Uno scandalo bipartisan, con amministrazioni di destra e di sinistra che – avvicendate al Comune di Roma dal 1995 ad oggi – hanno avallato un accordo a dir poco sbilanciato. Si tratta dei cosiddetti “Punti verde qualità”, concessioni gratuite del Campidoglio ad imprese private di immense aree verdi per 33 anni, per la progettazione e realizzazione di attività commerciali in cambio della manutenzione ordinaria e straordinaria del sito: 600 milioni di euro di fideiussioni firmate dal Comune per i lavori da realizzare da parte delle imprese concessionarie, il 95% dell’importo complessivo necessario alla costruzione di ogni singolo “Punto”. L’esito del progetto iniziato 17 anni fa è una fotografia che dice quasi tutto: meno di uno su tre è stato completato ed è funzionante. Gli altri oltre 40 “punti verdi” sono in via di realizzazione, di progettazione, di ricollocazione e via andando.
Una storia quasi ventennale, iniziata con l’amministrazione Rutelli. L’elenco delle delibere di Consiglio e Giunta comunale su questa vicenda è lungo: già nel 1999 la Giunta aveva deliberato il rilascio di fideiussioni alle banche per i finanziamenti che negli anni 1999-2006 sono stati poi erogati ai concessionari dei “Pvq”, per un importo complessivo pari a circa 206 milioni di euro.
Nel 2006 – ancora amministrazione di centrosinistra – il Consiglio comunale ha approvato, con un solo voto contrario, due delibere che prevedono l’impegno a garantire la concessione di mutui da parte delle banche per 180 milioni di euro. Nel 2009, durante l’amministrazione Alemanno, il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità un’altra delibera che prevede di incrementare di altri 220 milioni di euro il valore complessivo del plafond dei finanziamenti assistibili da garanzia fideiussoria comunale. Nel mezzo, per completare “l’opera”, una serie di delibere varie che hanno facilitato l’accesso ai finanziamenti, facendo saltare alcuni vincoli. Circa 1000 miliardi di vecchie lire a disposizione delle imprese private che al netto di queste fideiussioni, dovrebbe chiudere quest’anno con un passivo molto rilevante.
“Terreno fertile per affaristi senza scrupoli e criminalità, una torta troppo appetibile per non far rizzare le antenne agli speculatori ed ai faccendieri”, dichiara Federico Siracusa, Italia dei Valori, vicepresidente del XII Municipio di Roma, che denuncia da tempo il regalo della politica a palazzinari e costruttori, mettendo sul piatto i soldi dei cittadini. E la storia purtroppo sembra intraprendere proprio questa via, con inchieste che si stanno allargando a macchia d’olio, lavori bloccati dalla magistratura, perquisizioni ed arresti: gli architetti del Comune Stefano Volpe e Maria Parisi e gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini che avrebbero ottenuto la gestione delle aree pagando tangenti ai funzionari del Campidoglio (truffa pluriaggravata, corruzione, falso e false fatturazioni le accuse).
I parchi sotto inchiesta sono 19, ma – come ha scritto il gip Bernadette Nicotra nel provvedimento cautelare – quanto emerso finora “è la punta dell’iceberg di un fenomeno più esteso di molteplici episodi di truffa e di corruzione”. I Punti verde qualità attualmente funzionanti sono 17, mentre 9 sono in via di realizzazione, 16 in fase di progettazione e 20 risultano bloccati in attesa di una loro eventuale ricollocazione. Un affare colossale che si sta rivelando un boomerang che rischia di portare il Comune alla bancarotta. “Stiamo parlando di aree pubbliche grandi almeno quanto villa Ada, villa Borghese e villa Doria Pamphili messe insieme, cioè oltre 400 ettari – spiega Siracusa – Nel 2011 il Campidoglio, quindi i romani, ha già dovuto sborsare 11 milioni di euro per mutui inevasi. Purtroppo probabilmente non saranno gli unici”.
Abbiamo cercato di capire quanti soldi ancora dovranno sborsare i cittadini per appianare i debiti contratti dalle imprese concessionarie dei Pvq, ma le due banche individuate per la concessione dei mutui (con tassi d’interesse che oscillano dallo 0,5 all’1,10 per cento) si sono limitate ad un “no comment”. Sono il Credito Cooperativo – mutui per 362 milioni di euro – ed il Credito Sportivo – 245 milioni di euro.
Al di là delle inchieste giudiziarie il risultato per i Punti verde qualità sembra essere vicino al fallimento. Al netto dei cantieri bloccati anche per i progetti realizzati non sono state rispettate quelle contropartite minime in termini di manutenzione dell’area verde circostante.Numerosi gli esposti dei cittadini in merito a clausole di vario genere non onorate dalle imprese concessionarie, come nel “Pvq” Stardust Village del Torrino, quartiere della periferia ovest di Roma. “Il parco giochi era rimasto chiuso per almeno due anni, ha riaperto solo a seguito di una mia denuncia – dichiara Siracusa – e comunque ancora molte clausole sono rimaste inevase. Il laghetto ha una scarsa manutenzione ed è pieno di schiuma, la ludoteca che sarebbe dovuta essere gratuita e fruibile da tutti è a pagamento, il parco giochi non ha il tappeto antitrauma ed il manto erboso è sparito”.
