo che ha travolto e decapitato la Lega.
Ma più che le ombre e le carte coperte da segreto istruttorio a sollevare un caso, stavolta, è una scelta compiuta alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti: l’acquisto di 132,6 milioni di armi e dispositivi per la Marina Militare. Gli importi più impegnativi sono relativi alle fusoliere per i veivoli P72A. Costeranno 19 milioni e mezzo di euro in otto anni. L’aggiornamento degli elicotteri Agusta Westland con nuovi apparati di comunicazione è stato aggiudicato alla stessa impresa per 35,5 milioni e mezzo di euro. E ancora 3 milioni milioni in razzi per l’Esercito e apparati radio che consentano il controllo satellitare a bordo degli aerei (2,3 milioni). Seguono per svariati milioni mitragliatrici, munizioni, pezzi di ricambio, programmi di manutenzione. Chiudono il cerchio uno studio per l’impatto acustico nei siti militari del nuovo caccia F-35 e per “l’eliminazione di patologie alla cervicale tramite bilanciamento ergonomico dei caschi pilota di elicottero”.
Ma il problema non sono solo i costi, in evidente contrasto con la situazione del Paese. L’ennesima shopping list militare è destinata a far riesplodere la polemica in Parlamento martedì prossimo, durante la Commissione Difesa alla Camera dove sarà ascoltato proprio il direttore generale Michele Esposito, ultimo firmatario degli atti di aggiudicazione delle gare. “Dirò che non erano questi i patti e chiederò spiegazioni in merito”, attacca l’onorevole Audusto Di Stanislao (Idv) che ha fatto battaglie memorabili (quanto poco ascoltate) sul tema del disarmo: “Quei 132 milioni sono l’enneisma dimostrazione che la commissione è commissariata. Dovrebbe essere l’organo politico di indirizzo in materia di difesa e invece ogni volta scopriamo che le scelte vengono fatte altrove, a totale discrezionalità delle singole direzioni e senza alcuna garanzia che siano state prese per fare gli interessi del Paese e non quello dell’industria degli armamenti”. Al centro della discussione proprio Finmeccanica e la sua galassia di aziende pubbliche. “Per capire cos’altro scopriremo domani leggendo i giornali abbiamo chiesto in un’audizione dei vertici il piano industriale di Finmeccanica e non è mai pervenuto. Martedì ribadirò che non possono fare i comodi loro, non possono comportarsi da impresa privata quando vogliono e da azienda pubblica quando fa comodo”.
Meno tranciante il giudizio di Guido Crosetto (Pdl) che è stato sottosegretario alla Difesa e ne conosce bene i meccanismi. “Certo quegli acquisti destano un certo imbarazzo vista l’aria che tira nel Paese. Ma stiamo parlando di aziende che se non compra il Paese difficilmente hanno un fatturato. Che facciamo, chiudiamo l’industria bellica e mettendo a rischio 100mila posti di lavoro? E’ una scelta rilevante ma non possiamo farla con demagogia. Sappiamo tutti che la galassia di Finmeccanica è un carrozzone della Prima Repubblica usato come serbatoio di consenso per collocamenti e operazioni imposti dalla politica. Quelle aziende non devono morire ma essere riconvertite dalla loro mission originaria allo sviluppo tecnologico ad uso civile. Certo, vanno rivoltate come un calzino perché tornino ad essere normali, moderne e in grado di competere nel mondo. E’ un tassello importante delle scelte di poitica industriale di cui il Paese ha profondamente bisogno”.
Martedì si tornerà dunque a parlare dei tentativi di frenare la spesa militare. Dei caccia F35 ridotti di numero (da 131 a 90) ma confermati dal governo (nonostante gli stessi americani lo abbiano ridotto e diversi paesi si siano sfilati senza penali) e del piano di riduzione di spesa del ministro Giampaolo Di Paola approvato il 6 aprile scorso con il taglio di 50mila unità dall’organico. E non mancheranno le polemiche sugli sprechi anche sul fronte delle risorse umane. Grazie a un’interrogazione del radicale Maurizio Turco, ad esempio, si è appreso che a libro paga dell’esercito ci sono anche 176 cappellani, 5 vicari episcopali, il provicario generale e l’arcivescono ordinario militare e quasi altrettanti loro colleghi in pensione (pensioni da 43mila euro lordi/anno). Alla fine dei conti solo la cura delle anime dei militari italiani nel 2012 costerà allo Stato 15 milioni di euro.
