Ha fatto voto di povertà, oltre che di castità e di obbedienza ai superiori. Così Roberto Formigoni è entrato a far parte dei Memores Domini, il “gruppo adulto” di Comunione e liberazione, l’élite di Cl i cui membri “seguono una vocazione di dedizione totale a Dio vivendo nel mondo”. S’impegnano alla “contemplazione, intesa come memoria tendenzialmente continua di Cristo”, e alla “missione, cioè alla passione a portare l’annuncio cristiano nella vita di tutti gli uomini”. Il fondatore di Cl, don Luigi Giussani, li ha voluti impegnati “a seguire una vita di perfezione cristiana” attraverso la pratica dei tre voti: l ’obbedienza, la povertà e la verginità. Fanno vita in comune, condividendo appartamenti in cui abitano in gruppi da tre a dodici associati, e sono presenti in 32 Paesi del mondo.
Il più noto dei Memores è Formigoni, che ha rinunciato alla famiglia e vive in comunità, con gli orari scanditi dalla preghiera, dalle Lodi mattutine alla Compieta serale. Con altri tre Memores abita in una bella casa in via Villani, a Milano. Proprietario, Salvatore Ligresti (“Ma pago un sacco di soldi d’affitto per stare lì”, ha dichiarato). Il voto di povertà lo obbliga a non avere la proprietà personale di denaro o beni: tutto è in comune. La sua dichiarazione dei redditi segnala le entrate della sua “indennità di carica” regionale: 188.389 euro. In proprietà, formalmente, ha due noni di quattro appartamenti in un condominio di Lecco, la città dov’è nato, e un terzo di un bilocale a Sanremo, oltre a una Fiat Multipla del 2008. Ma se “il frate è povero, il convento è ricco”, si potrebbe dire rovesciando la vecchia fulminante battuta di Rino Formica sul Psi di Bettino Craxi. È ricco perché dotato di una cassa comune a cui i singoli possono attingere. La cassa comune può assumere la forma, un po’ naif, di una scatola zeppa di banconote, una “cassetta di legno, di quelle che contengono le bottiglie di whisky”: la descrive così al pm di Milano Alfredo Robledo (che stava indagando sui soldi di Oil for food) Alberto Villa, uno dei Memores che hanno diviso con Formigoni la villetta di via Villani. Da quella scatola, Villa, che ha solo il suo stipendio da insegnante, sostiene di aver prelevato, nel 2002, 10 mila euro in contanti: la sua quota per comprare Obelix, la barca di cui risultano proprietari Formigoni, il suo collaboratore Marco Mazarino De Petro e un gruppo di appartenenti ai Memores. Quando il pm gli fa notare che lui non risulta tra i proprietari della barca, Villa cade dalla nuvole: “Lo apprendo ora”. Caso unico di non-proprietario, pur pagante, a sua insaputa. Per queste dichiarazioni al magistrato, Villa nel febbraio 2012 è stato condannato in primo grado a quattro mesi di carcere, per false dichiarazioni al pubblico ministero. Stessa pena, stesso reato, per un altro dei Memores che vivono con Formigoni: Alberto Perego. E qui arriviamo al personaggio centrale del Cerchio Magico di Formigoni (con Pierangelo Daccò e Antonio Simone). Di professione commercialista, Perego è colui che gestisce la “cassa comune” del gruppo. Non una scatola di legno sotto il letto, bensì una sofisticata rete di società offshore. L’ultima rogatoria in Svizzera di Robledo ha accertato che proprio Perego (che ha mentito negandolo) era il titolare di un conto presso la Bsi di Chiasso denominato “Paiolo”. Ed era sua anche la società Candonly, uno strumento finanziario dalla storia complicata. Nasce a Dublino, poi viene trasferita a Londra, infine in Olanda. Ha, nel tempo, conti alla Lgt Bank di Vaduz, alla Bsi di Zurigo, alla Beirut Ryad Bank e Barclays Bank di Londra, alla Ing Bank di Amsterdam.
A un certo punto, in Candonly Perego viene affiancato da un altro Memores, il segretario di Formigoni Fabrizio Rota, poi i due sono sostituiti da De Petro. Sempre di Perego è anche il sancta sanctorum del sistema finanziario di Formigoni, la Fondazione Memalfa (chiusa dopo essere stata scoperta dai magistarti). Nata nel 1992 a Vaduz, in Liechtenstein, ha come beneficiari economici, ciascuno al 50 per cento, Alberto Perego e Fabrizio Rota. Lo statuto prevede che alla morte di uno dei due beneficiari, il patrimonio venga assegnato interamente all’altro e, alla morte di entrambi, alla Associazione Memores di Massagno, filiale svizzera dell’associazione, con sede in un sobborgo di Lugano. Su Paiolo e sui conti delle tre Candonly e di Memalfa passano, negli anni, fiumi di soldi. A Candonly arrivano 829 mila dollari versati da una società del gruppo Finmeccanica, Alenia Marconi. Secondo il direttore di Alenia, Giancarlo Elmi, sono un “ringraziamento” per un appalto da 20 milioni di dollari in Iraq (affare che però non è mai andato in porto). Vi affluiscono anche oltre 700 mila dollari pagati da Cogep, una società che “ringrazia” Formigoni per le assegnazioni di petrolio iracheno ottenute grazie ai buoni rapporti del presidente lombardo con il cattolico Tareq Aziz, braccio destro di Saddam. Sempre a Candonly arrivano, oltre a misteriosissimi soldi che provengono da Cuba e dall’Angola, 50 mila euro versati da Agusta, che nel 2003 vende un elicottero alla Regione Lombardia. Scoperta questa rete, la “cassa comune” è passata di mano: a gestirla, secondo i pm, ora sono personaggi come Piero Daccò, o come Antonio Simone.
