Curriculum inviati a tutti i deputati e nomine trasparenti. Slitta al prossimo 6 giugno la votazione alla Camera, inizialmente prevista per domattina, per l’elezione di due membri dell’Agcom e del Garante della Privacy e di un membro del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Le candidature dovranno arrivare entro l’1 giugno e i curriculum, con una innovazione nel segno della trasparenza, verranno inviati dal presidente della Camera Gianfranco Fini a tutti i deputati prima del voto.
Fini, a cui i deputati avevano rivolto un appello per sollecitare nomine competenti, ha spiegato che ”spetta ai gruppi fare valutazioni indicando nomi nel segno della trasparenza coinvolgendo sulle candidature tutti i deputati” ed ha fatto ai capigruppo “una proposta-appello: i gruppi presentino le loro candidature non oltre l’1 giugno per far valutare a tutti i deputati il fatto che i candidati abbiano le necessarie caratteristiche di professionalità e di indipendenza”.
Le candidature, dunque, verranno “pubblicizzate al massimo dalla presidenza e i relativi curriculum verranno inviati a tutti i deputati”. I nuovi membri dell’Agcom e del Garante della Privacy vanno eletti rispettivamente entro il 14 luglio ed il 16 giugno. La Lega si era opposta al rinvio, poi deciso a maggioranza. Alla procedura proposta da Fini plaude il Pd. “Si tratta di una utile innovazione per consentire che l’opinione pubblica e e l’Aula si formino una opinione valutando l’esistenza nei candidati della preparazione e dei requisiti previsti dalla legge”, ha detto il capogruppo Dario Franceschini.
La richiesta formale di rinviare il voto è partita da Beppe Giulietti, Arturo Parisi e Marco Beltrandi. L’Idv ha criticato lo slittamento. La procedura individuata è “del tutto insufficiente e insoddisfacente perché mancano dei passaggi formali per valutare i candidati”, ha spiegato Massimo Donadi che avrebbe voluto un ciclo di audizioni. Ha invocato trasparenza anche la Federazione nazionale della stampa che, insieme con associazioni quali Articolo 21 e Wikitalia, ha chiesto che siano modificati i regolamenti parlamentari. Dal Pd, Paolo Gentiloni ha apprezzato la scelta di Fini. Conoscere i profili dei candidati “renderà molto più difficile aggirare la legge”, ha assicurato. Da settimane serpeggiano malumore e preoccupazione per le nomine. Pochi giorni fa ai presidenti delle Camere era arrivata una lettera per sostenere la candidatura di Stefano Quintarelli all’Agcom e nella missiva – firmata tra gli altri da Andrea Sarubbi, Benedetto Della Vedova e Giorgio Stracquadanio – si chiedeva trasparenza nelle candidature. In sostegno di Quintarelli si è schierato oggi anche Antonio Di Pietro: “Lo conosco e lo apprezzo perche’ navigo in Rete”, ha spiegato.
Ma se Fini ha già ricevuto alcuni curricula di candidati, la partita vera si gioca ai vertici delle forze politiche. E il dimezzamento dei componenti dell’Agcom appena deciso dal governo, da 8 a 4 più il presidente, rende ancora più difficile il risiko. Perché è proprio sull’Autorità di garanzia per le Telecomunicazioni che si concentra l’attenzione. Per la presidenza si fa da giorni il nome di Vincenzo Zeno Zencovich, gradito al Pdl ma non al Pd. Ha preso quota poi l’ipotesi del docente della Bocconi Marcello Cardani. Quanto ai commissari, a dar credito alle voci che circolano a Montecitorio, il Pdl vorrebbe confermare Antonio Martusciello. Il Pd punterebbe sui tecnici Antonio Sassano e Maurizio Decina, una scelta che però non tutti condividono nel partito. I due docenti sono esperti di reti, ma non di frequenze e con l’asta incombente potrebbe servire una competenza diversa.