Idem per le opere in via di realizzazione che difficilmente rispetteranno i termini stabiliti per la conclusione dei lavori. A tal proposito non si può non parlare del Punto verde qualità “La città del Rugby” di Spinaceto, nato con una delibera del Consiglio comunale approvata all’unanimità nel 2004, senza predisporre alcun bando pubblico, procedendo con un’assegnazione ad personam, circa 33 milioni di euro l’importo per un’opera mastodontica che dovrebbe terminare fra 3 mesi, termine che quasi sicuramente non verrà rispettato. Il rischio, insomma, è che oltre il danno economico i cittadini romani si troveranno delle “cattedrali nel deserto” nei parchi della capitale.
Quanto al rugby, peraltro, è singolare il fatto che il delegato alle politiche sportive per il Campidoglio Alessandro Cochi aveva esultato con alcuni manifesti con i quali ha tappezzato Roma: “Con Alemanno il Rugby resta all’Eur, riapre il Tre Fontane”. Forse era all’oscuro del fatto che nel frattempo si stava costruendo un impianto sportivo da tutt’altra parte. Problemi di comunicazione nell’amministrazione capitolina, probabilmente, che abbiamo cercato di chiarire con il vicesindaco Sveva Belviso, che tra l’altro si sarebbe interessata personalmente, stando all’inchiesta, presso il Credito Cooperativo per sbloccare dei fondi per i due imprenditori ora in carcere. Anche il vicesindaco si è celata dietro un “no comment”, limitandosi a dire – asserragliata dietro un cordone di bodyguard e collaboratori – di aver “già risposto al Messaggero”. Al quotidiano romano, tuttavia, la Belviso non aveva spiegato niente sull’efficienza e la realizzazione completa dei Punti verde qualità: aveva solo negato un suo intervento per agevolare i pagamenti a Dolce e Bernardini.
di Luca Teolato
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I "Pvq" sono aree verdi concesse gratis dal Campidoglio per 33 anni a privati che in cambio della manutenzione possono realizzare attività commerciali. Una storia da decine di milioni di euro che provoca ulteriori spese per i mutui inevasi: "Solo nel 2011 il Comune ha dovuto sborsare 11 milioni"
Uno scandalo bipartisan, con amministrazioni di destra e di sinistra che – avvicendate al Comune di Roma dal 1995 ad oggi – hanno avallato un accordo a dir poco sbilanciato. Si tratta dei cosiddetti “Punti verde qualità”, concessioni gratuite del Campidoglio ad imprese private di immense aree verdi per 33 anni, per la progettazione e realizzazione di attività commerciali in cambio della manutenzione ordinaria e straordinaria del sito: 600 milioni di euro di fideiussioni firmate dal Comune per i lavori da realizzare da parte delle imprese concessionarie, il 95% dell’importo complessivo necessario alla costruzione di ogni singolo “Punto”. L’esito del progetto iniziato 17 anni fa è una fotografia che dice quasi tutto: meno di uno su tre è stato completato ed è funzionante. Gli altri oltre 40 “punti verdi” sono in via di realizzazione, di progettazione, di ricollocazione e via andando.
Una storia quasi ventennale, iniziata con l’amministrazione Rutelli. L’elenco delle delibere di Consiglio e Giunta comunale su questa vicenda è lungo: già nel 1999 la Giunta aveva deliberato il rilascio di fideiussioni alle banche per i finanziamenti che negli anni 1999-2006 sono stati poi erogati ai concessionari dei “Pvq”, per un importo complessivo pari a circa 206 milioni di euro.
Nel 2006 – ancora amministrazione di centrosinistra – il Consiglio comunale ha approvato, con un solo voto contrario, due delibere che prevedono l’impegno a garantire la concessione di mutui da parte delle banche per 180 milioni di euro. Nel 2009, durante l’amministrazione Alemanno, il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità un’altra delibera che prevede di incrementare di altri 220 milioni di euro il valore complessivo del plafond dei finanziamenti assistibili da garanzia fideiussoria comunale. Nel mezzo, per completare “l’opera”, una serie di delibere varie che hanno facilitato l’accesso ai finanziamenti, facendo saltare alcuni vincoli. Circa 1000 miliardi di vecchie lire a disposizione delle imprese private che al netto di queste fideiussioni, dovrebbe chiudere quest’anno con un passivo molto rilevante.
“Terreno fertile per affaristi senza scrupoli e criminalità, una torta troppo appetibile per non far rizzare le antenne agli speculatori ed ai faccendieri”, dichiara Federico Siracusa, Italia dei Valori, vicepresidente del XII Municipio di Roma, che denuncia da tempo il regalo della politica a palazzinari e costruttori, mettendo sul piatto i soldi dei cittadini. E la storia purtroppo sembra intraprendere proprio questa via, con inchieste che si stanno allargando a macchia d’olio, lavori bloccati dalla magistratura, perquisizioni ed arresti: gli architetti del Comune Stefano Volpe e Maria Parisi e gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini che avrebbero ottenuto la gestione delle aree pagando tangenti ai funzionari del Campidoglio (truffa pluriaggravata, corruzione, falso e false fatturazioni le accuse).
