La Parigi che vota socialista non è per forza “popolare”. L’attacco ai cosiddetti bobo, ovvero a tutti coloro che votano a sinistra, ma che hanno il portafoglio a destra, è stato uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale di Marine Le Pen in vista del primo turno. Descritti dal leader del FN come «quelli che vanno prima al brunch di Sarkozy in piazza della Concorde e poi, rigorosamente in Velib’, a quello di Hollande a Vincennes per vedere chi dei due si veste meglio», sono diventati poi il bersaglio dell’ormai ex presidente prima del secondo turno. Per accaparrarsi i voti del Front, infatti, Sarkò non ha esitato a vestire i panni di colui che difende il popolo, quello vero, quello che si alza presto la mattina, dagli «eredi della gauche caviar degli anni ’80, meno interessati alle uova di struzzo, più ai cibi bio».
Ma chi sono questi bobo? Il primo a parlarne fu il giornalista americano David Brooks, che nel 2000 pubblicò il saggio “Bobos in Paradise”. Generalmente figli di famiglie benestanti, i bobo parigini si occupano soprattutto di arte, di moda, di pubblicità, di design o lavorano nei media. Utilizzano abiti casual e poco appariscenti, ma molto costosi; amano la letteratura, le nuove tecnologie (vedi iPhone, iPad e via dicendo…), hanno una spiccata propensione ecologista e mangiano cibi biologici. Brooks definisce il tipico bobo come «un avvocato “connesso” […] che preferisce assomigliare a Franz Kafka più che a Paul Newman». Ecco invece come li definisce il cantautore Renaud: «Vivono nei bei quartieri o in banlieue, ma in un loft; hanno dei figli molto colti che hanno letto il Piccolo Principe a sei anni e che vanno nelle scuole private dove non c’è la feccia; sul comodino hanno un libro di Cioran accanto al catalogo Ikea; amano i ristoranti giapponesi e il cinema coreano; vanno spesso nei musei, nelle gallerie d’arte, nei vecchi bistrots; bevono della Manzana gelata ascoltando Manu Chao».
Alla Bellevilloise, il caffé-concerto dal quale ho seguito in diretta i risultati delle presidenziali, di bobo ce n’erano eccome. In realtà c’erano solo loro. Difficile trovare qualcuno che non avesse curato nel dettaglio il proprio look. Un tripudio di mocassini, di golfini di cashmere, di occhiali firmati e di iPhone. È forse questo il vero volto della sinistra parigina? Una cosa è certa, se la Piazza della Bastiglia somigliava ad una specie di festa dell’Unità, la Bellevilloise sembrava piuttosto il salotto del figlio di un avvocato. Forse un po’ meno raffinato. Come è possibile che in una sala in cui si festeggia la vittoria del Partito Socialista ti facciano pagare 9 euro una birra alla spina (quella sì servita in plastica come alla sagra della salsiccia) e dove il discorso finale di Hollande viene seguito in diretta pasteggiando champagne comodamente distesi su poltroncine in pelle? E ancora, perché se chiedi di fare un sorso a un militante per festeggiare, ti risponde di no? O se cerchi di scroccare una sigaretta, ti trattano da pezzente? Di sicuro ciò che non si spreca sono le offese gratuite e sgradevoli al candidato sconfitto (alla faccia della dignità), come nella peggiore curva di uno stadio. Però si battono le mani quando appare sullo schermo Yannick Noah, solo perché sembra che si sia appena fatto una canna (come loro) o perché è di colore. Intanto, giusto per curiosità, mi giro intorno. Neanche un ragazzo di colore. E la Parigi multietnica?
Emily è un’amica di amici. Non esagera con i festeggiamenti. Si limita a spiegarmi con dovizia che in Francia sono le persone che hanno un certo livello di istruzione a votare a sinistra. Poi si abbraccia con altre persone istruite, ma ubriache, tanto che sono rimaste fuori a fumare, mentre dentro c’era il primo discorso di Hollande, appena eletto presidente. Ne deduco che la quasi metà dei francesi è formata da persone poco istruite e che quel 20% che ha votato Marine Le Pen sono proprio deficienti.
Ma sono davvero loro gli elettori di Hollande? Dando un’occhiata ai risultati mi rendo conto che il quartier generale dei bobo parigini, ovvero il lembo di terra che è attraversato dal Boulevard Saint-Germain (6° e 7° arrondissement), tanto demonizzato da Sarkozy, ha votato in maggioranza UMP. Sia al primo che al secondo turno. Ergo: o queste persone istruite non capiscono una mazza di politica, oppure, alla Bellevilloise, ero circondato da gente che ha votato Sarkò.
Guarda la photogallery della serata elettorale alla Belleviloise – Foto di Davide-Riccardo Weber
di Federico Iarlori
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