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Mesagne, tra le vittime dell’attentato le figlie di un ‘collaboratore’ di Libera

Il padre di Ilaria e Veronica Capodieci eseguì lavori sui campi sequestrati alla criminalità organizzata e coltivati da Libera. Coinvolta nell'esplosione anche la nipote di un ex collaboratore di giustizia

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“E’ un attacco fuori da ogni tipo di standard locale, se si tratta di criminalità organizzata siamo di fronte a dei pazzi senza scrupoli”. Alessandro Leo, presidente della cooperativa Terre di Puglia, che gestisce i beni confiscati in provincia di Brindisi, si trova davanti al luogo dell’attentato. “Mesagne è un territorio difficile, lo diciamo da tempo, ma questa è una tragedia assurda, che nessuno poteva prevedere”.

Perché tutti parlano di Mesagne, se l’attentato è avvenuto a Brindisi? “Perché tanti elementi dell’attentato fanno pensare ad un atto mirato, e l’orario dell’esplosione è proprio quello in cui arrivano le studentesse pendolari”. Anche il luogo in cui è stato collocato il cassonetto sembra non lasciare dubbi: coincide esattamente allo spazio in cui il pullman lascia le ragazze provenienti dalla cittadina brindisina.

Mesagne negli ultimi mesi è colpita da un’allarmante ondata di violenza, denunciata anche dall’associazione Libera. Il timore è un ritorno agli anni più bui, quelli in cui la città che ha dato i natali a Pino Rogoli, fondatore della Scu, era stata battezzata la “Corleone” di Puglia. L’esplosione di oggi suona come una terribile conferma di quell’allarme. Non si può escludere infatti che tra le studentesse albergasse qualche parentela o cognome che ha scatenato la furia omicida.

L’istituto professionale, intitolato a Francesca Morvillo, “rappresenta l’ultima frontiera prima dell’abbandono scolastico” spiega un’insegnante che preferisce l’anonimato: “E’ frequentato anche da ragazze che provengono da contesti disagiati, ma ne abbiamo fatto un baluardo di educazione e legalità”.

Oggi è stata colpita la vita, ma anche la speranza, quella che Mesagne ha faticosamente costruito in anni di impegno collettivo. “Il territorio ha saputo reagire alla violenza degli anni Ottanta e costruire negli anni un’intensa attività di risposta alla criminalità, voluta dai cittadini e dalle istituzioni”. L’attacco di oggi colpisce gravemente anche questo sogno, che si è tradotto dal 2006 nel lavoro delle cooperative che lavorano sui terreni confiscati alla criminalità: “Il padre di due ragazze ferite, di cui una molto grave (la sedicenne che accompagnava l’amica rimasta tragicamente uccisa, nda), il signor Capodieci, ha eseguito dei lavori di scavo nei terreni che Libera coltiva a Mesagne”, racconta Leo. Un dato sicuramente accidentale, ma fortemente simbolico. Tra le vittime della più efferata violenza ancora una volta anche chi con il proprio lavoro aveva scelto di contribuire ad una Mesagne libera dalla mafia. Così come è probabilmente accidentale che un’altra delle vittime sia nipote di un ex collaboratore di giustizia. 

Sui terreni della Sacra Corona Unita la cooperativa Terre di Puglia produce vino, pomodori, carciofi e grano. Adesso aspetta un nuovo finanziamento per la ristrutturazione della villa che fu del boss Tonino Screti. Un gigantesco casolare immerso tra i campi, dove un tempo si sentivano i cavalli scalpitare nelle stalle, ma che è stato pesantemente vandalizzato dopo la confisca. “Oggi la Carovana antimafia doveva fare il giro dei beni confiscati in provincia di Brindisi- conclude Leo – invece ci troveremo tutti insieme, cittadini, associazione e istituzioni alle 18, in piazza a Brindisi, per fare il punto della situazione e immaginare la più forte e significativa risposta a questo vile attacco, di qualsiasi natura esso sia”.

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