I parchi sotto inchiesta sono 19, ma – come ha scritto il gip Bernadette Nicotra nel provvedimento cautelare – quanto emerso finora “è la punta dell’iceberg di un fenomeno più esteso di molteplici episodi di truffa e di corruzione”. I Punti verde qualità attualmente funzionanti sono 17, mentre 9 sono in via di realizzazione, 16 in fase di progettazione e 20 risultano bloccati in attesa di una loro eventuale ricollocazione. Un affare colossale che si sta rivelando un boomerang che rischia di portare il Comune alla bancarotta. “Stiamo parlando di aree pubbliche grandi almeno quanto villa Ada, villa Borghese e villa Doria Pamphili messe insieme, cioè oltre 400 ettari – spiega Siracusa – Nel 2011 il Campidoglio, quindi i romani, ha già dovuto sborsare 11 milioni di euro per mutui inevasi. Purtroppo probabilmente non saranno gli unici”.
Abbiamo cercato di capire quanti soldi ancora dovranno sborsare i cittadini per appianare i debiti contratti dalle imprese concessionarie dei Pvq, ma le due banche individuate per la concessione dei mutui (con tassi d’interesse che oscillano dallo 0,5 all’1,10 per cento) si sono limitate ad un “no comment”. Sono il Credito Cooperativo – mutui per 362 milioni di euro – ed il Credito Sportivo – 245 milioni di euro.
Al di là delle inchieste giudiziarie il risultato per i Punti verde qualità sembra essere vicino al fallimento. Al netto dei cantieri bloccati anche per i progetti realizzati non sono state rispettate quelle contropartite minime in termini di manutenzione dell’area verde circostante.Numerosi gli esposti dei cittadini in merito a clausole di vario genere non onorate dalle imprese concessionarie, come nel “Pvq” Stardust Village del Torrino, quartiere della periferia ovest di Roma. “Il parco giochi era rimasto chiuso per almeno due anni, ha riaperto solo a seguito di una mia denuncia – dichiara Siracusa – e comunque ancora molte clausole sono rimaste inevase. Il laghetto ha una scarsa manutenzione ed è pieno di schiuma, la ludoteca che sarebbe dovuta essere gratuita e fruibile da tutti è a pagamento, il parco giochi non ha il tappeto antitrauma ed il manto erboso è sparito”.
Idem per le opere in via di realizzazione che difficilmente rispetteranno i termini stabiliti per la conclusione dei lavori. A tal proposito non si può non parlare del Punto verde qualità “La città del Rugby” di Spinaceto, nato con una delibera del Consiglio comunale approvata all’unanimità nel 2004, senza predisporre alcun bando pubblico, procedendo con un’assegnazione ad personam, circa 33 milioni di euro l’importo per un’opera mastodontica che dovrebbe terminare fra 3 mesi, termine che quasi sicuramente non verrà rispettato. Il rischio, insomma, è che oltre il danno economico i cittadini romani si troveranno delle “cattedrali nel deserto” nei parchi della capitale.
Quanto al rugby, peraltro, è singolare il fatto che il delegato alle politiche sportive per il Campidoglio Alessandro Cochi aveva esultato con alcuni manifesti con i quali ha tappezzato Roma: “Con Alemanno il Rugby resta all’Eur, riapre il Tre Fontane”. Forse era all’oscuro del fatto che nel frattempo si stava costruendo un impianto sportivo da tutt’altra parte. Problemi di comunicazione nell’amministrazione capitolina, probabilmente, che abbiamo cercato di chiarire con il vicesindaco Sveva Belviso, che tra l’altro si sarebbe interessata personalmente, stando all’inchiesta, presso il Credito Cooperativo per sbloccare dei fondi per i due imprenditori ora in carcere. Anche il vicesindaco si è celata dietro un “no comment”, limitandosi a dire – asserragliata dietro un cordone di bodyguard e collaboratori – di aver “già risposto al Messaggero”. Al quotidiano romano, tuttavia, la Belviso non aveva spiegato niente sull’efficienza e la realizzazione completa dei Punti verde qualità: aveva solo negato un suo intervento per agevolare i pagamenti a Dolce e Bernardini.
di Luca Teolato
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Roma, 10 mar. - (Adnkronos) - Presente in Italia dal 2003, Hisense ha chiuso lo scorso anno con risultati eccellenti nel nostro mercato con un fatturato di 3,1 miliardi di euro e una crescita annua del 33%. Il settore TV ha terminato con una quota di mercato in volume del 12,5%, pari a un incremento di 3,1 punti percentuali rispetto all’anno precedente, e quota di mercato in valore dell’11,9% (+3,5 punti percentuali), entrambi i migliori risultati del settore.
A gennaio 2025, peraltro, la quota di mercato in volume ha superato il 15%, posizionando Hisense al secondo posto nel settore. Anche nel segmento premium, il brand cinese ha registrato ottimi risultati: nel 2024, la quota di mercato in valore dei prodotti di fascia medio-alta ha raggiunto l’8,4%, con un aumento di 4,1 punti percentuali, il più alto del settore. Nel segmento dei TV di grandi dimensioni (98 pollici e oltre), la quota di mercato in volume ha raggiunto il 37,8%, classificandosi al primo posto nel settore, con un ulteriore incremento al 40,4% nel gennaio 2025. Anche il settore frigoriferi ha registrato una crescita costante, con una quota di mercato del 6,7% nel 2024, salendo al quarto posto nel settore, con un continuo miglioramento della struttura dei prodotti.
