Luigi Lusi cambia strategia. Dopo il suo mercoledì da leoni (quello della scorsa settimana), in cui ha tirato in ballo i vertici della Margherita, ora in forze tra centro e centrosinistra, l’ex tesoriere margheritino, protagonista della madre di tutte le inchieste sul finanziamento elettorale nella Seconda Repubblica, sceglie di pesare le parole. E davanti alla Giunta per le immunità di Palazzo Madama, che lo ha nuovamente ascoltato fino a tarda notte, ha assunto uno stile assai più sobrio del precedente incontro, dichiarando lo stretto necessario, anche perché, contrariamente all’udienza del 16 maggio, questa volta la seduta era registrata (la scorsa settimana, invece, c’era solo un resoconto sommario, al quale lo stesso Lusi – a norma di regolamento – ha potuto apportare modifiche).
Si è lasciato andare solamente un attimo, conversando con i giornalisti, prima di entrare in Giunta: “Ho querelato chi mi ha detto cose vergognose e non giustificate”, ha rivelato, riferendosi al leader dell’Api Francesco Rutelli e al sindaco di Firenze Matteo Renzi che pure erano stati chiamati in causa, la scorsa settimana, dallo stesso senatore. Il primo per essere il destinatario di “somme ingenti” a ridosso delle competizioni elettorali, il secondo per aver chiesto 120mila euro, ottenendone soltanto, si fa per dire, 70mila “suddivisi in tre fatture”. Almeno secondo la versione di Lusi. Stavolta, però, di questo profluvio d’informazioni non v’è alcuna traccia.
In Giunta l’ex tesoriere margheritino non ha nemmeno confermato le sue precedenti dichiarazioni, limitandosi a fare qualche vago riferimento ad anonimi parlamentari, correggendo il tiro e assicurando che a suo avviso le somme che venivano richieste in varie occasioni dai dirigenti del partito erano sempre corredate di fattura e impiegate per manifestazioni politiche, pur non essendo in grado di accertare personalmente se quelle fatture corrispondessero agli eventi descritti. Ed epurando il suo racconto dagli altrettanto anonimi intermediari che, sempre nelle sue precedenti dichiarazioni, avrebbero ricevuto i soldi destinati alle attività politiche dei suoi e loro referenti: Rutelli e Renzi (Lusi ha confermato di avergli pagato due fatture, sempre con il consenso di tutti), ma anche Enzo Bianco, Dario Franceschini, Rosy Bindi, Giuseppe Fioroni, Enrico Letta (unico nome ripetuto ieri, a quanto si è appreso, come politico autorizzato a chiedere al tesoriere del partito finanziamenti da utilizzare in attività politiche), Ermete Realacci e Paolo Gentiloni.
Lusi si è attenuto strettamente a quanto indicato nell’ordinanza con cui i pm di piazzale Clodio hanno chiesto il suo arresto, accusandolo di essersi appropriato indebitamente di 23 milioni di euro provenienti dai rimborsi elettorali e investiti in private attività e proprietà immobiliari. Un po’ assente, parlando delle accuse che lo riguardano come fossero altro da sé, Lusi si è sfilato da quel terreno su cui, nella prima parte della sua audizione, lo avevano portato anche le insistenti domande del relatore di centrodestra Giuseppe Saro, più interessato a quanto Lusi aveva da dire sui suoi colleghi (affermazioni che, tra l’altro, nell’ordinanza sono valutate alla stregua di minacce, poco meno che delazioni), che al destino dei rimborsi elettorali, soldi pubblici che parrebbero essere transitati attraverso società canadesi riconducibili all’ex tesoriere, e poi investiti nell’acquisto in case e nella loro ristrutturazione.
Tutto, ovviamente, appannaggio del patrimonio personale della famiglia Lusi, che però il senatore sostiene essere a disposizione della Margherita cui lui stesso ha chiesto di procedere all’intestazione: non l’hanno ancora fatto, avrebbe spiegato, erano affidati a me in via fiduciaria.Un procedimento, quello adottato in Giunta la scorsa settimana, che aveva indispettito (e preoccupato) gli esponenti del Pd, a cominciare da Fancesco Sanna che, di fronte alla richiesta del centrodestra di videoregistrare le dichiarazioni rese da Lusi, aveva opposto un secco rifiuto. Ufficialmente perché l’iniziativa era in aperta violazione del regolamento, ufficiosamente perché allarmato dal tentativo del Pdl di sviare l’attenzione dall’appropriazione indebita, per concentrarla sul ruolo dei big del centrosinistra. Alla fine, martedì scorso, la Giunta ha deciso di verbalizzare le dichiarazioni di Lusi (di cui la Procura ha chiesto e ottenuto l’acquisizione), senza però darne pubblicità. E il Pdl, misteriosamente, ha ritirato tutte le sue domande. Segno che qualche equilibrio è saltato, insieme con quelle che fino a pochi giorni fa per Lusi erano certezze incrollabili.
