Sarà Enrico Bondi il supercommissario per la revisione della spesa pubblica. Il manager, già ai vertici di Olivetti e Telecom e risanatore della Montedison prima e della Parmalat poi, è stato nominato dal governo che oggi si è riunito nel consiglio dei ministri e ha approvato la linea proposta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda. Bondi sarà l’attuatore delle scelte che prenderà l’esecutivo. L’intenzione di Palazzo Chigi è di tagliare 4,2 miliardi di euro attraverso diverse strade: riduzione della spesa per l’acquisto di beni e servizi, ridimensionamento delle strutture dirigenziali, accorpamenti di uffici e amministrazioni, eliminazione di spese di rappresentanza e convegni. Bondi si occuperà in particolare della decurtazione delle spese per gli acquisti di beni e servizi. La riduzione di spesa sarà “selettiva, non lineare” e l’analisi delle uscite prevede anche la verifica sui contributi alle imprese, ai partiti e ai sindacati dei quali si occuperanno l’economista ed editorialista del Corriere della Sera Francesco Giavazzi e l’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato. La nomina di Bondi da una parte e le parole di Monti sulle tasse (e in particolare l’Imu) dall’altra hanno scatenato la furia del Pdl. 

Un piano, grazie al quale potrebbe essere scongiurato per quest’anno l’innalzamento di due punti dell’Iva previsto per ottobre, come ha sottolineato il presidente del Consiglio Mario Monti (il rischio di aumento dell’imposta tuttavia non è completamente escluso). “Sono grato a Bondi per aver accettato questo pesante incarico – ha dichiarato il premier – Abbiamo individuato la persona più rispettata e nota in Italia per la sua inflessibile attività di ristrutturatore e tagliatore di costi”. 

“Tagli essenziali per la crescita”. Per il governo l’avvio di una revisione della spesa “è essenziale per la crescita, perché non va tanto a ridurre quantità e qualità nei servizi pubblici resi ai cittadini italiani ma va a tagliare sprechi, duplicazioni, inefficienze e abusi”, come ha aggiunto Monti. A questi saranno aggiunte verifiche sugli incentivi per le imprese e sui finanziamenti ai partiti.

“Obiettivo di 4,2 miliardi ambizioso”. L’obiettivo previsto dalla spending review “potrà sembrare esiguo” per gli italiani che devono affrontare sacrifici, continua Monti, ma “è ambizioso”. “Non c’è comprensibilmente un limite a ciò che uno vorrebbe che gli altri facessero – prosegue – In tutti i livelli di scala sociale ed economica si tende a vedere di più i sacrifici propri. Certo che il taglio può sembrare esiguo. Ma se riusciremo, come sono certo, vorrei che apprezzaste l’ambizione dell’obiettivo, di riduzione della spesa del 9% di 80 miliardi. Potrà sembrare esiguo per chi soffre, e ha ragione, ma chiunque vedrà i tagli con animo distaccato e obiettivo, non credo che possano sembrare esigui gli sforzi”. 

Bondi: “Non voglio compensi”. Bondi, peraltro, ha chiesto di non percepire alcun compenso ma il governo punta a “un rimborso spese” o al massimo “un compenso lordo di massimo di 150mila euro”. I consiglieri del governo, nominati oggi, Amato e Giavazzi svolgeranno l’attività a titolo gratuito. Monti ha parlato di “un braccio di ferro” tra il governo e Bondi che insiste per non percepire un compenso. Braccio di ferro che, dice Bondi, “vincerò io”.

I tagli. Prefetture, tribunali, scuole, maanche sommergibili e cacciabombardieri. Tagli selettivi ai ministeri, ma anche riorganizzazione degli aiuti alle imprese e delle modalità di finanziamento di partiti e sindacati. E’ ricco il capitolo degli interventi previsti dalla relazione messa a punto dal ministro Giarda (“Senza di lui saremmo come i ciechi nel quadro di Bruegel” ha scherzato Monti). Entro il 31 maggio i ministeri dovranno mettere nero su bianco quali sono le voci che possono essere ridotte, altrimenti la palla passerà direttamente nelle mani di Monti.