Per quanto riguarda l'espansione della rete distributiva, i prodotti Hisense sono presenti in oltre 1.200 negozi in Italia, con una copertura dell’84%. Nel 2024 sono stati aggiunti oltre 500 nuovi punti vendita con marchio Hisense, inclusi negozi flagship. Nei principali canali di vendita come Mediaworld e Unieuro, il fatturato delle TV Hisense è aumentato del 46% su base annua, con una crescita del 95% nel segmento di fascia medio-alta; il fatturato dei frigoriferi è aumentato del 27%, con una crescita del 43% nel segmento premium. Inoltre, nel 2024 il gruppo ha inaugurato il suo centro europeo di ricerca e sviluppo HVAC (riscaldamento, ventilazione e condizionamento) a Milano, con attività di ricerca che coprono prodotti residenziali, commerciali leggeri, VRF (sistemi di climatizzazione a flusso variabile) e pompe di calore, rafforzando ulteriormente la sua capacità tecnologica nel mercato italiano.
Il gruppo Hisense ha peraltro partecipato di recente alle 'Due Sessioni 2025' - che si sono tenute a marzo - ovvero il più importante evento del calendario politico cinese. Il presidente del gruppo, Jia Shaoqian, delegato dell’Assemblea Nazionale del Popolo, è intervenuto per sottolineare l'importanza di rafforzare il ruolo delle imprese come protagoniste dell’innovazione tecnologica. Jia ha anche sostenuto l'esigenza di una profonda integrazione tra innovazione tecnologica e innovazione industriale proponendo di istituire un meccanismo di valutazione differenziata per i laboratori aziendali, così da incentivare l’uscita dei risultati scientifici dai laboratori per essere applicati nelle linee di produzione attraverso innovazioni normative.
Per Jia Shaoqian la creazione di una nuova produttività non può prescindere né dall’innovazione originale né dall’industrializzazione: di qui la necessità di connettere in modo efficace il laboratorio alla produzione come fa appunto Hisense. Un esempio, la tecnologia di visualizzazione avanzata RGB-Mini LED, che dopo essere rimasta confinata ai laboratori a causa di limiti tecnici, è stata perfezionata da Hisense che ne ha quindi promosso la prima produzione di massa al mondo, rafforzando la posizione della Cina nel settore dei display di nuova generazione.
Rimini, 10 mar- (Adnkronos) - "La nostra strategia si basa su un modello di partnership win-win, di lungo periodo e a investimenti zero per i nostri clienti. Per fare questo creiamo alleanze con tutti i principali operatori di settore, come sviluppatori, Esco, studi di progettazione, advisor che sono partner fondamentali in tutti i territori in cui operiamo. Per questo il nostro motto è 'Energy. Solutions. Together'". Così Federico Longo, Head of Sales Marketing di Elevion Group - Italia, all'Adnkronos, in occasione della partecipazione a Key 2025 (5-7 marzo, Fiera di Rimini).
Elevion è un gruppo attivo in Europa per la realizzazione di soluzioni integrate per la decarbonizzazione e l’efficienza energetica. Dalla sua fondazione nel 2020, si è consolidato in diversi mercati europei (compresi i Paesi Bassi, la Germania, l'Austria, l'Italia, Polonia, Romania e Ungheria) dove opera attraverso oltre 60 società indipendenti altamente specializzate, ma con la solidità finanziaria di un gruppo internazionale: con oltre 4500 dipendenti, 6000 progetti e 500 MW di nuovi impianti fotovoltaici costruiti ogni anno in tutta Europa, 2000 MWp di fotovoltaico in O&M, e 1,2 miliardi di ricavi realizzati nel 2024.
"Operiamo in Italia con un approccio B2B e ci rivolgiamo alle industrie energivore - in particolare dell’agroalimentare, del packaging, dell’acciaio e delle cartiere - ma anche al settore terziario, ospedali, grandi centri sportivi, enti fieristici e centri commerciali. Realizziamo soluzioni integrate e su misura in base alle esigenze specifiche del cliente, combinando le migliori tecnologie disponibili sul mercato come trigenerazione e pompe di calore, fino alla produzione di energia sostenibile, dal biometano al fotovoltaico con batterie", spiega.
"Partiamo dalla consapevolezza che fare efficienza energetica e decarbonizzazione è un processo complesso che richiede l’integrazione di competenze e capacità diversificate - dice - Come gruppo, abbiamo progettato la nostra struttura per gestire da un'unica posizione tutta la portata e le complessità richieste da seri sforzi di decarbonizzazione e soddisfare nel tempo tutte le complessità e le esigenze del processo tecnico".
"Per noi, una transizione energetica giusta è una transizione sostenibile, che genera vantaggi per tutti i soggetti coinvolti. Ciò vuol dire aiutare i nostri clienti e partner a concentrarsi sul loro core business, mentre noi ci occupiamo di garantire una gestione efficiente dell’energia. Per questo investiamo nei progetti dei nostri clienti, che non devono intervenire con capitali propri, possono beneficiare di un controllo adeguato dei costi per l’energia e rimanere competitivi sul mercato", conclude.
