Novantadue morti. Tra questi almeno 32 bambini. E’ il bilancio diffuso dall’Onu della nuova strage di civili che ha insanguinato la Siria nel 63esimo venerdì di proteste contro il regime. A Hula, nella provincia ribelle di Homs, le forze di sicurezza del regime di Bashar al-Assad hanno provocato un massacro nel corso di un bombardamento. A riferire il bilancio della strage è stato il generale Robert Mood, alla guida della missione degli osservatori Onu. “Questa mattina gli osservatori civili e militari Onu sono andati a Hula dove hanno contato oltre 32 bambini e 60 adulti uccisi”, si legge nella dichiarazione rilasciata da Mood, che ha definito il massacro “una tragedia brutale” e ha nuovamente avvertito che se la violenza non cesserà, la Siria scivolerà nella guerra civile.
Secondo gli osservatori, il bombardamento è avvenuto con proiettili di artiglieria sparati da carrarmati. Le uccisioni sono proseguite anche nella notte e gli abitanti sono in fuga dal villaggio di Taldau, alle porte di Hula, ha denunciato Rami Abdel Rahman dell’Osservatorio per i diritti umani che ha accusato i Paesi arabi e la comunità internazionale di essere “complici” di queste stragi: “Si è trattato di una vera e propria strage mentre gli osservatori restano in silenzio”, ha detto.
Dopo la diffusione dei dati sul massacro, il ministro degli esteri britannico William Hague invoca “una risposta internazionale forte” e annuncia che chiederà una riunione d’urgenza del consiglio di sicurezza dell’Onu “nei prossimi giorni”. Intanto mezzi corazzati dell’esercito siriano sono entrati per la prima volta ad Aleppo, la seconda città del Paese, teatro nelle ultime settimane di manifestazioni contro il regime. I blindati hanno disperso migliaia di persone radunate per i funerali di un ragazzo ucciso a colpi d’arma da fuoco.
Del resto, che il cessate il fuoco sia solo una speranza, è noto anche alle Nazioni Unite: il numero crescente di attentati indicano che nel Paese si è installata una “forza terrorista”, che può “minare un possibile accordo” tra governo e oppositori. Così si legge nella lettera inviata dal segretario dell’Onu Ban Ki-Moon al Consiglio di sicurezza, pubblicata dai media Usa, nella quale si sottolinea che dall’inizio della tregua, il 12 aprile scorso, ci sono stati “solo piccoli progressi” e che nel Paese permane una situazione di “tensione e paura”.