Beni e servizi. è uno dei punti su cui verrà posta l’attenzione del governo. A dare attuazione alle indicazioni politiche sarà il nuovo supercommissario “per la razionalizazione della spesa per acquisti di beni e servizi” Bondi che dovrà definire il livello di spesa per le diverse voci di costo. Un intervento è previsto anche sulla Consip, con le sue aste telematiche che possono consentire ulteriori risparmi.

Edifici pubblici. Da due anni è in corso il trasferimento della gestione di tutti gli edifici pubblici all’Agenzia del Demanio, che sta censendo anche le sedi in affitto. L’obiettivo è concentrare il più possibile: si punta a sedi uniche presso le prefetture in cui ricomprendere tutte le rappresentanze periferiche dello Stato (Ispettorato del lavoro, Provveditorato, ecc).

Viminale. A livello centrale il piano prevede l’accorpamento dei Dipartimenti del Ministero, delle scuole della pubblica amministrazione e la soppressione di alcune direzioni centrali. A livello periferico verranno accorpate una ventina di prefetture minori. Il risparmio è di un milione di euro per ogni prefettura abolita. Allo studio anche la rivisitazione dei presidii delle forze di polizia sul territorio: si potrebbero, trasformare alcune compagnie dei carabinieri in tenenze e lasciare commissariati al posto di alcune questure. Consistenti risparmi dalla creazione di una centrale unica di appalto per gli acquisti delle forze dell’ordine.

Giustizia. Punto cardine del piano è l’eliminazione dei tribunali sotto i livelli medi di efficienza con risparmi di 80 milioni l’anno. Per le carceri si ridurranno gli agenti di polizia penitenziaria impiegando altri mezzi di controllo dei detenuti non pericolosi. Infine, risparmi di 200-250 milioni l’anno con la gara nazionale unica del servizio di intercettazioni telematiche ed ambientali.

Difesa. Sarà attuato il disegno di legge delega sulla riforma della Difesa che prevede al 2024 il taglio di 33mila militari e 10mila civili: generali e ammiragli caleranno del 30%. Il piano del ministro Giampaolo Di Paola prevede la dismissione in cinque anni del 30% delle caserme e dei mezzi (blindati, sommergibili, elicotteri). La scure si abbatterà quindi sui programmi, in primis il più costoso, quello dei supercaccia F35 Joint Strike Fighter: invece dei 131 velivoli previsti, ne saranno acquistati 90, con una riduzione di spesa di 5 miliardi di euro.

Scuola. Quattro le mosse del Miur per tagliare le spese. Il primo capitolo punta a rendere più efficiente la gestione delle supplenze e mettere in condivisione spazi come biblioteche e segreterie. La seconda mossa riguarda gli affitti (ma esclude le scuole). Il terzo obiettivo riguarda la riorganizzazione degli uffici amministrativi. Infine, un’ultima quota di risparmi arriverà cercando di acquistare beni e servizi online: in questo modo si punta a risparmiare circa 100 milioni, il 15% della spesa attuale.

La politica. Tra i partiti, invece, la frenata pare generale. Veri attacchi dal Pdl. Altero Matteoli parla di autobocciatura, Giovanni Bianconi chiede addirittura le dimissioni di Monti. “E’ chiaro che bisogna usare i bisturi e non l’accetta” dice il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto. E in serata rincara la dose: “Francamente la situazione italiana subisce una ulteriore accentuazione sul terreno della paradossalità – dice – adesso il governo tecnico si serve di tecnici per essere consigliato su materie tecnico-economiche e si serve di una personalità politica per essere guidato per mano sul piano della riforma dei partiti sulla quale c’è un impegno in atto a livello parlamentare”.

Dall’altra parte a mettere dei paletti è il segretario del Pd Pierluigi Bersani: “Non credo che ci siano margini per toccare la scuola nell’ambito della spending review. Forse si può parlare di riorganizzazione ma non di tagli, altrimenti ci diamo altre mazzate e pregiudichiamo la crescita”. Quanto alla difesa il settore “merita di essere rivisitato col cacciavite, così come l’acquisto di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione. Ma più in generale bisogna fare attenzione a non produrre l’effetto opposto a quello che ci si propone, cioè la riduzione della spesa corrente”. 

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