Rimini, 10 mar- (Adnkronos) - "La nostra strategia si basa su un modello di partnership win-win, di lungo periodo e a investimenti zero per i nostri clienti. Per fare questo creiamo alleanze con tutti i principali operatori di settore, come sviluppatori, Esco, studi di progettazione, advisor che sono partner fondamentali in tutti i territori in cui operiamo. Per questo il nostro motto è 'Energy. Solutions. Together'". Così Federico Longo, Head of Sales Marketing di Elevion Group - Italia, all'Adnkronos, in occasione della partecipazione a Key 2025 (5-7 marzo, Fiera di Rimini).
Elevion è un gruppo attivo in Europa per la realizzazione di soluzioni integrate per la decarbonizzazione e l’efficienza energetica. Dalla sua fondazione nel 2020, si è consolidato in diversi mercati europei (compresi i Paesi Bassi, la Germania, l'Austria, l'Italia, Polonia, Romania e Ungheria) dove opera attraverso oltre 60 società indipendenti altamente specializzate, ma con la solidità finanziaria di un gruppo internazionale: con oltre 4500 dipendenti, 6000 progetti e 500 MW di nuovi impianti fotovoltaici costruiti ogni anno in tutta Europa, 2000 MWp di fotovoltaico in O&M, e 1,2 miliardi di ricavi realizzati nel 2024.
"Operiamo in Italia con un approccio B2B e ci rivolgiamo alle industrie energivore - in particolare dell’agroalimentare, del packaging, dell’acciaio e delle cartiere - ma anche al settore terziario, ospedali, grandi centri sportivi, enti fieristici e centri commerciali. Realizziamo soluzioni integrate e su misura in base alle esigenze specifiche del cliente, combinando le migliori tecnologie disponibili sul mercato come trigenerazione e pompe di calore, fino alla produzione di energia sostenibile, dal biometano al fotovoltaico con batterie", spiega.
"Partiamo dalla consapevolezza che fare efficienza energetica e decarbonizzazione è un processo complesso che richiede l’integrazione di competenze e capacità diversificate - dice - Come gruppo, abbiamo progettato la nostra struttura per gestire da un'unica posizione tutta la portata e le complessità richieste da seri sforzi di decarbonizzazione e soddisfare nel tempo tutte le complessità e le esigenze del processo tecnico".
"Per noi, una transizione energetica giusta è una transizione sostenibile, che genera vantaggi per tutti i soggetti coinvolti. Ciò vuol dire aiutare i nostri clienti e partner a concentrarsi sul loro core business, mentre noi ci occupiamo di garantire una gestione efficiente dell’energia. Per questo investiamo nei progetti dei nostri clienti, che non devono intervenire con capitali propri, possono beneficiare di un controllo adeguato dei costi per l’energia e rimanere competitivi sul mercato", conclude.
Roma, 10 mar. (Adnkronos/Labitalia) - La formazione universitaria come motore di sviluppo per il territorio. In Campania, una regione che negli ultimi anni ha registrato una crescita economica significativa, ma che continua a confrontarsi con il fenomeno della fuga di talenti, l’orientamento alle professioni del futuro assume un ruolo strategico. Questo il tema al centro dell’evento 'Muoversi nelle professioni e sul territorio', dedicato alle lauree magistrali Luiss e in programma giovedì 13 marzo alle 16 presso la Sala D’Amato dell’Unione Industriale Napoli.
Un recente studio Deloitte evidenzia come, nell’ultimo decennio, la Campania abbia registrato una crescita del Pil pro-capite superiore alla media italiana. Tuttavia, nel 2023 il tasso di occupazione dei laureati si attestava al 70,8%, oltre 10 punti percentuali al di sotto della media nazionale. Un divario che spinge molti giovani a cercare opportunità altrove, alimentando un costante esodo di talenti. Dal 2013 al 2022, secondo l’Istat, la regione ha perso 46.000 laureati tra i 25 e i 34 anni, con un impatto significativo in termini di impoverimento del tessuto economico, sociale e culturale. Per affrontare questa sfida, diventa essenziale il dialogo tra istituzioni, imprese e università. Queste ultime sono chiamate ad agire da ponte tra le aspettative dei giovani e le esigenze del mercato, contribuendo poi a restituire al territorio professionisti con competenze richieste dal mondo del lavoro che cambia.
Di queste tematiche si parlerà nel corso dell’appuntamento promosso dalla Luiss, Muoversi nelle professioni e sul territorio, al quale prenderanno parte manager ed esperti di importanti realtà: Tommaso Bianchini, chief revenue officer della Ssc Napoli; Giancarlo Fimiani, vicepresidente alla valorizzazione del capitale umano, innovazione, ricerca & sviluppo e università presso l’Unione Industriali Napoli; Simone Neri, dirigente del servizio studi, documentazione giuridica e parlamentare presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Linda Langella, head of talent and development di Avio.
Insieme a loro, Enzo Peruffo, Dean della Graduate School Luiss, responsabile dello sviluppo dei percorsi magistrali dell’ateneo, che spiega: “La Luiss, grazie a un rapporto consolidato con il mondo delle imprese, lavora in prima linea per costruire Corsi di Laurea Magistrale strettamente legati alle reali necessità del mercato del lavoro. Pur avendo sede a Roma – aggiunge il professore – dedichiamo particolare attenzione alla Campania, non solo perché è la seconda regione di provenienza dei nostri studenti, ma anche per la vivacità del suo tessuto economico e imprenditoriale. Un territorio che si distingue in settori chiave come il turismo, l’agroalimentare e l’aerospazio, offrendo opportunità concrete ai neolaureati che vogliono costruire qui il proprio futuro”.
