Barbara Degani presidente della Provincia di Padova non ci sta, Salvatore Riina, il figlio di Totò u Curtu, non deve vivere a Padova. Oggi ha presentato al tribunale di sorveglianza di Palermo, una istanza perché riveda la scelta di aver concesso a Riina di stabilirsi nella città del Santo. “La mia è una presa di posizione assolutamente istituzionale – dice Degani – assunta perché sono convinta che la nostra città, già così nota alle cronache nazionali per l’elevato tasso di criminalità, non possa sostenere anche il carico, sostanziale e mediatico, di una presenza così ingombrante”.
La richiesta che è stata inoltrata, aggiunge la presidente, si basa “su presupposti molti solidi che non hanno nulla a che vedere con il percorso riabilitativo di Riina, ma semmai intendo porre l’accento sulla capacità che hanno la nostra città, già così in difficoltà sul fronte della criminalità organizzata, e la struttura che lo accoglie, di garantire che questo soggiorno possa essere completamente esente da qualsiasi tipo di rischi”. “In questo senso – conclude Degani – ho condiviso la decisione con la giunta, decisione nata dalla richiesta del consiglio provinciale e approvata all’unanimità lo scorso novembre”.
Salvatore, 34 anni figlio minore del boss della mafia “u curtu”, è tornato in libertà il 2 ottobre del 2011, dopo otto anni e dieci mesi scontati per associazione di stampo mafioso. Si trovava a Corleone (Palermo) sottoposto a regime di prevenzione ed era saltato, fino a due giorni fa, il provvedimento di sorveglianza che lo mandava in Veneto, come previsto dal magistrato di Pavia. Giunto al nord si è subito iscritto presso la facoltà di scienze della formazione e ha incominciato a frequentare l’associazione “Noi famiglie contro la droga e l’emarginazione” coordinata da Tina Ceccarelli, che fin dal 2011 si era data disponibile ad accogliere il giovane fra le file dei suoi volontari. Inoltre aveva colto l’occasione dei riflettori puntati su di lui all’arrivo in Veneto per cercare lavoro: “Se qualcuno fosse interessato – aveva detto ai cronisti – ora sono qui”.