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Mondo
Ucraina, summit a Parigi: Meloni frena sull’invio di truppe. E Scholz: “Sbagliato parlare di militari Ue sul terreno”. Starmer: “Per la pace vitali le garanzie Usa”
Politica
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Tel Aviv, 17 feb. (Adnkronos) - Secondo quanto riportato dall'emittente statale israeliana Kan, citando diverse fonti, il capo dello Shin Bet, Ronen Bar, non fa più parte del team incaricato delle trattative per la liberazione degli ostaggi. Fonti a conoscenza dei dettagli affermano che Bar potrebbe unirsi a una delegazione in futuro se si svolgeranno i negoziati sulla fase due.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Prosegue la protesta di Azione alla Camera sul decreto Milleproroghe: il capogruppo Matteo Richetti e la vicecapogruppo Elena Bonetti lasciano i lavori in corso nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Bilancio. “Dopo il tempo sprecato dal governo nella discussione al Senato alla ricerca di una composizione delle divisioni interne, il testo del decreto è stato trasferito alla Camera solo questa mattina e approderà in Aula nella giornata domani. Alle Commissioni riunite – dichiarano Richetti e Bonetti – non restano che poche ore di esame notturno, una scelta che rende inutile ogni confronto di merito sulle misure contenute nel provvedimento e offende profondamente la funzione parlamentare e la dignità dei deputati membri. Se il governo intende ridurci a figuranti, abbia almeno la decenza di assumersene la responsabilità davanti al Paese. Noi non li aiuteremo”. Azione aveva già espresso nella mattinata la propria contrarietà al ripetuto ricorso alla fiducia, rendendo noto di non aver presentato, per questa ragione, emendamenti al decreto Milleproroghe.
Beirut, 17 feb. (Adnkronos) - Il governo libanese ha annunciato di aver approvato una risoluzione secondo cui soltanto lo Stato potrà possedere armi. La risoluzione chiede di fatto il disarmo di Hezbollah e include l'impegno a rispettare la risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Roma, 17 feb. (Adnkronos) - Ha ribadito le perplessità sul formato del vertice di Parigi, sull'invio di truppe europee in Ucraina e la necessità di percorrere strade che prevedano il coinvolgimento degli Stati Uniti. Queste le linee, a quanto si apprende, dell'intervento della premier Giorgia Meloni oggi al summit a Parigi convocato da Emmanuel Macron alla presenza del britannico Keir Starmer, del premier olandese, Dick Schoof, del cancelliere tedesco Olaf Scholz, del capo del governo polacco Donald Tusk e del primo ministro spagnolo Pedro Sanchez. All'Eliseo anche il segretario generale della Nato, Mark Rutte e i vertici Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen.
Meloni, a quanto si apprende, ha sottolineato di aver voluto essere presente per non rinunciare a portare il punto di vista dell’Italia, ma di avere espresso le sue perplessità riguardo un formato che, a suo giudizio, esclude molti Paesi, a partire da quelle più esposti al rischio di estensione del conflitto, anziché includere, come sarebbe opportuno fare in una fase storica come questa. Anche perché, avrebbe rimarcato la premier, la guerra in Ucraina l’abbiamo pagata tutti.
Per l'Italia le questioni centrali rimangono le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, perché senza queste ogni negoziato rischia di fallire. Quindi Meloni avrebbe rimarcato l'utilità di un confronto tra le varie ipotesi in campo, osservando come quella che prevede il dispiegamento di soldati europei in Ucraina appaia come la più complessa e forse la meno efficace. Una strada su cui l'Italia avrebbe mostrato le sue perplessità al tavolo.
Secondo Meloni, a quanto viene riferito, andrebbero esplorate altre strade che prevedano il coinvolgimento anche degli Stati Uniti, perché è nel contesto euro-atlantico che si fonda la sicurezza europea e americana. La premier avrebbe definito una sferzata sul ruolo dell'Europa quella lanciata dall'amministrazione Usa ma ricordando che prima di questa analoghe considerazioni sono state già state fatte da importanti personalità europee. È una sfida, avrebbe quindi sottolineato, per essere più concreti e concentrarsi sulle cose davvero importanti, come la necessità di difendere la nostra sicurezza a 360 gradi, i nostri confini, i nostri cittadini, il nostro sistema produttivo.
Secondo la presidente del Consiglio sono i cittadini europei a chiederlo: non dobbiamo chiederci cosa gli americani possono fare per noi, ma cosa noi dobbiamo fare per noi stessi.
Meloni avrebbe quindi rimarcato come il formato del summit all'Eliseo non vada considerato come un formato anti-Trump. Tutt’altro. Gli Stati Uniti lavorano a giungere ad una pace in Ucraina e noi dobbiamo fare la nostra parte, la sollecitazione della premier italiana. Meloni infine, sempre a quanto si apprende, avrebbe manifestato condivisione per il senso della parole del Vice Presidente degli Stati Uniti Vance, ricordando di aver espresso concetti simili in precedenza. Ancora prima di garantire la sicurezza in Europa, avrebbe sottolineato Meloni, è necessario sapere che cosa stiamo difendendo.
Parigi, 17 feb. (Adnkronos/Afp) - "La Russia minaccia tutta l'Europa". Lo ha detto la premier danese Mette Frederiksen dopo i colloqui di emergenza a Parigi sul cambiamento di politica degli Stati Uniti sulla guerra in Ucraina.
La guerra in Ucraina riguarda i "sogni imperialisti di Mosca, di costruire una Russia più forte e più grande, e non credo che si fermeranno in Ucraina", ha detto ai giornalisti, mettendo in guardia gli Stati Uniti dai tentativi di concordare un cessate il fuoco "rapido" che darebbe alla Russia la possibilità di "mobilitarsi di nuovo, attaccare l'Ucraina o un altro paese in Europa".
Parigi, 17 feb. (Adnkronos) - "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso la forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità, integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico della sua intera quota di assistenza militare all'Ucraina. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di un rafforzamento della difesa in Europa". Lo ha scritto su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.