L’incontro sarà anche l’occasione per illustrare le caratteristiche dell’offerta formativa Luiss, in vista delle prove di ammissione per le lauree magistrali. La selezione è attualmente aperta, con possibilità di iscriversi entro il 2 aprile all’unica sessione di test.
Roma, 10 mar. (Adnkronos Salute) - E' stato presentato oggi in Italia il sistema smart di Medtronic, azienda leader di Healthcare Technology, per la gestione del diabete per le persone in terapia insulinica multi-iniettiva (Mdi). Questa soluzione innovativa risponde alla sfida del controllo costante della glicemia e dei livelli di insulina attiva. Consentire un corretto dosaggio di insulina, infatti, risulta essere il bisogno del 60% delle persone con diabete. Il sistema Smart Mdi - riporta una nota - integra i dati del sensore per il monitoraggio continuo del glucosio (Cgm) con quelli della penna intelligente, registrando simultaneamente i valori. Una App calcolerà e indicherà la dose esatta di insulina da somministrare. Questo sistema, grazie a queste funzioni, è in grado di consigliare i boli insulinici, sia in corrispondenza dei pasti, sia per correggere i valori glicemici.
In Italia, tra diabete di tipo 1 e tipo 2, circa 500mila persone seguono una terapia insulinica, con un impatto significativo sulla loro quotidianità. Secondo gli Annali Amd (2023), circa l'80% delle persone con diabete di tipo 1 utilizza ancora la terapia multi-iniettiva. Il 44% delle persone con diabete di tipo 2 e il 64% delle persone con il tipo 1 che utilizzano il supporto Cgm non raggiunge comunque un adeguato controllo glicemico, registrando valori di emoglobina glicata (HbA1c) superiori a 7. Il sistema Smart Mdi di Medtronic - si legge - rappresenta un'opzione innovativa per le persone che, per scelta o per mancanza di accesso alla tecnologia, non utilizzano un microinfusore, facilitando così un primo passo per un approccio personalizzato della gestione della terapia con un miglioramento dei risultati clinici.
"Ottenere un buon controllo della glicemia è fondamentale per prevenire la comparsa delle complicanze legate al diabete e per migliorare la qualità di vita delle persone che presentano questa condizione - afferma Dario Pitocco, professore associato di Endocrinologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della Uosd di Diabetologia della Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma - La terapia insulinica che prevede più somministrazioni al giorno richiede molta attenzione nella sua gestione. Attualmente la disponibilità di un sistema smart ha comportato un alleggerimento della pressione legata a questo tipo di terapia. Il sistema smart integra e connette i dati ricavabili dal monitoraggio in continuo della glicemia con sensore con la penna di insulina che si utilizza per la somministrazione, mediante un'applicazione presente sullo smartphone, che raccoglie i dati relativi alla terapia fornendo suggerimenti utili per la definizione del dosaggio di insulina".
Nello specifico - dettaglia la nota - il sistema Smart Mdi di Medtronic è composto da Simplera™, un sensore all-in-one con trasmettitore integrato, più piccolo di oltre la metà dei precedenti Cgm di Medtronic. Il sensore fornisce letture dei livelli del glucosio in tempo reale e comunica direttamente con l'applicazione per cellulare della penna intelligente InPen™, una penna per la somministrazione di insulina ad azione rapida riutilizzabile che monitora anche la temperatura dell'insulina. L'App InPen™ invia notifiche in caso di dosi dimenticate, segnala valori di glucosio elevati e calcola le necessarie correzioni. L'obiettivo è contrastare il rischio di incorrere in ipo o iperglicemie. Un ulteriore strumento a disposizione dei clinici per ottimizzare la terapia grazie a dati significativi.
"Siamo impegnati a semplificare la vita delle persone con diabete attraverso una completa piattaforma di gestione. Fermo restando che il trattamento ottimale è dato dall'integrazione del Cgm con i microinfusori di insulina, come il MiniMed™ 780G, le penne intelligenti rappresentano un'alternativa efficace per ottimizzare i risultati clinici e ridurre il peso quotidiano per le persone con diabete di tipo 1, in modo che possano vivere la loro vita al meglio", conclude Luigi Morgese, Senior Business Director di Medtronic Diabete Italia, Grecia e Israele.
Milano, 10 mar. (Adnkronos Salute) - Quello che i cani non dicono, ma anche quello che gli esseri umani non capiscono. In assenza di un linguaggio 'comune' fra uomo e quattrozampe, la capacità di comunicare fra queste due specie che si fanno compagnia e convivono dall'antichità si basa sulla comprensione e sulla lettura del proprio animale domestico, e viceversa. Questo processo può sembrare fluido: dai un premio al tuo cane, lo guardi negli occhi, lui scodinzola lievemente, sembra dire di essere felice di avere quel premio, lo accetta e si allontana in un'altra stanza per goderselo. C'è connessione, almeno questo è quello che si pensa. Perché in realtà un nuovo studio dimostra che gli esseri umani hanno ancora molta strada da fare per comprendere le emozioni di un cane.
