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Lavitola e i trucchi per gonfiare le vendite dell’Avanti! E ottenere contributi pubblici

Il faccendiere, sentito dai magistrati il 25 aprile, spiega che per rispettare il parametro del 25% del venduto rispetto alle copie stampate, per un po’ ha fatto ricorso anche a strillonaggio ‘mirato’: “Chiamavo il consigliere e gli dicevo: va in piazza e acquista le copie dal ragazzo che invio”

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Per capire la “bravura” di Valter Lavitola nell’escogitare stratagemmi per gonfiare i dati di diffusione dell’Avanti! e succhiare contributi di milioni di euro allo Stato, bisogna partire da una norma. E’ quella relativa al raggiungimento di un numero di copie vendute pari almeno al 25% di quelle stampate. Più ne stampi, più fondi ottieni. Purché il parametro del 25% sia rispettato. E come faceva Lavitola? Lo racconta a verbale il 25 aprile scorso, di fronte al gip di Napoli Dario Gallo e ai pm Curcio, Woodcock e Piscitelli: contattando politici “dell’anima socialista di Forza Italia” e chiedendo loro di andare a comprare decine di copie del quotidiano nella piazza dove veniva inviato un apposito strillone. E quando una modifica del regolamento per l’erogazione dei finanziamenti ha imposto che il 25% dovesse essere raggiunto solo in edicola o tramite abbonamento, mettendo fuori gioco lo strillonaggio e le vendite in blocco, Lavitola ha iniziato a organizzarsi diversamente: “Ho cercato di fare in modo che, con soldi miei, mandassi in giro a comprarsi le copie nelle edicole… poi dopo (rivolto ai magistrati, ndr) siete intervenuti voi…”.

Non sia mai l’Avanti! fosse stato costretto a chiudere per conclamata mancanza di lettori e di pubblicità. “Era l’unico strumento che io avevo per fare politica – ricorda il faccendiere salernitano – e nonostante il rapporto privilegiato col presidente Berlusconi, io non ero mai riuscito nemmeno a fare il consigliere circoscrizionale ad Afragola”.

Quindi, via a un marketing rudimentale: “Che io fossi amico di Berlusconi lo sapevano tutti, che l’Avanti! fosse il mio lo sapevano tutti, quindi mandare qualcuno davanti a una sezione o a un consiglio comunale e dire: il giornale dei socialisti di Forza Italia… se lo compravano. Io poi come giornalista non avevo difficoltà ad andare nel Transatlantico a contattare la gente e a dire: fai dieci telefonate che domanì lì davanti si comprano il giornale… e abbiamo fatto anche vendite a prezzo ridotto… se io telefono a Bari all’amico consigliere regionale e gli dico: senti, c’è lo strillone a piazza là, vatti a comprare tutte le copie…”.

Così una legge nata in nome del pluralismo dell’informazione viene sostanzialmente aggirata attraverso trucchi e trucchetti che hanno l’unico scopo di pompare artificialmente le vendite del giornale. “Io ho provato all’inizio a fare la cosa degli abbonamenti – spiega Lavitola – ma mi sono reso conto che per farne tremila, che era il mio obiettivo, ci sarebbe voluto più di un anno, perché avrei dovuto trovare cento persone… e quando mi sono reso conto che perdevo il finanziamento pubblico, ho cercato di fare in modo che con soldi miei mandassi in giro persone a comprarsi le copie nelle edicole per raggiungere il 25%…”.

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