da Il Fatto Quotidiano del 19 aprile 2012
Politica
I “Memores” di Formigoni: una vita di conti correnti e società offshore
Il gruppo laico di Comunione e Liberazione di cui fa parte il governatore vive in comunità e condivide anche i soldi. E fa voto di povertà, oltre che di castità e di obbedienza ai superiori
Il più noto dei Memores è Formigoni, che ha rinunciato alla famiglia e vive in comunità, con gli orari scanditi dalla preghiera, dalle Lodi mattutine alla Compieta serale. Con altri tre Memores abita in una bella casa in via Villani, a Milano. Proprietario, Salvatore Ligresti (“Ma pago un sacco di soldi d’affitto per stare lì”, ha dichiarato). Il voto di povertà lo obbliga a non avere la proprietà personale di denaro o beni: tutto è in comune. La sua dichiarazione dei redditi segnala le entrate della sua “indennità di carica” regionale: 188.389 euro. In proprietà, formalmente, ha due noni di quattro appartamenti in un condominio di Lecco, la città dov’è nato, e un terzo di un bilocale a Sanremo, oltre a una Fiat Multipla del 2008. Ma se “il frate è povero, il convento è ricco”, si potrebbe dire rovesciando la vecchia fulminante battuta di Rino Formica sul Psi di Bettino Craxi. È ricco perché dotato di una cassa comune a cui i singoli possono attingere. La cassa comune può assumere la forma, un po’ naif, di una scatola zeppa di banconote, una “cassetta di legno, di quelle che contengono le bottiglie di whisky”: la descrive così al pm di Milano Alfredo Robledo (che stava indagando sui soldi di Oil for food) Alberto Villa, uno dei Memores che hanno diviso con Formigoni la villetta di via Villani. Da quella scatola, Villa, che ha solo il suo stipendio da insegnante, sostiene di aver prelevato, nel 2002, 10 mila euro in contanti: la sua quota per comprare Obelix, la barca di cui risultano proprietari Formigoni, il suo collaboratore Marco Mazarino De Petro e un gruppo di appartenenti ai Memores. Quando il pm gli fa notare che lui non risulta tra i proprietari della barca, Villa cade dalla nuvole: “Lo apprendo ora”. Caso unico di non-proprietario, pur pagante, a sua insaputa. Per queste dichiarazioni al magistrato, Villa nel febbraio 2012 è stato condannato in primo grado a quattro mesi di carcere, per false dichiarazioni al pubblico ministero. Stessa pena, stesso reato, per un altro dei Memores che vivono con Formigoni: Alberto Perego. E qui arriviamo al personaggio centrale del Cerchio Magico di Formigoni (con Pierangelo Daccò e Antonio Simone). Di professione commercialista, Perego è colui che gestisce la “cassa comune” del gruppo. Non una scatola di legno sotto il letto, bensì una sofisticata rete di società offshore. L’ultima rogatoria in Svizzera di Robledo ha accertato che proprio Perego (che ha mentito negandolo) era il titolare di un conto presso la Bsi di Chiasso denominato “Paiolo”. Ed era sua anche la società Candonly, uno strumento finanziario dalla storia complicata. Nasce a Dublino, poi viene trasferita a Londra, infine in Olanda. Ha, nel tempo, conti alla Lgt Bank di Vaduz, alla Bsi di Zurigo, alla Beirut Ryad Bank e Barclays Bank di Londra, alla Ing Bank di Amsterdam.
A un certo punto, in Candonly Perego viene affiancato da un altro Memores, il segretario di Formigoni Fabrizio Rota, poi i due sono sostituiti da De Petro. Sempre di Perego è anche il sancta sanctorum del sistema finanziario di Formigoni, la Fondazione Memalfa (chiusa dopo essere stata scoperta dai magistarti). Nata nel 1992 a Vaduz, in Liechtenstein, ha come beneficiari economici, ciascuno al 50 per cento, Alberto Perego e Fabrizio Rota. Lo statuto prevede che alla morte di uno dei due beneficiari, il patrimonio venga assegnato interamente all’altro e, alla morte di entrambi, alla Associazione Memores di Massagno, filiale svizzera dell’associazione, con sede in un sobborgo di Lugano. Su Paiolo e sui conti delle tre Candonly e di Memalfa passano, negli anni, fiumi di soldi. A Candonly arrivano 829 mila dollari versati da una società del gruppo Finmeccanica, Alenia Marconi. Secondo il direttore di Alenia, Giancarlo Elmi, sono un “ringraziamento” per un appalto da 20 milioni di dollari in Iraq (affare che però non è mai andato in porto). Vi affluiscono anche oltre 700 mila dollari pagati da Cogep, una società che “ringrazia” Formigoni per le assegnazioni di petrolio iracheno ottenute grazie ai buoni rapporti del presidente lombardo con il cattolico Tareq Aziz, braccio destro di Saddam. Sempre a Candonly arrivano, oltre a misteriosissimi soldi che provengono da Cuba e dall’Angola, 50 mila euro versati da Agusta, che nel 2003 vende un elicottero alla Regione Lombardia. Scoperta questa rete, la “cassa comune” è passata di mano: a gestirla, secondo i pm, ora sono personaggi come Piero Daccò, o come Antonio Simone.
da Il Fatto Quotidiano del 19 aprile 2012
MANI PULITE 25 ANNI DOPO
di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ AcquistaArticolo Precedente
Montecitorio come un supermarket: la spesa esce di nascosto dalla Camera
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".