Dopo quelli della Wagon Lits, adesso tocca ai 170 lavoratori della Format Contact Center, società che per conto della Tsf, Tele Sistemi Ferroviari (un tempo partecipata dalle Ferrovie dello Stato), gestisce il call center di Trenitalia. Da diversi mesi non percepiscono regolarmente lo stipendio, ma adesso la cosa che più li spaventa è il licenziamento: sarà effettivo a partire dal prossimo 12 giugno.

Immediata la replica di Trenitalia, sentitasi chiamata in causa dopo le prime proteste dei lavoratori per i ritardi nei pagamenti: “Quelli della Format sono dipendenti di una società esterna al Gruppo Fs – precisa Trenitalia – Tale impresa lavora in regime di subappalto per conto del Raggruppamento temporaneo di imprese (RTI). Nei confronti di detto Raggruppamento – conclude la nota – Trenitalia ha sempre puntualmente e con continuità pagato il servizio”. Insomma l’azienda di Mauro Moretti non vuole saperne nulla: “Non siamo noi la causa del ritardo nel pagamento dei loro stipendi”. Ma allora chi è? E soprattutto chi ha deciso di dar loro il ben servito?

Nel 2010 una cordata tutta italiana, formata da Ansaldo, Engineering, Telecom Italia e con a capo Almaviva, il colosso dei call center e dei servizi informatici, si aggiudica la maxi gara, da circa 1,3 miliardi di euro, per la gestione in outsourcing dei servizi It, dell’infrastruttura di elaborazione dati, di gestione e sviluppo delle applicazioni software e di call center del gruppo Fs. Ma a svolgere i servizi sono perlopiù i dipendenti di altre società (in subappalto per l’appunto), in primis Format Systems & Networks.

La società di Sesto San Giovanni (Mi) – fino a quando a controllare Tsf c’erano anche le Ferrovie dello Stato – prendeva diverse commesse. E assumeva. Qualche mese prima di aggiudicarsi l’appalto però, Almaviva rileva da Ferrovie dello Stato S.p.a, per soli 32 milioni, il 39% del pacchetto azionario della Tsf (possedeva già il 61%). Divenendo così azionista unico della società, ridenominata in Almaviva Tsf S.p.a. Un ottimo investimento in vista di quella gara miliardaria.

Con il totale controllo della Tsf e mandataria della cordata che per 84 mesi gestirà i sistemi It e di rete, software e call center di Fs, Almaviva decide per una politica di internalizzazione. Le commesse alla Format, che nel frattempo – all’inizio del 2011 – ha creato a Roma due sotto-società, Format Contact Center (per il call center di Fs) e Format Service Desk (per i sistemi informatici), non verranno rinnovate. Almaviva ha già iniziato a formare ed assumere – con contratti di apprendistato – nuovo personale. “Dipendenti che – ricordano i sindacati – all’azienda costeranno di meno rispetto a quelli di Format, nell’ipotesi di un assorbimento”. Per l’intera Format Contact Center la commessa sarebbe dovuta scadere a marzo 2013. Il condizionale è più che mai d’obbligo, perché i 170 operatori dell’89.20.21 andranno a casa invece tra meno di due mesi. “Pochi mesi fa – spiega Maurizio Fiore, delegato Rsu Uilm – la Format ci ha messi a conoscenza dell’esistenza di una clausola presente sul contratto secondo cui, con un preavviso di trenta giorni, Almaviva ha la facoltà di rescindere il rapporto con la Format quando vuole”. Una doccia fredda per i lavoratori che però, con la speranza che si potesse trovare un accordo – magari proprio con un’operazione di assorbimento della stessa Almaviva – o arrivare quantomeno fino alla scadenza della commessa, non hanno mai “creato alcun disagio all’azienda e parallelamente ai cittadini”. Ma Almaviva non vuole andare avanti fino al 2013. E purtroppo sul loro contratto collettivo nazionale di lavoro non è presente la cosiddetta clausola di salvaguardia sociale, quella norma cioè che prevede che, nel cambio appalto, i lavoratori passino da un’azienda ad un’altra.

Da domani “per acquistare biglietti, cambiare la prenotazione, avere informazioni sui servizi delle Frecce, Cartafreccia e sulla navigazione del sito trenitalia.com”, potreste non avere l’aiuto dell’89.20.21. Gli operatori hanno proclamato uno sciopero ad oltranza.

Non se la passano meglio i lavoratori della Format Service Desk, l’altra società in subappalto. Per loro la commessa è scaduta lo scorso dicembre e circa cinquanta di loro sono già in cassa integrazione. Per gli altri (poco più di cinquanta), ogni mese, la scadenza viene rimandata a quello successivo. Anche per loro il prossimo potrebbe essere l’ultimo.

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