E fra i deputati democratici non manca chi lamenta poca trasparenza sulle decisioni. Scartata l’ipotesi di Luca Volontè per ragioni di opportunità – la candidatura di un deputato potrebbe suscitare non pochi malumori – l’Udc starebbe lavorando per Rodolfo De Laurentis, consigliere d’amministrazione della Rai in scadenza. Su un membro del cda Rai uscente, Giovanna Bianchi Clerici, si è orientata anche la Lega. Voci del Transatlantico, però, sostengono che il Carroccio sarebbe disposto a rinunciare a un proprio esponente nell’Agcom in cambio di una conferma alla Rai. Quanto all’Autorità garante della privacy, è girato oggi con insistenza alla Camera un nome in quota Pd, quello dell’ex capogruppo alla Camera Antonello Soro.
Politica
Authority, Fini: “Nomine trasparenti, cv dei candidati inviati a tutti i deputati”
Il presidente della Camera ha rinviato al 6 giugno la votazione per l’elezione di due membri Agcom e del Garante della Privacy e di un membro del Consiglio di presidenza della Giustizia. "I parlamentari valutino professionalità e indipendenza"
Curriculum inviati a tutti i deputati e nomine trasparenti. Slitta al prossimo 6 giugno la votazione alla Camera, inizialmente prevista per domattina, per l’elezione di due membri dell’Agcom e del Garante della Privacy e di un membro del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Le candidature dovranno arrivare entro l’1 giugno e i curriculum, con una innovazione nel segno della trasparenza, verranno inviati dal presidente della Camera Gianfranco Fini a tutti i deputati prima del voto.
Fini, a cui i deputati avevano rivolto un appello per sollecitare nomine competenti, ha spiegato che ”spetta ai gruppi fare valutazioni indicando nomi nel segno della trasparenza coinvolgendo sulle candidature tutti i deputati” ed ha fatto ai capigruppo “una proposta-appello: i gruppi presentino le loro candidature non oltre l’1 giugno per far valutare a tutti i deputati il fatto che i candidati abbiano le necessarie caratteristiche di professionalità e di indipendenza”.
Le candidature, dunque, verranno “pubblicizzate al massimo dalla presidenza e i relativi curriculum verranno inviati a tutti i deputati”. I nuovi membri dell’Agcom e del Garante della Privacy vanno eletti rispettivamente entro il 14 luglio ed il 16 giugno. La Lega si era opposta al rinvio, poi deciso a maggioranza. Alla procedura proposta da Fini plaude il Pd. “Si tratta di una utile innovazione per consentire che l’opinione pubblica e e l’Aula si formino una opinione valutando l’esistenza nei candidati della preparazione e dei requisiti previsti dalla legge”, ha detto il capogruppo Dario Franceschini.
La richiesta formale di rinviare il voto è partita da Beppe Giulietti, Arturo Parisi e Marco Beltrandi. L’Idv ha criticato lo slittamento. La procedura individuata è “del tutto insufficiente e insoddisfacente perché mancano dei passaggi formali per valutare i candidati”, ha spiegato Massimo Donadi che avrebbe voluto un ciclo di audizioni. Ha invocato trasparenza anche la Federazione nazionale della stampa che, insieme con associazioni quali Articolo 21 e Wikitalia, ha chiesto che siano modificati i regolamenti parlamentari. Dal Pd, Paolo Gentiloni ha apprezzato la scelta di Fini. Conoscere i profili dei candidati “renderà molto più difficile aggirare la legge”, ha assicurato. Da settimane serpeggiano malumore e preoccupazione per le nomine. Pochi giorni fa ai presidenti delle Camere era arrivata una lettera per sostenere la candidatura di Stefano Quintarelli all’Agcom e nella missiva – firmata tra gli altri da Andrea Sarubbi, Benedetto Della Vedova e Giorgio Stracquadanio – si chiedeva trasparenza nelle candidature. In sostegno di Quintarelli si è schierato oggi anche Antonio Di Pietro: “Lo conosco e lo apprezzo perche’ navigo in Rete”, ha spiegato.
