Uno scandalo bipartisan, con amministrazioni di destra e di sinistra che – avvicendate al Comune di Roma dal 1995 ad oggi – hanno avallato un accordo a dir poco sbilanciato. Si tratta dei cosiddetti “Punti verde qualità”, concessioni gratuite del Campidoglio ad imprese private di immense aree verdi per 33 anni, per la progettazione e realizzazione di attività commerciali in cambio della manutenzione ordinaria e straordinaria del sito: 600 milioni di euro di fideiussioni firmate dal Comune per i lavori da realizzare da parte delle imprese concessionarie, il 95% dell’importo complessivo necessario alla costruzione di ogni singolo “Punto”. L’esito del progetto iniziato 17 anni fa è una fotografia che dice quasi tutto: meno di uno su tre è stato completato ed è funzionante. Gli altri oltre 40 “punti verdi” sono in via di realizzazione, di progettazione, di ricollocazione e via andando.
Una storia quasi ventennale, iniziata con l’amministrazione Rutelli. L’elenco delle delibere di Consiglio e Giunta comunale su questa vicenda è lungo: già nel 1999 la Giunta aveva deliberato il rilascio di fideiussioni alle banche per i finanziamenti che negli anni 1999-2006 sono stati poi erogati ai concessionari dei “Pvq”, per un importo complessivo pari a circa 206 milioni di euro.
Nel 2006 – ancora amministrazione di centrosinistra – il Consiglio comunale ha approvato, con un solo voto contrario, due delibere che prevedono l’impegno a garantire la concessione di mutui da parte delle banche per 180 milioni di euro. Nel 2009, durante l’amministrazione Alemanno, il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità un’altra delibera che prevede di incrementare di altri 220 milioni di euro il valore complessivo del plafond dei finanziamenti assistibili da garanzia fideiussoria comunale. Nel mezzo, per completare “l’opera”, una serie di delibere varie che hanno facilitato l’accesso ai finanziamenti, facendo saltare alcuni vincoli. Circa 1000 miliardi di vecchie lire a disposizione delle imprese private che al netto di queste fideiussioni, dovrebbe chiudere quest’anno con un passivo molto rilevante.
“Terreno fertile per affaristi senza scrupoli e criminalità, una torta troppo appetibile per non far rizzare le antenne agli speculatori ed ai faccendieri”, dichiara Federico Siracusa, Italia dei Valori, vicepresidente del XII Municipio di Roma, che denuncia da tempo il regalo della politica a palazzinari e costruttori, mettendo sul piatto i soldi dei cittadini. E la storia purtroppo sembra intraprendere proprio questa via, con inchieste che si stanno allargando a macchia d’olio, lavori bloccati dalla magistratura, perquisizioni ed arresti: gli architetti del Comune Stefano Volpe e Maria Parisi e gli imprenditori Massimo Dolce e Marco Bernardini che avrebbero ottenuto la gestione delle aree pagando tangenti ai funzionari del Campidoglio (truffa pluriaggravata, corruzione, falso e false fatturazioni le accuse).
I parchi sotto inchiesta sono 19, ma – come ha scritto il gip Bernadette Nicotra nel provvedimento cautelare – quanto emerso finora “è la punta dell’iceberg di un fenomeno più esteso di molteplici episodi di truffa e di corruzione”. I Punti verde qualità attualmente funzionanti sono 17, mentre 9 sono in via di realizzazione, 16 in fase di progettazione e 20 risultano bloccati in attesa di una loro eventuale ricollocazione. Un affare colossale che si sta rivelando un boomerang che rischia di portare il Comune alla bancarotta. “Stiamo parlando di aree pubbliche grandi almeno quanto villa Ada, villa Borghese e villa Doria Pamphili messe insieme, cioè oltre 400 ettari – spiega Siracusa – Nel 2011 il Campidoglio, quindi i romani, ha già dovuto sborsare 11 milioni di euro per mutui inevasi. Purtroppo probabilmente non saranno gli unici”.
Abbiamo cercato di capire quanti soldi ancora dovranno sborsare i cittadini per appianare i debiti contratti dalle imprese concessionarie dei Pvq, ma le due banche individuate per la concessione dei mutui (con tassi d’interesse che oscillano dallo 0,5 all’1,10 per cento) si sono limitate ad un “no comment”. Sono il Credito Cooperativo – mutui per 362 milioni di euro – ed il Credito Sportivo – 245 milioni di euro.
Al di là delle inchieste giudiziarie il risultato per i Punti verde qualità sembra essere vicino al fallimento. Al netto dei cantieri bloccati anche per i progetti realizzati non sono state rispettate quelle contropartite minime in termini di manutenzione dell’area verde circostante.Numerosi gli esposti dei cittadini in merito a clausole di vario genere non onorate dalle imprese concessionarie, come nel “Pvq” Stardust Village del Torrino, quartiere della periferia ovest di Roma. “Il parco giochi era rimasto chiuso per almeno due anni, ha riaperto solo a seguito di una mia denuncia – dichiara Siracusa – e comunque ancora molte clausole sono rimaste inevase. Il laghetto ha una scarsa manutenzione ed è pieno di schiuma, la ludoteca che sarebbe dovuta essere gratuita e fruibile da tutti è a pagamento, il parco giochi non ha il tappeto antitrauma ed il manto erboso è sparito”.
Idem per le opere in via di realizzazione che difficilmente rispetteranno i termini stabiliti per la conclusione dei lavori. A tal proposito non si può non parlare del Punto verde qualità “La città del Rugby” di Spinaceto, nato con una delibera del Consiglio comunale approvata all’unanimità nel 2004, senza predisporre alcun bando pubblico, procedendo con un’assegnazione ad personam, circa 33 milioni di euro l’importo per un’opera mastodontica che dovrebbe terminare fra 3 mesi, termine che quasi sicuramente non verrà rispettato. Il rischio, insomma, è che oltre il danno economico i cittadini romani si troveranno delle “cattedrali nel deserto” nei parchi della capitale.
Quanto al rugby, peraltro, è singolare il fatto che il delegato alle politiche sportive per il Campidoglio Alessandro Cochi aveva esultato con alcuni manifesti con i quali ha tappezzato Roma: “Con Alemanno il Rugby resta all’Eur, riapre il Tre Fontane”. Forse era all’oscuro del fatto che nel frattempo si stava costruendo un impianto sportivo da tutt’altra parte. Problemi di comunicazione nell’amministrazione capitolina, probabilmente, che abbiamo cercato di chiarire con il vicesindaco Sveva Belviso, che tra l’altro si sarebbe interessata personalmente, stando all’inchiesta, presso il Credito Cooperativo per sbloccare dei fondi per i due imprenditori ora in carcere. Anche il vicesindaco si è celata dietro un “no comment”, limitandosi a dire – asserragliata dietro un cordone di bodyguard e collaboratori – di aver “già risposto al Messaggero”. Al quotidiano romano, tuttavia, la Belviso non aveva spiegato niente sull’efficienza e la realizzazione completa dei Punti verde qualità: aveva solo negato un suo intervento per agevolare i pagamenti a Dolce e Bernardini.
di Luca Teolato