La ricerca, pubblicata sulla rivista 'Anthrozoos', è dell'Arizona State University (Asu) e rileva che spesso le persone possono fraintendere. Le ragioni sono molteplici e includono un'incomprensione delle espressioni canine dovuta a un pregiudizio nel proiettare le emozioni umane sui propri animali domestici. Insomma, la realtà potrebbe essere che non si riesce a percepire il vero significato delle emozioni di fido. I ricercatori dell'Asu Holly Molinaro e Clive Wynne hanno condotto una serie di esperimenti per verificare questi malintesi. Emerge che "le persone non guardano cosa sta facendo il cane, ma piuttosto guardano la situazione che circonda il cane e basano la loro percezione emotiva su quella", spiega Molinaro, scienziato esperto di benessere degli animali dell'Asu.
Nel dettaglio, la ricerca mostra che gli esseri umani in genere non hanno una buona comprensione dello stato emotivo del loro cane perché giudicano appunto le sue emozioni in base al contesto dell'evento a cui assistono. "I nostri cani cercano di comunicare con noi, ma noi umani sembriamo determinati a guardare tutto tranne l'animale in sé", aggiunge Wynne, professore di psicologia all'Asu che studia il comportamento dei cani e il legame tra uomo e cane. A peggiorare l'incomprensione c'è poi una proiezione umana dei propri sentimenti sul cane. Questa "antropomorfizzazione" dell'interazione, sottolineano gli esperti, offusca ulteriormente la capacità di capire quale possa essere realmente lo stato emotivo dell'animale, cosa sta cercando di dire.
In due esperimenti, Molinaro e Wynne hanno filmato un cane in quelle che ritenevano fossero situazioni positive (che rendevano felici) o negative (che rendevano meno felici). Le situazioni felici erano cose come offrire il guinzaglio o un premio, e gli scenari infelici includevano un castigo gentile o il tirare fuori l'odiato aspirapolvere. I video sono poi stati mostrati a un gruppo di persone con e senza il loro sfondo visivo, il contesto.
Nel secondo esperimento i ricercatori hanno proprio modificato i video in modo che il cane, filmato in un contesto felice, sembrasse immerso nella situazione infelice, e viceversa il cane filmato in una situazione infelice sembrasse ripreso nel contesto felice. In entrambi gli esperimenti, le persone hanno valutato quanto felici ed eccitati pensavano fossero i cani. La dimensione del campione per il primo esperimento era 383 e per il secondo esperimento era 485.
Ciò che i ricercatori hanno scoperto è che la percezione che le persone hanno dell'umore del cane si basa su tutti gli elementi presenti nei video, eccetto che sul cane stesso. "Le persone non guardano cosa sta facendo il cane, ma guardano la situazione circostante e basano la loro percezione emotiva su quella", conferma Molinaro. "Vedi un cane che riceve un premio, presumi che si senta bene. Vedi un cane che viene sgridato, presumi che si senta male. Queste supposizioni su come pensi che si senta il cane non hanno nulla a che fare con il comportamento del cane o con i segnali emotivi, il che è molto sorprendente".
Nello studio, continua Molinaro, "quando le persone hanno visto un video di un cane che apparentemente reagiva all'aspirapolvere, tutti hanno detto che il cane si sentiva male e agitato. Ma quando hanno visto il video del cane che faceva esattamente la stessa cosa, ma stavolta sembrava reagire alla vista del suo guinzaglio, tutti hanno riferito che il cane si sentiva felice e calmo. Le persone non giudicavano le emozioni di un cane in base al comportamento del cane, ma in base alla situazione in cui si trovava".
A complicare ulteriormente il processo di comunicazione è la proiezione delle emozioni delle persone sul cane. Molinaro precisa che, sebbene gli esseri umani e i cani abbiano condiviso un legame nel corso dei secoli, ciò non significa che la loro elaborazione emotiva, o persino le espressioni emotive, siano le stesse.
"Ho sempre trovato distorta l'idea che cani e umani debbano provare le stesse emozioni e priva di una vera prova scientifica a sostegno, quindi ho voluto vedere se ci sono fattori che potrebbero effettivamente influenzare la nostra percezione", riflette la scienziata. Studi simili sono stati condotti sulla percezione umana delle emozioni umane, ma non c'è stata la stessa attenzione per le emozioni animali, evidenzia. La nuova ricerca mostra dunque che un'influenza, almeno da parte di un fattore, "il contesto situazionale", c'è. Come può un buon padrone comprendere il vero stato emotivo del proprio animale domestico? "Il primo passo è semplicemente essere consapevoli che non siamo così bravi a leggere le emozioni dei cani", conclude Molinaro. "Dobbiamo essere più umili nella comprensione dei nostri cani". Capendo i "nostri pregiudizi, possiamo iniziare a guardare i nostri cuccioli sotto una nuova luce. La personalità di ogni cane, e quindi le sue espressioni emotive, sono uniche. Prestate dunque molta attenzione ai segnali e ai comportamenti".
Milano, 10 mar. (Adnkronos Salute) - Quello che i cani non dicono, ma anche quello che gli esseri umani non capiscono. In assenza di un linguaggio 'comune' fra uomo e quattrozampe, la capacità di comunicare fra queste due specie che si fanno compagnia e convivono dall'antichità si basa sulla comprensione e sulla lettura del proprio animale domestico, e viceversa. Questo processo può sembrare fluido: dai un premio al tuo cane, lo guardi negli occhi, lui scodinzola lievemente, sembra dire di essere felice di avere quel premio, lo accetta e si allontana in un'altra stanza per goderselo. C'è connessione, almeno questo è quello che si pensa. Perché in realtà un nuovo studio dimostra che gli esseri umani hanno ancora molta strada da fare per comprendere le emozioni di un cane.