di Sonia Oranges
Politica
Lusi cambia strategia e sceglie il basso profilo sulle accuse ai dirigenti-Margherita
Luigi Lusi cambia strategia. Dopo il suo mercoledì da leoni (quello della scorsa settimana), in cui ha tirato in ballo i vertici della Margherita, ora in forze tra centro e centrosinistra, l’ex tesoriere margheritino, protagonista della madre di tutte le inchieste sul finanziamento elettorale nella Seconda Repubblica, sceglie di pesare le parole. E davanti alla Giunta per le immunità di Palazzo Madama, che lo ha nuovamente ascoltato fino a tarda notte, ha assunto uno stile assai più sobrio del precedente incontro, dichiarando lo stretto necessario, anche perché, contrariamente all’udienza del 16 maggio, questa volta la seduta era registrata (la scorsa settimana, invece, c’era solo un resoconto sommario, al quale lo stesso Lusi – a norma di regolamento – ha potuto apportare modifiche).
Si è lasciato andare solamente un attimo, conversando con i giornalisti, prima di entrare in Giunta: “Ho querelato chi mi ha detto cose vergognose e non giustificate”, ha rivelato, riferendosi al leader dell’Api Francesco Rutelli e al sindaco di Firenze Matteo Renzi che pure erano stati chiamati in causa, la scorsa settimana, dallo stesso senatore. Il primo per essere il destinatario di “somme ingenti” a ridosso delle competizioni elettorali, il secondo per aver chiesto 120mila euro, ottenendone soltanto, si fa per dire, 70mila “suddivisi in tre fatture”. Almeno secondo la versione di Lusi. Stavolta, però, di questo profluvio d’informazioni non v’è alcuna traccia.
In Giunta l’ex tesoriere margheritino non ha nemmeno confermato le sue precedenti dichiarazioni, limitandosi a fare qualche vago riferimento ad anonimi parlamentari, correggendo il tiro e assicurando che a suo avviso le somme che venivano richieste in varie occasioni dai dirigenti del partito erano sempre corredate di fattura e impiegate per manifestazioni politiche, pur non essendo in grado di accertare personalmente se quelle fatture corrispondessero agli eventi descritti. Ed epurando il suo racconto dagli altrettanto anonimi intermediari che, sempre nelle sue precedenti dichiarazioni, avrebbero ricevuto i soldi destinati alle attività politiche dei suoi e loro referenti: Rutelli e Renzi (Lusi ha confermato di avergli pagato due fatture, sempre con il consenso di tutti), ma anche Enzo Bianco, Dario Franceschini, Rosy Bindi, Giuseppe Fioroni, Enrico Letta (unico nome ripetuto ieri, a quanto si è appreso, come politico autorizzato a chiedere al tesoriere del partito finanziamenti da utilizzare in attività politiche), Ermete Realacci e Paolo Gentiloni.
Lusi si è attenuto strettamente a quanto indicato nell’ordinanza con cui i pm di piazzale Clodio hanno chiesto il suo arresto, accusandolo di essersi appropriato indebitamente di 23 milioni di euro provenienti dai rimborsi elettorali e investiti in private attività e proprietà immobiliari. Un po’ assente, parlando delle accuse che lo riguardano come fossero altro da sé, Lusi si è sfilato da quel terreno su cui, nella prima parte della sua audizione, lo avevano portato anche le insistenti domande del relatore di centrodestra Giuseppe Saro, più interessato a quanto Lusi aveva da dire sui suoi colleghi (affermazioni che, tra l’altro, nell’ordinanza sono valutate alla stregua di minacce, poco meno che delazioni), che al destino dei rimborsi elettorali, soldi pubblici che parrebbero essere transitati attraverso società canadesi riconducibili all’ex tesoriere, e poi investiti nell’acquisto in case e nella loro ristrutturazione.