Ma se Fini ha già ricevuto alcuni curricula di candidati, la partita vera si gioca ai vertici delle forze politiche. E il dimezzamento dei componenti dell’Agcom appena deciso dal governo, da 8 a 4 più il presidente, rende ancora più difficile il risiko. Perché è proprio sull’Autorità di garanzia per le Telecomunicazioni che si concentra l’attenzione. Per la presidenza si fa da giorni il nome di Vincenzo Zeno Zencovich, gradito al Pdl ma non al Pd. Ha preso quota poi l’ipotesi del docente della Bocconi Marcello Cardani. Quanto ai commissari, a dar credito alle voci che circolano a Montecitorio, il Pdl vorrebbe confermare Antonio Martusciello. Il Pd punterebbe sui tecnici Antonio Sassano e Maurizio Decina, una scelta che però non tutti condividono nel partito. I due docenti sono esperti di reti, ma non di frequenze e con l’asta incombente potrebbe servire una competenza diversa.
E fra i deputati democratici non manca chi lamenta poca trasparenza sulle decisioni. Scartata l’ipotesi di Luca Volontè per ragioni di opportunità – la candidatura di un deputato potrebbe suscitare non pochi malumori – l’Udc starebbe lavorando per Rodolfo De Laurentis, consigliere d’amministrazione della Rai in scadenza. Su un membro del cda Rai uscente, Giovanna Bianchi Clerici, si è orientata anche la Lega. Voci del Transatlantico, però, sostengono che il Carroccio sarebbe disposto a rinunciare a un proprio esponente nell’Agcom in cambio di una conferma alla Rai. Quanto all’Autorità garante della privacy, è girato oggi con insistenza alla Camera un nome in quota Pd, quello dell’ex capogruppo alla Camera Antonello Soro.
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Ramy, i pm valutano l’omicidio volontario. I video e le differenze con i verbali. Cucchi: “Via la divisa”. Fdi-Lega in difesa dei carabinieri
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Da due o tre giorni avevamo capito che eravamo quasi arrivati alla conclusione di questa vicenda". Lo ha detto Antonio Tajani a Porta a Porta sulla liberazione di Cecilia Sala.
"Stamattina l'ambasciarice è andata al carcere per la visita consolare e le hanno detto la visita è annullata per una buona notizia, l'ambasciarice ha capito e mi ha telefonato", ha raccontato il ministro degli Esteri spiegando tra l'altro: "Anche la famiglia è stata eccezionale, la mamma e il papà ci hanno dato una mano".
"La Santa Sede non ha dato una mano in maniera operativa ma c'è sempre stato sostegno. Ma non c'è stato un intervento del Vaticano", ha spiegato Tajani.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Fermo restando che la mia posizione di condanna è assoluta per alcuni gesti apologetici, avendo conosciuto quei ragazzi, Franco Bigonzetti, Francesco Ciavatta e Stefano Recchioni, i primi due uccisi da terroristi ai quali non si è mai dato un nome, esprimo il rammarico per il fatto che la Procura della Repubblica di Roma in 45 anni non abbia mai aperto una seria inchiesta sulla strage di Acca Larenzia". Il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, intervenendo nell’aula del Senato.
"Noi chiediamo la verità su tante vicende italiane. Nei giorni scorsi, si è saputa una possibile verità sull’omicidio di stampo mafioso di Piersanti Mattarella a Palermo. Ma sulla strage di Acca Larenzia le tracce ci sono, perché la mitraglietta Skorpion che uccise Bigonzetti e Ciavatta poi è stata utilizzata anche successivamente dalle Brigate Rosse -ha detto ancora Gasparri-. Quelli che ieri, sbagliando, hanno fatto i saluti romani non inneggiavano alle Brigate Rosse ma ricordavano, con una ritualità che io non condivido, dei militanti di un partito politico, non di terroristi".
"Mentre le Brigate Rosse sono quelle che hanno usato la mitraglietta Skorpion per uccidere Bigonzetti e Ciavatta, poi Lando Conti, ex sindaco di Firenze, e il professor Ruffilli che era un professore impegnato nella Democrazia Cristiana. Quindi quell'arma e chi l’ha usata è transitato nelle Brigate Rosse", ha proseguito l'esponente di FI.
