La pressione fiscale vola e tocca un nuovo record assoluto: quest’anno il peso del fisco si attesterà al 45,1 per cento, salendo dal 42,5 per cento del 2011. Il livello di tassazione, questi i dati previsti nella bozza del documento di economia e finanza (Def) in esame domani al Consiglio dei ministri, salirà poi al 45,4 per cento nel 2013, per poi attestarsi al 45,3 per cento nel 2014 e al 44,9 per cento nel 2015.
Nella bozza si prevede che l’Italia raggiungerà un livello di zero deficit “reale” (non corretto per il ciclo) solo nel 2015 mentre l’indebitamento netto, previsto a -0,5 per cento nel 2013, scenderà a -0,1% nel 2014 e toccherà lo zero solo nel 2015. Il tasso di disoccupazione in Italia scenderà sotto il 9 per cento solo nel 2014, dopo esser salito al 9,3 per cento nell’anno in corso ed al 9,2 per cento nel 2013. L’anno successivo, prosegue il Def, scenderà all’8,9 per cento per poi calare all’8,6 per cento nel 2015. I consumi delle famiglie segneranno una flessione dell’1,7 per cento nell’anno in corso, prima di risalire al +0,2 per cento nel 2013 ed al +0,5 per cento nel 2014. L’aumento dei tassi di interesse costerà 6,3 miliardi di interessi in più nel 2012 rispetto all’anno precedente, attestandosi a 79,9 miliardi.
La notizia di un aumento delle imposte arriva in un momento difficile per la nostra economia. Bankitalia ha presentato il bollettino economico, dove permangono i segni di sofferenza per il nostro paese. Anche se nei primi mesi di quest’anno sembra profilarsi una qualche attenuazione del peggioramento delle condizioni economiche, le prospettive future sono offuscate da un elevato grado di incertezza e da forti rischi. Oltre tutto il paese si trova di fronte a un nuovo ulteriore aumento della disoccupazione e ad un calo dei redditi e della spesa da parte delle famiglie. Ma sotto il profilo dei conti, il bilancio dello stato sembra tenere, anche a dispetto del rallentamento del Pil.
Bisognerà capire come il governo reperirà le nuove risorse; è notizia di oggi che l’Irpef non subisce modifiche, rimane l’Irap, mentre è saltata l’ipotesi di far confluire i proventi della lotta all’evasione in un fondo da destinare a futuri sgravi fiscali, così come ipotizzato in alcune bozze circolate nelle ore precedenti l’approvazione del provvedimento.
L’aumento della tassazione è strettamente collegato al principio pareggio di bilancio, inserito nella Carta costituzionale quest’oggi. Già nel Def 2011, dell’allora ministro all’Economia Giulio Monti, si parlava di “correzioni fiscali aggiuntive, mirate a realizzare il pareggio di bilancio delle pubbliche amministrazioni nel 2013. Questo deve avvenire attraverso una manovra fiscale pari a 2,3 punti percentuali rispetto al Pil, nel periodo 2013-2014”.
L’Italia, secondo il Fondo Monetario Internazionale, non riuscirà a raggiungere il difficile obiettivo fino al 2017. Il deficit-Pil italiano passerà infatti dal 2,4 per cento del 2012 all’1,1 per cento nel 2017, per attestarsi all’1,5 per cento nel 2013, all’1,6 per cento nel 2014, all’1,5 nel 2015 e all’1,3 nel 2016. L’avanzo primario passerà dal 3 per cento del 2012 al 5,1 del 2017.