Tutto, ovviamente, appannaggio del patrimonio personale della famiglia Lusi, che però il senatore sostiene essere a disposizione della Margherita cui lui stesso ha chiesto di procedere all’intestazione: non l’hanno ancora fatto, avrebbe spiegato, erano affidati a me in via fiduciaria.Un procedimento, quello adottato in Giunta la scorsa settimana, che aveva indispettito (e preoccupato) gli esponenti del Pd, a cominciare da Fancesco Sanna che, di fronte alla richiesta del centrodestra di videoregistrare le dichiarazioni rese da Lusi, aveva opposto un secco rifiuto. Ufficialmente perché l’iniziativa era in aperta violazione del regolamento, ufficiosamente perché allarmato dal tentativo del Pdl di sviare l’attenzione dall’appropriazione indebita, per concentrarla sul ruolo dei big del centrosinistra. Alla fine, martedì scorso, la Giunta ha deciso di verbalizzare le dichiarazioni di Lusi (di cui la Procura ha chiesto e ottenuto l’acquisizione), senza però darne pubblicità. E il Pdl, misteriosamente, ha ritirato tutte le sue domande. Segno che qualche equilibrio è saltato, insieme con quelle che fino a pochi giorni fa per Lusi erano certezze incrollabili.
di Sonia Oranges
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Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo quanto riferito su X dal giornalista del The Economist, Shashank Joshi, l'amministrazione Trump starebbe valutando la possibilità di riconoscere la Crimea ucraina come parte del territorio russo, nell'ambito di un possibile accordo per porre fine alla guerra tra Russia e Ucraina.
"Secondo due persone a conoscenza della questione, l'amministrazione Trump sta valutando di riconoscere la regione ucraina della Crimea come territorio russo come parte di un eventuale accordo futuro per porre fine alla guerra di Mosca contro Kiev", si legge nel post del giornalista.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Secondo un sondaggio della televisione israeliana Channel 12, il 46% degli israeliani non è favorevole al licenziamento del capo dello Shin Bet, Ronen Bar, da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, rispetto al 31% che sostiene la sua rimozione. Il risultato contrasta con il 64% che, in un sondaggio di due settimane fa, sosteneva che Bar avrebbe dovuto dimettersi, e con il 18% che sosteneva il contrario.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos) - Il ministero della Salute libanese ha dichiarato che almeno sette persone sono state uccise e 52 ferite negli scontri scoppiati la scorsa notte al confine con la Siria. "Gli sviluppi degli ultimi due giorni al confine tra Libano e Siria hanno portato alla morte di sette cittadini e al ferimento di altri 52", ha affermato l'unità di emergenza del ministero della Salute.
Beirut, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas si starebbe preparando per un nuovo raid, come quello del 7 ottobre 2023, penetrando ancora una volta in Israele. Lo sostiene l'israeliano Channel 12, in un rapporto senza fonti che sarebbe stato approvato per la pubblicazione dalla censura militare. Il rapporto afferma inoltre che Israele ha riscontrato un “forte aumento” negli sforzi di Hamas per portare a termine attacchi contro i kibbutz e le comunità al confine con Gaza e contro le truppe dell’Idf di stanza all’interno di Gaza.
Cita inoltre il ministro della Difesa Israel Katz, che ha detto di recente ai residenti delle comunità vicine a Gaza: "Hamas ha subito un duro colpo, ma non è stato sconfitto. Ci sono sforzi in corso per la sua ripresa. Hamas si sta costantemente preparando a effettuare un nuovo raid in Israele, simile al 7 ottobre". Il servizio televisivo arriva un giorno dopo che il parlamentare dell'opposizione Gadi Eisenkot, ex capo delle Idf, e altri legislatori dell'opposizione avevano lanciato l'allarme su una preoccupante recrudescenza dei gruppi terroristici di Gaza.
"Negli ultimi giorni, siamo stati informati che il potere militare di Hamas e della Jihad islamica palestinese è stato ripristinato, al punto che Hamas ha oltre 25.000 terroristi armati, mentre la Jihad ne ha oltre 5.000", hanno scritto i parlamentari, tutti membri del Comitato per gli affari esteri e la difesa.
Tel Aviv, 17 mar. (Adnkronos/Afp) - L'attacco israeliano nei pressi della città di Daraa, nel sud della Siria, ha ucciso due persone. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana.
"Due civili sono morti e altri 19 sono rimasti feriti in attacchi aerei israeliani alla periferia della città di Daraa", ha affermato l'agenzia di stampa, mentre l'esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira "centri di comando e siti militari appartenenti al vecchio regime siriano".