(Adnkronos) - "Basterebbe un’inchiesta per capire quali gruppi della periferia di Roma sud e dell’estrema sinistra hanno fatto questo transito. C’è un libro di un giornalista che si chiama Nicola Rao che ha descritto queste vicende ed è una vergogna che la Procura della Repubblica di Roma non abbia mai fatto un'inchiesta seria. Io l'ho detto pubblicamente a Lo Voi e lo dico a tutti i Procuratori del passato. La magistratura evidentemente non ha voluto la verità su quella vicenda. Protesto, quindi, per le verità mancate di una pagina di storia italiana tragica", ha concluso Gasparri.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Ho voluto partecipare in collegamento all'evento 'Comunità democratica' perché il partito cattolico è anacronistico, c'è bisogno di cominciare a discutere largamente di politica, di programmi, a far partecipare le persone e soprattutto di far diminuire l'astensione". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"C'è bisogno di cominciare a discutere, sono due anni che non si fa nel Paese. Queste iniziative sono benedette, penso che Schlein lo sappia", ha aggiunto Prodi proseguendo: "Deciderà Ruffini se entrare in politica o no. E' un uomo di qualità e dipenderà dalla rete che riuscirà a costruire. E' stato talmente bravo a combattere l'evasione fiscale che il Paese gli dovrebbe essere grato".
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Trump non vuole l'Europa coesa. Tratta Paese per Paese ed esercita su ciascuno una pressione particolare. Il problema è che Meloni non può essere portavoce o simbolo dell'Europa unita, Trump non lo permetterà mai". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Trump e Musk ne dicono di tutti i colori e attaccano dall'interno i Paesi intervenendo; è il solito quadro: Trump imprevedibile. Prevedo un grande cambiamento. E' finita la globalizzazione economica e Trump tenta quella politica: l'intervento negli affari interni di tutti i Paesi", ha aggiunto.
"La cosa strana è che mentre oggi c'è stata una reazione dell'Onu sulle sue dichiarazioni, non ne ho viste da parte dell'Unione europea. Il problema è che un'UE divisa come oggi non riesce a formare una volontà politica comune; la presidente della Commissione deve mediare e non vuole rompere l'equilibrio. Non dice niente delle interferenze di Trump in Germania, in Gran Bretagna, in Italia. Il sovranismo si ferma all'obbedienza", ha detto ancora Prodi.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Su Starlink, l'accordo col governo gli darebbe in mano tutti i dati che riguardano il nostro Paese. E' il momento che il governo decida se dare in mano ad altri la propria vita". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Il vantaggio di Musk è che ha a disposizione una tecnologia pronta e potente. Non so se il governo firmerà, ma queste cose vanno fatte con una prudenza enorme e garanzie che non credo il nostro esecutivo sia in grado di ottenere. Così come sembrano essere le cose, io non firmerei. E l'idea che il rappresentante di uno Stato come è Musk si impadronisca di una realtà fondamentale di un altro Paese è un rischio enorme per la democrazia", ha aggiunto Prodi.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Su Belloni, posso dire che è proprio brava, una servitrice dello Stato leale nei confronti del Paese e con capacità personali. Non ho la minima idea se verrà eventualmente coinvolta nelle istituzioni europee. Lei ha detto di no, ma queste cose devono maturare nel tempo. Ha le energie e le capacità, vedremo". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
Roma, 8 gen (Adnkronos) - "Esprimo la mia felicità vera per il ritorno di Sala, la stessa che ho provato quando liberammo il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo in condizioni analoghe". Lo ha detto Romano Prodi a Otto e mezzo, su La7.
"Queste contrattazioni sono sempre molto complesse. Certamente c'è stato da Trump una specie di permesso o di tacito consenso. A differenza della mia esperienza, noi gioimmo tutti insieme, col ministro degli Esteri, il governo e anche i servizi. C'era anche la dottoressa Belloni, che aveva organizzato la liberazione; oggi è sembrato un evento molto solitario, solo della Meloni", ha aggiunto Prodi.