E’ stato un trionfo schiacciante del centrosinistra anche nei territori del Nord da sempre roccaforti del Pdl e della Lega, forse un po’ atteso dopo i risultati del primo turno, ma certamente non con le percentuali che si sono poi registrate. Se qualche anno fa qualcuno avesse dovuto scommettere un centesimo sulla vittoria schiacciante del Centrosinistra a Como, a Monza e in altri baluardi verdi e azzurri della Brianza e del Comasco, probabilmente se lo sarebbe tenuto in tasca. E invece è accaduto qualcosa che non si verificava da anni.
A Como, per la prima volta il centrosinistra ha vinto le elezioni. In riva al lago il Pdl è letteralmente colato a picco mentre il candidato democratico Mario Lucini ha conquistato la fascia tricolore con il 74,86% contro il 25,13 dell’avversaria azzurra Laura Bordoli, sindaco uscente, con 14mila voti di scarto. Forza Italia prima e il Pdl poi sedevano sullo scranno più alto della città dal 1994, ma a queste elezioni il centrodestra si è presentato diviso al suo interno con il candidato perdente alle primarie che si è presentato contro la Bordoli. E alla fine i comaschi hanno virato vistosamente a sinistra. «La città ha manifestato una volontà di cambiamento, ora la responsabilità è grande», ha commentato il neosindaco.
A Monza è successa un po’ la stessa cosa: Roberto Scanagatti, sostenuto da una coalizione di centrosinistra è diventato sindaco con il 63,39% dei consensi, mentre il suo sfidante, il presidente dell’ordine italiano dei farmacisti Andrea Mandelli, scelto direttamente da Silvio Berlusconi per lo schieramento Pdl-La Destra, si è dovuto accontentare del 36,61%. La coalizione allargata del centrosinistra si è ripresa così il governo della città dopo cinque anni di predominio verde-azzurro nella terra del Cavaliere. Era stato Berlusconi in persona a chiudere la campagna elettorale, ma questo non è bastato a far guadagnare consensi al partito. «Abbiamo seminato male in Brianza e si è visto: chi ha guidato il Pdl qui dovrebbe fare un po’ di autocritica», è la stoccata del consigliere regionale azzurro Stefano Carugo, riferendosi ovviamente all’ex ministro Paolo Romani responsabile della sfida a Monza.
Ha cambiato bandiera anche Lissone, cittdina confinante con Monza, nella quale il Carroccio ha spadroneggiato per 20 anni ed era dal lontano 1946 che non si vedeva in giunta un assessore di centrosinistra. Eppure anche qui il candidato sostenuto dal Pd Concetta Monguzzi ha battuto il pidiellino Edoardo Cazzaniga con un clamoroso 64,72% a 35,28. E perfino a Meda, lo storico Comune che vide il primo sindaco leghista d’Italia, il candidato padano Giorgio Taveggia è rimasto indietro, anche se di un solo voto, rispetto all’esponente democratico Gianni Caimi dopo vent’anni di predominio leghista. Al momento quattro schede sono state contestate e solo domani si saprà chi sarà il sindaco, ma Meda potrebbe essere l’ennesimo comune del brianzolo a cambiare bandiera in questa tornata amministrativa.
Anche Cantù è reduce da vent’anni di predominio leghista, ma è passato al Centrosinistra con il candidato Claudio Bizzozero proclamato primo cittadino con il 55% delle preferenze contro il 45% del leghista Nicola Molteni. L’unica roccaforte del Pdl è rimasta la città di Erba, nella quale è stato riconfermato il sindaco uscente azzurro Marcella Tili che ha sbaragliato Michele Spagnuolo del Pd con il 60% delle preferenze. Ma è l’unica eccezione.