C’è stata la Rai degli anni Ottanta, le trasmissioni di Pippo Baudo, gli spettacoli. Ma non è lì che nasce il segreto di Beppe Grillo. Se c’è una cosa che negli ultimi anni ha funzionato è stata quella di essere circondato anche lui da un cerchio magico.
Composto da una sola persona e una sola stretta: il cerchio inizia con la mano destra e finisce con quella sinistra di un signore sulla cinquantina che porta il nome di Gianroberto Casaleggio, uno dei massimi esperti di Internet in Italia, l’uomo che con la sua Casaleggio Associati ha inventato – praticamente a tavolino – il Movimento 5 Stelle. Uomo nell’ombra, vestito sempre in giacca e cravatta, ma con i capelli da freak, appassionato di fantasy, gran divoratore di fumetti, affascinato da Gengis Khan, il suo mito. Mangiatore di libri di storia, ne legge anche due al giorno. Un sognatore realista, un manager per se stesso e gli altri. Quando Grillo lo incrociò per la prima volta ne rimase affascinato, disse: “Questo o è un genio o è un pazzo”.
Bossi e l’Idv
Alla fine si convinse della prima ipotesi, visto che oggi Casaleggio è influente tanto su Grillo quanto sul Movimento 5 Stelle. L’unica persona che il comico-capopartito ascolta, l’unico che può provare a indirizzarlo. Attraverso il blog, ovviamente, creatura sua, nata nei suoi uffici di Milano e dove ancora oggi viene gestita e sviluppata.
È lui che porta in palmo di mano i piemontesi del movimento, perché “conservatori”, e mal digerisce i bolognesi e fiorentini, a suo avviso “anagraficamente comunisti”. D’altronde quando non è Grillo nelle piazze è il blog che diventa la Carta del Movimento, il codice al quale si deve far riferimento. Lì si sviluppano le idee. Chi ci sta è dentro, altrimenti prego andare.
Casaleggio non lo fa mai direttamente perché è un cerchio, e tale vuole rimanere, l’uomo del dietro le quinte, il ghost writer che spesso esiste senza esserci. Chiama Grillo e capisce se è il caso. Se lo è riesce a imporre la sua, altrimenti aspetta.
Nato con simpatie leghiste e bossiane, il suo incontro con Grillo avviene qualche anno fa, e dopo uno spettacolo. A quel tempo il Movimento non esiste, ma Grillo intuisce che dietro a quegli occhiali si nasconde una persona capace di vedere lontano. Casaleggio e la sua società nata nel 2004 e della quale è presidente e gestisce assieme a Enrico Sassoon, Luca Eleuteri, il figlio Davide Casaleggio e Mario Bucchich, curano nel frattempo il sito Internet dell’Italia dei Valori per la cifra di 700.000 euro all’anno. Ma Grillo lo vuole a tutti i costi solo per sé, ha intuito che può fare il salto di qualità. Così, nel 2010, si arriva alla rescissione del contratto con Di Pietro e da quel momento Casaleggio – che tra le società di cui cura il sito c’è anche la casa editrice Chiarelettere, cadoinpiedi.it – può lavorare, almeno in campo politico, con Grillo e per Grillo a tempo pieno.
Un salto di qualità, non c’è dubbio . Non è un caso che da quel momento in poi, nonostante ci sia già stato il V-Day (e Casaleggio c’era, eccome, anche a quei tempi), Grillo diventa un fenomeno che spaventa la politica. Perché Casaleggio sa meglio di ogni altro in Italia come si applica la politica a Internet, o viceversa.
Il casting dei candidati
Con Grillo si sentono due o tre volte al giorno. Le strategie vengono pianificate al telefono, ma con minuzia e particolari. Andate a vedere gli spettacoli di Grillo: ci sono delle cose che il comico genovese che saprebbe improvvisare e molto bene, recita da copione. Perché sono le parole chiave che Casaleggio ha detto che funzionano.
Lo stesso discorso vale per coloro che diventano candidati del Movimento. Cosa dire con metodi efficaci, come dirlo, con quale espressione, viene “consigliato” negli uffici di Casaleggio, a Milano, dove alcuni candidati vengono istruiti in una full immersion comunicativa. “Un incontro di tre ore molto utile”, dice Federico Pizzarotti, il fenomeno che a Parma si è guadagnato il ballottaggio. “Ci ha spiegato come inserire i dati nel blog e qualche tecnica per essere più presenti nei motori di ricerca”, spiega Antonio Giacon, candidato a Budrio, anche lui al ballottaggio. “In alcuni casi per le aree metropolitane forse dice come lanciare i messaggi, ma noi siamo campagnoli, il suo apporto è stato minimo, qui non arriva nemmeno la banda larga”.
Il Fatto Quotidiano, 10 Maggio 2012