La cancelliera tedesca Angela Merkel ha detto con chiarezza che si augura una vittoria del presidente Nicolas Sarkozy al ballottaggio. Se, infatti, dovesse risultare vincitore lo sfidante François Hollande, la Merkel si troverebbe isolata in Europa. Ma anche una rielezione di Sarkozy potrebbe essere problematica. Essendo l’Europa sempre più integrata sia economicamente che politicamente, il risultato delle elezioni politiche, dovunque si tengano, travalica i confini nazionali. Angela Merkel lo sa benissimo ed è per questa ragione che domenica, in occasione del primo turno, si trovava a Parigi.
L’attuale presidente francese, il conservatore Nicolas Sarkozy, punta alla riconferma, ma ha un avversario temibilissimo. Il candidato socialista Francois Hollande ha buone probabilità di prendere il suo posto all’Eliseo. Il primo turno ha visto la vittoria di Hollande con un vantaggio minimo su Sarkozy, ma è stato il risultato dell’estrema destra di Marine Le Pen (19% circa) a colpire gli osservatori.
Per Angela Merkel queste elezioni sono di importanza cruciale, forse ancor più importanti di quelle regionali in Germania. Chiunque diventi presidente in Francia avrà il compito di affiancarla nell’opera di messa a punto della politica europea. Se il vincitore sarà Hollande, diverso dall’alleato della Merkel, Sarkozy, sotto molti punti di vista, non ultimo il salvataggio dell’euro, la situazione potrebbe farsi difficile per la cancelliera tanto a Bruxelles quanto a Berlino.
Le presidenziali francesi potrebbero persino modificare il paesaggio politico tedesco in vista delle elezioni politiche del 2013. Il Partito Socialdemocratico (SPD), che negli ultimi sondaggi è dato quasi alla pari con la Merkel, ha bisogno di una spinta. Dovesse vincere Hollande, vorrebbe dire che la socialdemocrazia in Europa, e quindi anche in Germania, è ancora una forza viva con cui bisogna fare i conti. Per lo meno questo è quanto pensano gli iscritti all’SPD.
Ma la coalizione di centro-destra che appoggia la Merkel, costituita dall’Unione cristiano-democratica (CDU) e dal Partito liberal democratico (FDP), una forza di orientamento liberale e molto vicina al mondo dell’industria e della finanza, continua a sperare in una vittoria di Sarkozy. “Non fosse così, il governo avrebbe grossi problemi perché senza Sarkozy verrebbe a mancare il partner più importante nella battaglia volta a garantire la stabilità dell’euro”, dice Alexander Graf Lambsdorff, capogruppo dell’FPD all’europarlamento. Secondo Lambsdorff, Hollande è il fautore di “politiche socialdemocratiche superate e di vecchio stampo: incremento della spesa pubblica, maggiore ingerenza dello Stato nella sfera economica e magari aumento del debito”.
Angela Merkel concorda. Per questo ha fatto sentire a Sarkozy tutto il suo appoggio. Quello che un tempo era un rapporto freddo tra due politici dal carattere molto diverso, è diventata una saldissima alleanza. Durante la crisi dell’euro i due leader hanno dato prova di affidabilità e di lealtà l’uno nei confronti dell’altra. Senza Angela Merkel e Nicolas Sarkozy è chiaro che l’Europa non avrebbe approvato il pacchetto di salvataggio che ha consentito di raddrizzare almeno parzialmente la barca che rischiava di affondare.
A dispetto delle loro differenze, Sarkozy è un genere di politico che Angela Merkel capisce e di cui riesce a prevedere le reazioni. Tuttavia nel caso in cui dovesse essere rieletto, farebbe pesare la sua vittoria non fosse altro perché avrebbe raggiunto un risultato che per la Merkel sarebbe ancora di là da venire. Esponenti dello staff della Merkel sospettano che Sarkozy si comporterebbe in maniera diversa cercando di riequilibrare la bilancia del potere a suo favore. Si capirà se il presidente francese sarà ancora disponibile a tenere sempre conto delle sensibilità tedesche. Di recente Berlino ha mostrato una certa inquietudine riguardo alla promessa elettorale di Sarkozy di spingere la Banca centrale europea a favorire politiche di crescita economica, una scelta questa che il governo Merkel considera una pericolosa avventura.
Ma la vittoria di Hollande sarebbe per Angela Merkel ancora più insidiosa. Stando a quanto dichiarato in campagna elettorale, c’è da pensare che abbandonerebbe immediatamente le politiche di austerità che la Merkel ha imposto a tutta l’Europa. Hollande ha auspicato misure di rilancio economico per i paesi in crisi. Il Patto di Stabilità è il “peggior nemico” degli europei, sostiene Hollande. Intervistato dal quotidiano economico-finanziario tedesco Handelsblatt, Hollande ha detto che in caso di mancata modifica del Trattato chiederà all’Assemblea Nazionale francese di non ratificarlo.
