L'immagine postata su Facebook

Due clandestini irregolari rimpatriati su un aereo di linea a Fiumicino. Coi polsi legati da due fascette di plastica e la bocca sigillata dal nastro adesivo marrone. Scortati da quattro poliziotti. Una scena immortalata da una foto pubblicata su facebook che in queste ore viene condivisa sulle bacheche di migliaia di utenti e denuncia delle modalità di trattamento disumani.

A scattarla e a postarla sul suo profilo è stato Francesco Sperandeo, video maker, che ieri mattina si trovava sul volo Roma- Tunisi delle 9.20.  Sotto all’immagine qualche riga di testo: “Questa è la civiltà e la democrazia europea – scrive online -. Ma la cosa più grave è stata che tutto è accaduto nella totale indifferenza dei passeggeri e alla mia accesa richiesta di trattare in modo umano i due mi è stato intimato in modo arrogante di tornare al mio posto perché si trattava di una normale operazione di polizia. Normale?”

Nell’immagine compare soltanto uno dei due uomini, mentre l’altro si trovava seduto nell’ultima fila sul lato opposto nelle stesse condizioni. Erano scortati in tutto da quattro uomini in borghese che “si sono presentati come polizia di stato”. Sperandeo e il collega che lo ha accompagnato nel viaggio, alla vista dei due uomini, hanno protestato, ma sono stati invitati a sedersi ai loro posti perché “si trattava di una normale procedura di routine” per il rimpatrio.

“Quando eravamo a bordo abbiamo provato a fare le nostre rimostranze”, spiega al fattoquotidiano.it. “Ma subito dopo ci hanno invitato ad allontanarci, proprio come hanno fatto anche gli steward in servizio”. Sperandeo parla di polsi legati, che nell’immagine però non si vedono. “Purtroppo è l’unica foto che abbiamo, sono l’unico passeggero che l’ha scattata”. Alcuni hanno visto ma hanno taciuto, altri invece non si sono resi conto di chi fosse seduto in ultima fila. E c’è chi si è tranquillizzato davanti alla spiegazione delle forze dell’ordine. Una volta atterrati “noi passeggeri siamo scesi per primi, i due clandestini sono stati gli ultimi”.

Un episodio che apre scenari inquietanti sulle procedure di rimpatrio italiane e che, al momento, non è ancora stato né smentito né confermato dal ministero dell’Interno. L’ufficio stampa della Polizia di Stato anticipa che in giornata sarà diramato un comunicato ufficiale “per fornire spiegazioni a seguito degli accertamenti” ma secondo fonti giudiziarie interpellate in Cassazione, sono ipotizzabili due distinte ipotesi di reato. Si tratta di abuso di autorità, previsto dall’art. 608 del codice penale, e la violenza privata, prevista dall’art. 610. Se la Procura di Roma aprisse una indagine sulla vicenda – ad avviso delle fonti della Suprema Corte, la competenza è infatti romana – gli eventuali indagati potrebbero rischiare fino a 30 mesi di reclusione nel caso fossero accusati di abuso, e fino a quattro anni se fossero accusati di violenza privata. Quel che è certo, dicono le fonti della Cassazione, è che nessuna norma autorizza un trattamento del genere “perchè incostituzionale”.

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