La ricerca, pubblicata sulla rivista 'Anthrozoos', è dell'Arizona State University (Asu) e rileva che spesso le persone possono fraintendere. Le ragioni sono molteplici e includono un'incomprensione delle espressioni canine dovuta a un pregiudizio nel proiettare le emozioni umane sui propri animali domestici. Insomma, la realtà potrebbe essere che non si riesce a percepire il vero significato delle emozioni di fido. I ricercatori dell'Asu Holly Molinaro e Clive Wynne hanno condotto una serie di esperimenti per verificare questi malintesi. Emerge che "le persone non guardano cosa sta facendo il cane, ma piuttosto guardano la situazione che circonda il cane e basano la loro percezione emotiva su quella", spiega Molinaro, scienziato esperto di benessere degli animali dell'Asu.
Nel dettaglio, la ricerca mostra che gli esseri umani in genere non hanno una buona comprensione dello stato emotivo del loro cane perché giudicano appunto le sue emozioni in base al contesto dell'evento a cui assistono. "I nostri cani cercano di comunicare con noi, ma noi umani sembriamo determinati a guardare tutto tranne l'animale in sé", aggiunge Wynne, professore di psicologia all'Asu che studia il comportamento dei cani e il legame tra uomo e cane. A peggiorare l'incomprensione c'è poi una proiezione umana dei propri sentimenti sul cane. Questa "antropomorfizzazione" dell'interazione, sottolineano gli esperti, offusca ulteriormente la capacità di capire quale possa essere realmente lo stato emotivo dell'animale, cosa sta cercando di dire.
In due esperimenti, Molinaro e Wynne hanno filmato un cane in quelle che ritenevano fossero situazioni positive (che rendevano felici) o negative (che rendevano meno felici). Le situazioni felici erano cose come offrire il guinzaglio o un premio, e gli scenari infelici includevano un castigo gentile o il tirare fuori l'odiato aspirapolvere. I video sono poi stati mostrati a un gruppo di persone con e senza il loro sfondo visivo, il contesto. Nel secondo esperimento i ricercatori hanno proprio modificato i video in modo che il cane, filmato in un contesto felice, sembrasse immerso nella situazione infelice, e viceversa il cane filmato in una situazione infelice sembrasse ripreso nel contesto felice. In entrambi gli esperimenti, le persone hanno valutato quanto felici ed eccitati pensavano fossero i cani. La dimensione del campione per il primo esperimento era 383 e per il secondo esperimento era 485.
Ciò che i ricercatori hanno scoperto è che la percezione che le persone hanno dell'umore del cane si basa su tutti gli elementi presenti nei video, eccetto che sul cane stesso. "Le persone non guardano cosa sta facendo il cane, ma guardano la situazione circostante e basano la loro percezione emotiva su quella", conferma Molinaro. "Vedi un cane che riceve un premio, presumi che si senta bene. Vedi un cane che viene sgridato, presumi che si senta male. Queste supposizioni su come pensi che si senta il cane non hanno nulla a che fare con il comportamento del cane o con i segnali emotivi, il che è molto sorprendente".
Nello studio, continua Molinaro, "quando le persone hanno visto un video di un cane che apparentemente reagiva all'aspirapolvere, tutti hanno detto che il cane si sentiva male e agitato. Ma quando hanno visto il video del cane che faceva esattamente la stessa cosa, ma stavolta sembrava reagire alla vista del suo guinzaglio, tutti hanno riferito che il cane si sentiva felice e calmo. Le persone non giudicavano le emozioni di un cane in base al comportamento del cane, ma in base alla situazione in cui si trovava".
A complicare ulteriormente il processo di comunicazione è la proiezione delle emozioni delle persone sul cane. Molinaro precisa che, sebbene gli esseri umani e i cani abbiano condiviso un legame nel corso dei secoli, ciò non significa che la loro elaborazione emotiva, o persino le espressioni emotive, siano le stesse. "Ho sempre trovato distorta l'idea che cani e umani debbano provare le stesse emozioni e priva di una vera prova scientifica a sostegno, quindi ho voluto vedere se ci sono fattori che potrebbero effettivamente influenzare la nostra percezione", riflette la scienziata. Studi simili sono stati condotti sulla percezione umana delle emozioni umane, ma non c'è stata la stessa attenzione per le emozioni animali, evidenzia. La nuova ricerca mostra dunque che un'influenza, almeno da parte di un fattore, "il contesto situazionale", c'è. Come può un buon padrone comprendere il vero stato emotivo del proprio animale domestico? "Il primo passo è semplicemente essere consapevoli che non siamo così bravi a leggere le emozioni dei cani", conclude Molinaro. "Dobbiamo essere più umili nella comprensione dei nostri cani". Capendo i "nostri pregiudizi, possiamo iniziare a guardare i nostri cuccioli sotto una nuova luce. La personalità di ogni cane, e quindi le sue espressioni emotive, sono uniche. Prestate dunque molta attenzione ai segnali e ai comportamenti".