Angela Merkel e Francois Hollande possono collaborare? La cancelliera ha mostrato una notevole freddezza nei confronti del candidato socialista, ma i suoi collaboratori hanno non di meno tastato il terreno. Hollande ha risposto che, se fosse eletto, la sua prima visita ufficiale la farebbe in Germania. “La UE ha bisogno dell’amicizia franco-tedesca in questo momento di crisi profonda”, afferma Hollande.
Elmar Brok, esponente della CDU e presidente della Commissione esteri del Parlamento europeo, è d’accordo. Brok è del parere che le relazioni franco-tedesche non sono mai state significativamente influenzate da quali partiti erano di volta in volta al governo nei due paesi. “L’esperienza dimostra sono altri i fattori importanti, ad esempio la simpatia umana tra i due leader”, aggiunge. Secondo Brok una alleanza tra Angela Merkel e Francois Hollande è possibile. Alla fine, il presidente conservatore francese Giscard d’Estaing e il cancelliere socialdemocratico tedesco Helmut Schmidt lavorarono fianco a fianco e la stessa cosa può dirsi di Mitterand e del democristiano Helmut Kohl.
Ma le politiche di Hollande potrebbero rivelarsi pericolose per la coalizione della Merkel. Hollande è favorevole agli eurobond che Angela Merkel ha bocciato e che potrebbero segnare il naufragio della coalizione con il partito liberale (FDP) sempre sensibile alle istanze del mondo economico e finanziario. Hollande ha anche fatto, in materia di politica sociale, promesse che sono in rotta di collisione con le posizioni della cancelliera. Hollande è favorevole al pensionamento a 60 anni e vuole che l’aliquota fiscale per i milionari arrivi al 75 per cento. Queste politiche sono impensabili in Germania dove non avrebbero nemmeno l’appoggio dell’SPD. Comunque sia, gli oppositori della Merkel si aspettano molto da una vittoria di Hollande. Se c’è un politico che non vede l’ora di vedere Sarkozy in pensione, questo è il presidente dell’SPD Sigmar Gabriel. L’esuberante leader dell’SPD, proveniente dalla Bassa Sassonia, forse non ha molto in comune con il più riservato Hollande, ma il modo in cui il candidato socialista ha condotto la campagna elettorale incontra la sua piena approvazione: posizioni chiare di sinistra, atteggiamento alternativo rispetto a Sarkozy sulle tasse, sui temi sociali e sulle politiche europee. In un certo senso è proprio così che Gabriel immagina la sua campagna elettorale.
Secondo i calcoli di Gabriel, un presidente socialista a Parigi rende Angela Merkel più vulnerabile. Ad esempio ciò consentirebbe all’SPD di prendere una posizione molto più netta sul Patto di stabilità e di crescita ed anche per quanto riguarda le questioni fiscali e sociali. Se un socialdemocratico può conquistare la presidenza a Parigi con questa piattaforma politica, perché la stessa cosa non può accadere a Berlino?
Ma le elezioni francesi potrebbero creare problemi ai socialdemocratici tedeschi. Da un lato, sanno benissimo che la vittoria di Hollande non è ancora certa; dall’altro, una sua vittoria potrebbe scatenare conflitti all’interno dell’SPD. La sinistra del partito, ad esempio, spingerebbe per far adottare politiche sociali più in linea con quelle francesi, proprio quello che i moderati del partito, quali Frank-Walter Steinmeier e Peer Steinbruck, vogliono impedire.
Nel frattempo la coalizione di Angela Merkel mostra prudenza. Il parlamentare della CDU Philipp Missfelder dice che la sfida è aperta e che si “deciderà sul filo di lana”. Inoltre, aggiunge che l’esito delle elezioni non modificherà le relazioni franco-tedesche. Il politico della CDU, Elmar Brok, valuta in maniera razionale le promesse elettorali di Hollande. Il presidente socialista Francois Mitterand ci mise un anno e mezzo dall’insediamento all’Eliseo per prendere le distanze dalle politiche dell’ala più radicale del suo governo. In caso di vittoria, Hollande non avrà tutto questo tempo a disposizione, dice Brok. “Una volta eletto dovrà chiarire quasi immediatamente la sua posizione riguardo alla crisi finanziaria europea”, dice Brok. “Il tempo stringe”. E il liberale dell’FDP Lambsdorff aggiunge: “Possiamo solo sperare che alla fine la reale situazione economica della Francia induca Hollande a più miti consigli”.
© Der Spiegel, 2012 – Distributed by The New York Times Syndicate
Traduzione di Carlo Antonio Biscotto