Inneggia alla guerra, invoca la libertà per il nord, denuncia trame e complotti. Umberto Bossi ha l’aspetto di un leader stanco e ferito, ma non disdegna di ritirare fuori i vecchi argomenti, cercando forse di rinverdire quel sentimento antinazionale a cui la Lega ricorre puntualmente nei momenti di difficoltà. Il presidente del Carroccio è arrivato a Como con mezz’ora di anticipo sulla tabella di marcia e si è trovato davanti ad una sala deserta. Ad aspettarlo solo un manipolo di militanti e un centinaio di sedie vuote. Nella città lariana, dove si vota per le amministrative tra meno di due settimane, uno scenario così desolato non si era mai visto, men che meno ad un evento padano.

Il leader stanco si è seduto in disparte ad attendere il suo pubblico. All’ora prefissata il comizio del Senatùr a sostegno del candidato sindaco Alberto Mascetti è cominciato. Ad ascoltarlo una ventina di candidati consiglieri, qualche quadro di partito e una cinquantina di sostenitori. È tornato a evocare la “battaglia per l’indipendenza”, Umberto Bossi, perché “il nord, dopo tanti anni di Italia e di Roma, ne ha piene le scatole”. Il presidente della Lega ha rilanciato il messaggio leghista della prima ora. Ha spiegato come secondo lui la Lega debba ripartire “unita e compatta”, lasciandosi alle spalle le difficoltà del momento.

VIDEO – GLI SFOGHI DI BOSSI A COMO

Sull’ultimo capitolo della telenovela giudiziaria, quella della presunta maxi tangente arrivata da Finmeccanica, Bossi ha messo subito un freno alle insinuazioni: “Lì di solito lavorava Giorgetti, che è un pretino. Di Giorgetti sono ultrasicuro, se gli davano le tangenti lui gliele portava indietro”. Bossi è tornato ad alimentare la tesi del complotto antileghista ordito dallo Stato: “Se eravamo al governo tutto questo non sarebbe successo”. Secondo il Senatùr la bufera giudiziaria è stata studiata a tavolino: “Se Napoli, Reggio Calabria e Milano si mettono a cercare le corna in casa della Lega evidentemente qualcosa non quadra, oppure è un paese di merda”.

L’espressione escatologica è stata salutata da un caloroso applauso del pubblico a cui è seguita un’altra esternazione del leader leghista, che non si capacita del perché i pm di Reggio Calabria “avanzano il tempo di pensare alle beghe della Lega con tutta la mafia che hanno”. Sempre nell’ottica dell’estremizzazione delle posizioni, Bossi è anche riuscito a rinnegare anni di permanenza nei palazzi romani: “Spero sempre che nessuno vada più a fare il deputato a Roma, io compreso – ha spiegato -. A posteriori andare a Roma è stato un errore: quando siamo andati sul Po e a Venezia dovevamo lanciare la lotta di liberazione, perché se gli dai tempo lo Stato si organizza e ti mette i mafiosi”.

Sulle divisioni interne Bossi conferma la linea del momento e dice di aver chiarito tutto con Roberto Maroni: “La Lega si era divisa, ma dobbiamo essere assolutamente compatti e uniti, sono andato apposta a Besozzo per parlare con Maroni e sono convinto che se io e lui siamo uniti non ci sono più discussioni”. Sempre in chiave di Lega unita, Bossi ha annunciato la sua presenza al “Lega Unita Day” organizzato il primo di maggio a Zanica, in provincia di Bergamo.

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